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Inps: “In Italia 5 milioni di pensionati a 700 euro al mese”

Nella sua relazione annuale alla Camera l’Inps ha rivelato i dati: 1,2 milioni di pensionati percepiscono appena 294 euro mensili.
A cura di Davide Falcioni
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Settecentodue euro lordi al mese: è questa la pensione media che hanno percepito nel 2013 5 milioni di pensionati Inps, su un totale di 14,3 milioni di soggetti. Ma non solo: altri 1,2 milioni hanno percepito appena 294 euro mensili. A riferirlo è stato Vittorio Conti, commissario straordinario dell'Inps, che ha presentato alla Camera la relazione annuale dell'istituto di previdenza. Conti ha spiegato che le ultime evidenze "non sono soltanto il portato della crisi che stiamo attraversando, ma anche un'eredità del passato. Si tratta infatti di pensioni prevalentemente originate dal vecchio sistema retributivo, il cui esiguo importo è riconducibile in larga misura a carriere lavorative complessivamente troppo brevi e discontinue". Conti ne deduce che "la crisi e le sue mutazioni nel tempo stanno approfondendo ed esasperando problematiche sociali latenti con l'aggiunta di nuovi soggetti deboli: milioni di disoccupati e inoccupati giovani e meno giovani, famiglie prive di reddito stabile a rischio povertà ed esclusione sociale".

Inps: pensione media di 1.297 euro al mese

L'Inps ha snocciolato altri dati e rivelato che il reddito medio pensionistico, calcolato sommando tutti i redditi da pensione sia di origine previdenziale che assistenziale percepiti da ciascun interessato ed erogati dai diversi enti, ammonta al 31 dicembre 2013 a 1.297 euro lordi mensili. Le donne, pur rappresentando il 54% del totale dei beneficiari (8,5 milioni), ricevono una quota di reddito pensionistico pari al 45% a causa del minor importo dei trattamenti percepiti: 1.081 euro medi lordi mensili a fronte di 1.547 euro per gli uomini.I funzionari dell'Inps hanno spiegato anche come il rapporto tra prodotto interno lordo e spesa pensionistica fosse al 145 prima dell'avvento della crisi economica, mentre ora sia lievitato al 16,3%. "Saremmo stati oltre il 18% senza le recenti riforme – ha spiegato  Conti – grazie alle quali arriveremo al 13,9 nel 2060. Tra il 2010 ed il 2060 nell'area euro il rapporto peggiora di 2 punti percentuali (di 1,5 per la UE27), mentre per l'Italia migliora di 0,9". "La crescita e la capacità di avviare un modello di sviluppo che generi opportunità di lavoro stabile, o flessibile ma non precario, figurano tra le condizioni necessarie per garantire al contempo sostenibilità finanziaria ed adeguatezza ai sistemi previdenziali". "Sul versante del mercato del lavoro – ha detto il commissario – può pesare molto la discontinuità dell'occupazione in assenza di adeguate tutele".

Inps: "Per i precari prospettiva negativa"

Il commissario straordinario dell'Inps ha quindi spiegato come 5 anni di disoccupazione durante i primi 10 anni del percorso lavorativo di un soggetto possano tradursi in due anni di lavoro in più a fine carriera per recuperare lo stesso tasso di trasformazione associato ad una vita lavorativa continua e regolare fin dall'inizio. "Ben più pesante è la prospettiva per un lavoratore che, pur in presenza di ricorrenti periodi di precarietà nell'arco di tutta la sua carriera (per ritardi, discontinuità, periodi di disoccupazione), dovesse comunque riuscire a completare i 20 anni minimi di contribuzione necessari per maturare il diritto alla pensione: la conseguirebbe a 70 anni con un tasso di trasformazione che, molto probabilmente, lo collocherebbe nella fascia dei soggetti da tutelare con forme di tipo assistenziale".

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