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In Egitto 24 morti e 200 feriti negli scontri tra copti e musulmani

Negli scontri avvenuti nella notte del 9 ottobre nella capitale egiziana del Cairo hanno perso la vita 24 persone e più di 200 sarebbero i feriti, in maggioranza copti. Le forze di polizia sono intervenute per sedare una situazione divenuta incandescente tra copti e musulmani.
A cura di Simona Saviano
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Scontri tra manifestanti copti e forze di polizia

In Egitto degli scontri tra copti e forze di polizia hanno causato 24 morti e più di 200 feriti. Incerte le motivazioni per le quali sono scoppiati gli scontri

Durante la notte del 9 ottobre nella capitale egiziana sono scoppiati degli scontri durante una manifestazione di cristiani copti egiziani

Dopo la caduta del regime di Mubarak, con gli scontri a piazza Tahrir divenuti il simbolo della Rivoluzione Araba, l'Egitto sembra ripiombare un una fase di violenze. Quello della notte del 9 ottobre è stato l'episodio più cruento dallo scorso febbraio: circa 2000 cristiani copti hanno iniziato una manifestazione contro la demolizione di una chiesa nella provincia di Aswan ma le proteste sono degenerate in scontri sia contro la popolazione musulmana che contro le forze di polizia intervenute per sedare la situazione. La demolizione della chiesa era stata imposta perché secondo le autorità del quartiere era stata costruita illegalmente: i dimostranti copti chiedevano la ricostruzione del luogo di culto.

Gli scontri durante la manifestazione di 2000 copti

La protesta dei copti è partita dal quartiere di Shubra, al nord del Cairo e la folla si è spostata verso il centro della città, culminando verso la sede della tv di Stato. Testimoni raccontano che alcuni uomini in borghese hanno attaccato i manifestanti copti mentre cantavano slogan di denuncia contro l'attuale governo. Si dice che dieci persone siano state schiacciate da un veicolo blindato dell'esercito su un marciapiede: è in questo momento che è scoppiato il vero scontro. Secondo la tv di Stato i dimostranti si sono vendicati incendiando i veicoli militari, autobus e auto private; inoltre i copti hanno lanciato sassi e hanno sparato contro i soldati che si trovavano in zona.

Purtroppo la protesta è degenerata per l'intervento di giovani egiziani musulmani contro i copti: hanno cercato di aggredire la minoranza religiosa con bastoni. Mille agenti di sicurezza erano infatti intervenuti per reprimere la situazione di violenza: in serata i manifestanti si sono tirati addosso pietre, bombe incendiarie e anche pezzi di asfalto, staccati e usati come armi, anche contro i militari. La polizia ha utilizzato gas lacrimogeni per disperdere la folla. La situazione di caos si è conclusa solo grazie all'imposizione di un coprifuoco, durato fino alle 7.00 di stamane.

Lo scontro del 9 ottobre è stato l'episodio di violenza più grave dal periodo delle rivolte anti-Mubarak iniziate nel febbraio 2011. Il premier egiziano Essam Sharaf ha infatti affermato in un discorso trasmesso dalla televisione pubblica:

Questi eventi ci hanno riportato indietro invece di andare avanti per costruire uno Stato moderno su delle sane basi democratiche. Quello che sta accadendo non sono scontri tra musulmani e cristiani, ma tentativi di provocare il caos. La cosa più pericolosa che possa minacciare la sicurezza della nazione è giocare con la questione dell'unità nazionale e provocare la sedizione tra cristiani e musulmani

I cristiani copti rappresentano il 10% della popolazione egiziana e già in passato sono stati vittima di persecuzioni religiose; il tema è quindi ancora abbastanza delicato, soprattutto in un momento politico così difficile in cui lo Stato dopo il regime di Mubarak si sta avviando verso un cammino democratico. Il movimento islamico salafita, chiamato in causa dai governanti egiziani, ha negato di aver partecipato agli scontri, che ha invece condannato con fermezza

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