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Fukushima, i vertici della centrale nucleare verranno incriminati per il disastro

L’ex presidente e i suoi due vice rischiano di doversi difendere dalle accuse di negligenza professionale con conseguente morte e lesione.
A cura di Davide Falcioni
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Tsunehisa Katsumata, ex presidente di Tepco, e i due ex voce presidenti Sakae Muto e Ichiro Takekuro rischiano di doversi difendere dalle accuse di negligenza professionale con conseguente morte e lesione. I tre erano ai vertici della società che gestiva l'impianto di Fukushima, la centrale nucleare che provocò la catastrofe naturale nel mese di marzo del 2011 in seguito allo tsunami che sconvolse il Giappone. Stando a quanto rivela l'emittente televisiva Nhk per i tre dirigenti si prospetterebbe l'incriminazione in seguito all'inchiesta condotta da una commissione investigativa di Tokyo composta da cittadini, la cui decisione obbliga il tribunale distrettuale della capitale a processare i tre ex manager.

Il disastro nucleare della centrale di Fukushima è ritenuto uno dei più gravi di sempre, secondo soltanto a quello di Chernobyl del 1986. Era l'11 marzo del 2011 quando un pauroso tsunami, causato da una scossa di terremoto di magnitudo 9 avvenuto al largo della regione giapponese di Tohoku, piombò sulle coste provocando oltre diciottomila morti, centinaia di migliaia di feriti e altrettanti edifici distrutti. Anche la centrale nucleare, fino a quel momento ritenuta sicurissima, subì danni importantissimi rilasciando scorie radioattive nell'oceano e sulla terraferma. A gestire la centrale era la società Tepco.

La catastrofe è stata causata dal mancato funzionamento dell'impianto di raffreddamento dei reattori, danneggiato gravemente dalla violentissima onda dello tsunami che ha facilmente superato tutte le barriere protettive. La temperatura interna è salita vertiginosamente provocando una serie di esplosioni e la dispersione di materiale radioattivo. Decine di migliaia di cittadini giapponesi sporsero denuncia contro Tepco accusandola di non aver predisposto adeguati meccanismo di sicurezza. Per fronteggiare i costi di ristrutturazione e le migliaia di richieste di risarcimento, la società ha approntato un fondo appoggiato dallo Stato pari a 36 miliardi di euro.

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