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Il PD contro il M5S: “Serve legge sulla democrazia interna dei partiti”

Dopo il caso delle “multe” per i dissidenti nel M5S il vicesegretario del PD va all’attacco: “Procedere senza indugi a discutere e approvare una nuova legge sui partiti in attuazione dell’art. 49 della Costituzione”.
A cura di Redazione
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“Le sanzioni pecuniarie per chi dissente, proposte nel M5s, oltre a sfiorare il ridicolo, credo confermino l'ineludibile esigenza di procedere senza indugi a discutere e approvare una nuova legge sui partiti in attuazione dell'art. 49 della Costituzione”. Con queste parole il vicesegretario del Partito Democratico Lorenzo Guerini interviene sulla polemica nata in seguito alla diffusione del “decalogo” per i candidati del Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni amministrative. Tra le “imposizioni” del ponte di comando grillino, infatti, c’erano anche delle sanzioni pecuniarie per chi “tradisse” la linea del gruppo 5 Stelle, con multe di 150mila euro agli eletti. Una clausola, che ricordava molto da vicino quella sottoscritta dagli europarlamentari M5S, giustificata con l’assenza del vincolo di mandato e con le necessità di non “tradire” la volontà degli elettori.

L’intervento di Guerini, dunque, riaccende la polemica politica sulla necessità o meno di approvare una legge sulla democrazia interna dei partiti. Nel corso del suo intervento, Guerini ricorda che ci sono già delle proposte in Parlamento (sulle quali già in passato il Movimento 5 Stelle ha polemizzato), sfidando i grillini a “garantire trasparenza alla vita dei partiti, regole per la democrazia interna, garanzie per il pluralismo, libertà di dissentire”. Nella lettura del vicesegretario renziano, del resto, non si tratta di un problema “che riguarda questa o quella forza politica ma ‘un pezzo’ della qualità sostanziale della nostra democrazia” e dunque è il momento di “dare un’accelerazione ai disegni di legge depositati in Commissione Affari Costituzionali”.

Ricordiamo che si tratta di una questione di notevole complessità, considerando anche che gli stessi padri costituenti, nella discussione intorno all'articolo 49 della Costituzione (che recita semplicemente "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale"), evitarono di entrare nell'organizzazione interna ai partiti politici, proprio per impedire interventi dall'esterno, scioglimenti pretestuosi eccetera.

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