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I piccioni di Venezia colorati di rosso, giallo e verde. Ma è arte

In occasione della Biennale di Venezia, Julian Charrière, un giovane artista svizzero, ha dipinto i detestati volatili di Piazza San Marco, facendo divertire i turisti e arrabbiare gli animalisti. Ma lui si difende: “Ogni piccione ha un’identità e se la si riesce a manifestare con il colore la si rende riconoscibile”.
A cura di Biagio Chiariello
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piccioni colorati a venezia

 Da qualche giorno, gli uccelli più detestati al mondo che fanno su e giù per Piazza San Marco, a Venezia, non sono più solo grigi. In nome dell'arte, l’artista svizzero Julian Charrière e il fotografo Julius von Bismak hanno pensato bene di dipingere i piccioni per la performace “Some pigeons are more equal than others”, collaterale della 13esima Biennale d’Architettura, nell’ambito del progetto “Un-common Venice” proposto da Case Studio Vogt di Zurigo. «Pigeon safari is open inVenice», scriveva ieri Charrière sulla sua pagina Facebook. Entusiasti e divertiti i commenti degli amanti dell'arte, così come le reazioni dei turisti che assediano ogni giorno Piazza San Marco. Ma c'è anche chi fa notare che l'azione è tutt'altro che rispettosa nei confronti degli animali. Protestano, naturalmente, anche gli animalisti.

Ma come ha fatto Charrière a dipingere i piccioni? Sul suo sito, l’artista racconta di aver realizzato una sorta di gabbia-trappola e di averla posizionata già da alcune settimane sui tetti di Venezia. I piccioni vengono "colorati" con un processo naturale: dopo essere stati attratti nella gabbia dal cibo e dall'acqua, gli uccelli subiscono  una trasformazione della pigmentazione con coloranti che dovrebbero scomparire in poche settimane, «senza alcun pericolo per l'animale» assicura lo stesso Charrière. Il risultato è che i piccioni assumono una colorazione che li fa sembrare quasi dei pappagalli, come documentano le foto sul sito dell'artista svizzero in cui si vede che i colori donati ai colombi vanno dal blu cobalto al verde smeraldo, passando per il rosso-tiziano.

piccioni-colorati-venezia

Charriére spiega così il motivo della sua creazione artistica: «i piccioni fanno parte del nostro landscaper urbano. Però li combattiamo, come se fossero una massa irriconoscibile di animali. Invece ciascuno di essi ha una sua identità; e se la si riesce a manifestare con il colore la si rende riconoscibile». Ma Cristina Romieri, animalista, non ci sta: «C’è spesso da parte degli artisti che espongono alla Biennale un uso leggero degli animali, un loro sfruttamento: chiederemo chiarimenti ufficiali sulle modalità di cattura e di dipintura di questi animali, anche se dubito ne riceveremo mai, come avvenuto in passato». Già l'anno scorso, la Consulta degli animali aveva protesta duramente contro gli organizzatori della Biennale per le  installazioni di piccioni impagliati di Maurizio Cattelan nel Padiglione Italia e le galline strizzate in gabbie del belga Koen Vanmechelen. «Creatività e arte hanno pieno diritto ad esprimersi», osservava la Consulta, «ma nella necessaria considerazione di ogni essere vivente. Tali esibizioni sono poi altamente diseducative».

C'è da dire che Venezia è impegnata da anni in una dura battaglia contro i piccioni che, per quanto facciamo ormai parte della coreografia insieme alle maschere e all'acqua alta (quando c'è), sono accusati di danneggiare i monumenti e di essere veicolo di trasmissione di malattie.

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