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Indagati i fondatori di Mercatone Uno: l’accusa è bancarotta fraudolenta

Questa mattina sono scattate le perquisizioni in uffici e abitazioni tra Imola, Rimini e Milano per i dieci indagati. Secondo la Finanza, ci sono state operazioni che “hanno contribuito in maniera determinante a provocare il dissesto finanziario che ha condotto il gruppo a chiedere, e ottenere, l’ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria”.
A cura di C. T.
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L'accusa è quella di aver "depredato" per quasi dieci anni la loro creatura, il gruppo Mercatone Uno, con una frode del valore di 300 milioni di euro. I soci storici, tra cui Romano Cenni e Luigi Valentini, sono indagati per bancarotta fraudolenta, destino che condividono con altre otto persone.

Quasi due anni fa Mercatone Uno era finito in amministrazione straordinaria. Gli attuali commissari avevano segnalato anomalie alla Guardia di Finanza, che si è messa a indagare. Sostanzialmente nel 2005,  gli azionisti di maggioranza hanno venduto i 78 immobili che ospitano i punti vendita, per un valore intorno ai 170 milioni, prima a un fondo immobiliare lussemburghese, controllato dallo stesso gruppo, poi a una holding esterna, ma in realtà sempre riconducibile a loro (Cve, milanese). Vendita che è stata pagata tramite le risorse finanziarie della Mercatone Uno. La Cve, in quanto nuova proprietaria dei punti vendita, intanto ha continuato a incassare dalla Mercatone gli affitti per le sedi, con contratti ritoccati al rialzo per aumentare il valore degli immobili. Secondo la Finanza, queste operazioni "hanno contribuito in maniera determinante a provocare il dissesto finanziario che ha condotto il gruppo a chiedere, e ottenere, l’ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria".

Questa mattina sono scattate le perquisizioni in uffici e abitazioni tra Imola, Rimini e Milano per i dieci indagati; e la Gdf ha sequestrato, su disposizione del gip Mirko Margiocco, le quote della Cve "in cui sono illecitamente confluiti i numerosi immobili di cui il gruppo era in possesso, e dove ancora vengono esercitate le attività commerciali". Un'operazione importante, "in quanto ottiene il duplice risultato di tutelare il patrimonio dell’azienda, che dal 2015 è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria speciale per le grandi imprese in crisi, con la legge Marzano, e i lavoratori", ha spiegato il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato. Per gli investigatori dietro la vicenda c'è un "unico disegno finalizzato a depauperare il patrimonio dell’azienda, privandola delle garanzie per le esposizioni esistenti, soprattutto verso il sistema bancario".

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