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Matteo Renzi: “Non sono i barconi il problema italiano, serve lavoro di intelligence”

Il Presidente del Consiglio parla a SkyTg24 e ribadisce che la presenza di terroristi non è legata al problema immigrazione: “Useremo il pugno ma verificando caso per caso”.
A cura di Redazione
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“Dire che c’è un legame fra immigrazione e terrorismo è operazione priva di onestà intellettuale; dire che i terroristi arrivano sui barconi è sbagliato e basta vedere gli attentatori di Parigi”. Con queste parole, rilasciate ai microfoni di SkyTg24, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha ribadito quanto detto dal capo del Dipartimento Immigrazione Mario Morcone: non è in discussione alcuna rivoluzione nel settore dell’accoglienza ai migranti che giungono sulle nostre coste. E l’intervista di oggi è stata l’occasione per spiegare che “in questo anno abbiamo fatto leggi più dure, mandando via dall'Italia 55 presunti estremisti perché si sono permessi di scrivere qualcosa su twitter”; dunque, chiosa, “continuiamo con pugno di ferro a verificare caso per caso, teniamo sotto controllo i centri di aggregazione più rilevanti”.

È il lavoro di intelligence che deve essere implementato, aggiunge: “Abbiamo un lavoro di intelligence che giudico positivo, rispetto alla Francia siamo agevolati dal fatto che i numeri di quelli da controllare sono dieci più bassi; ma voglio dire che sul fronte della lotta al terrorismo l’Italia non è all’anno zero e chi lo racconta dice una cosa non vera”.

Quanto alla possibilità che la lotta al terrore porti con sé un inasprimento delle norme in materia di sicurezza, Renzi tranquillizza: “Escludo nel modo più categorico una modifica costituzionale su questi temi. Non servono leggi speciali, anche se non escludo modifiche di alcune normative”.

L’impegno italiano non è in discussione, anche considerando che “stiamo già partecipando a molte missioni internazionali”. E allora, che fare? “Si dice andiamo e bombardiamo, ma prima accordiamoci su chi bombardiamo perché la frammentazione in Siria ha portato ad una serie di interventi slegati da visioni unitarie”. Insomma, “bisogna capire prima come esci dal pantano in Siria” e una mano può venire anche dall’idea di Putin di “una grande coalizione contro l'Isis come ai tempi di Hitler”.

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