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La denuncia sul commercio di pellicce di cani in Cina: “Maltrattati in gabbia e sgozzati”

Le riprese girate dagli investigatori di Animal Equality mostrano l’estrema crudeltà di quello che accade in Cina a cani e gatti prelevati in strada, allevati illegalmente o tolti alle loro famiglie.
A cura di Susanna Picone
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Prelevati con la forza in strada o nei cortili delle loro famiglie, chiusi in gabbie spesso feriti e impauriti, maltrattati, lasciati per giorni senza acqua né cibo e poi uno a uno colpiti con bastoni e sgozzati. Lasciati morire e poi scuoiati. Arriva dalla Cina una nuova video denuncia realizzata da Animal Equality sul commercio di pellicce di cani e gatti di cui il Corriere ha pubblicato un estratto. “Le immagini del cane imprigionato in una piccola gabbia di metallo, tremante e in attesa della propria triste sorte, sono l’emblema dell’inferno che questi animali sono costretti a vivere”, dicono gli attivisti mostrando l’estrema crudeltà di quello che accade nel Paese. Con l’aiuto di alcuni attivisti locali Animal Equality – organizzazione internazionale per la difesa degli animali presente in Spagna, Regno Unito, Italia, Stati Uniti, Messico, Germania, Venezuela e India – si è infiltrata nell’industria delle pellicce di cane e gatto a Jining, Foshan e Jaixing.

Una morte violenta e dolorosa per cani e gatti – Le immagini catturate mostrano il drammatico trattamento riservato agli animali. Animali che attendono spaventati nelle loro gabbie una morte dolorosa. Con la loro pelliccia verranno realizzati tappeti, indumenti vari e anche giocattoli per bambini. Secondo Animal Equality anche se in Europa il commercio di pelli di cane e di gatto è vietato dal 2008 questi prodotti si trovano spesso in vendita sotto falsa etichettatura: “È difficile distinguerli da quelli consentiti dalla legge e il costo dell’analisi del dna è proibitivo”, spiegano dall’organizzazione.

Anche in Cina cresce la sensibilità animalista – In ogni caso il diffondersi di queste denunce ha contribuito negli ultimi tempi a far crescere la sensibilità anche in Cina. “È importante sottolineare che il numero di attivisti e persone comuni di nazionalità cinese che protestano contro queste atrocità cresce velocemente – così Matteo Cupi, Direttore esecutivo di Animal Equality Italia – In Cina purtroppo non esistono leggi che proteggano gli animali e, a quanto ci assicurano gli attivisti cinesi, la pressione internazionale può svolgere un ruolo molto importante per spingere il governo locale a porre fine a questa crudeltà”.

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