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Firenze, in mostra gli orologi di Palazzo Pitti: quando lo scorrere del tempo diventa arte

A Firenze sta per iniziare un vero e proprio “viaggio nel tempo”: un percorso che, attraverso gli orologi d’epoca, ripercorre la storia grandiosa di Palazzo Pitti.
A cura di Federica D'Alfonso
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Orologio da persona con chiavetta, manifattura svizzera (prima metà del XIX secolo). Firenze, Gallerie degli Uffizi, Tesoro dei Granduchi provenienza: Collezione Virginia Notarbartolo Gigliucci
Orologio da persona con chiavetta, manifattura svizzera (prima metà del XIX secolo). Firenze, Gallerie degli Uffizi, Tesoro dei Granduchi provenienza: Collezione Virginia Notarbartolo Gigliucci

A Firenze va il mostra il tempo. O meglio, la “forma” del tempo: dal 13 ottobre fino al' 8 gennaio 2017 la Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti ospita la mostra “Tempo reale e tempo della realtà”, che espone la splendida collezione di orologi che fanno parte dell'immenso patrimonio di arredi e opere d'arte del palazzo da secoli. L'orologio, divenuto al giorno d'oggi un oggetto di uso comune, assume in questa mostra valore estremamente simbolico: se da un lato infatti, sarà possibile ammirare l'evoluzione delle tecniche e del gusto dei preziosi manufatti storici, dall'altro essi si pongono quali strumenti di un viaggio attraverso le sale e la storia di Firenze stessa: un viaggio nelle varie epoche in cui la Reggia fiorentina fu residenza di tre diverse dinastie, quella medicea, la lorenese e la sabauda.

Orologio da tasca cassa: manifattura italiana meccanismo: Francesco Papillon (notizie primo quarto XVIII secolo). Firenze, Gallerie degli Uffizi, Tesoro dei Granduchi
Orologio da tasca cassa: manifattura italiana meccanismo: Francesco Papillon (notizie primo quarto XVIII secolo). Firenze, Gallerie degli Uffizi, Tesoro dei Granduchi

I curatori della mostra, Simonella Condemi ed Enrico Colle, insieme al comitato scientifico, hanno selezionato circa sessanta orologi dagli oltre 200 esemplari custoditi da Palazzo Pitti. Organizzati in base alla forma e alla destinazione d’uso, ed ambientati in una suggestiva scenografia di arredi e dipinti coevi, gli orologi danno la possibilità al pubblico di intraprendere un vero e proprio “viaggio nel tempo”, che inizia con il monumentale Kronos scolpito da Gherardo Silvani, guardiano maestoso dell'esposizione vera e propria, allestita in alcune sale dell’Appartamento della Duchessa d’Aosta. Eike Schmidt, direttore degli Uffizi, ha parlato dell'evento:

La mostra Tempo Reale e tempo della realtà è un omaggio alle collezioni medicee di orologi, che pur soggetti a ripetuti smaltimenti nel corso dei secoli per obbedire ai dettami della moda, e pesantemente saccheggiati durante l’occupazione napoleonica, lo stesso costituiscono una delle più vaste raccolte tuttora esistenti di questo genere. Ed è anche un omaggio al loro contenitore, Palazzo Pitti, che nelle sue sfarzose decorazioni ripercorre frequentemente il tema della scansione del tempo (come illustra bene nel suo saggio Maria Sframeli), e insieme della caducità delle cose terrene, tanto che la Reggia stessa potrebbe essere interpretata come una gigantesca "vanitas".

In mostra, sia la scienza che l'arte: da una parte l’orologio vero e proprio, composto di meccanismi sempre più sofisticati e complessi, dall’altra la cassa che, nata per proteggere il delicato contenuto, si è andata trasformando in vero oggetto d’arte, dotato di un proprio valore autonomo. Alcuni degli esempi più alti, in questo senso, sono l'orologio da mensola realizzato dall’inglese Ignazio Hugford nei primi anni del Settecento per Cosimo III, la religieuse decorata con lo stemma mediceo e l’orologio raffigurante una maestosa Aurora. Così ogni pezzo, ogni ingranaggio, dimostra l'importanza, sentita in ogni epoca, di dare al tempo una materializzazione simbolica:

Sarà per molti una sorpresa trovare, in una mostra dall’argomento così apparentemente tecnico, tanti spunti di riflessione che vanno ben al di là dell’aspetto decorativo e meccanico degli oggetti in sé. È il Tempo, infatti, il vero protagonista di questo evento, e di un catalogo che si rivela, di pagina in pagina, un viaggio attraverso la storia degli orologi, la loro ambientazione, la scienza in genere, coinvolgendo la filosofia, la religione, e perché no anche le frivolezze e i significati più profondi della moda: in definitiva, tutto l’incessante scorrere della vita.

Natura, mitologia e musica attraverso i tempi

Orologio da mensola, Francia (1810 circa). Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria Palatina e Appartamenti Reali, Sala di Ercole
Orologio da mensola, Francia (1810 circa). Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria Palatina e Appartamenti Reali, Sala di Ercole

Prima della messa a punto dell'orologio meccanico, il tempo veniva “misurato” sulla lettura degli astri: una scienza profondamente legata alla natura, e all'alternarsi del sole e della luna. Per questo motivo la mostra non trascura l'ampia panoramica di strumenti scientifici, come la replica del Giovilabio di Galileo o diversi esemplari di orologio solare, utilizzati per misurare il tempo prima della nascita dell’orologio e provenienti da altri musei fiorentini quali il Museo Galileo e il Museo Stibbert.

Orologio solare dittico Hans Troschel (attivo a Norimberga, 1614-1634). Firenze, Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza
Orologio solare dittico Hans Troschel (attivo a Norimberga, 1614-1634). Firenze, Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza

Come non trascura di sottolineare le principali fonti di ispirazione degli artigiani: le divinità mitologiche, da sempre legate al misterioso fenomeno dello scorrere delle ore, ma anche animali dal significato metaforico, come nell’esemplare di orologio da mensola allocato sul dorso di un elefante, simbolo di pazienza e longevità.

Di particolare fascino è la sezione dedicata al rapporto fra tempo e musica: nella teoria musicale infatti, il concetto di tempo indica l’andamento, ovvero la velocità di esecuzione della composizione. Per questo nei secoli si consolida l'abitudine di applicare congegni sonori al meccanismo dell’orologio, in modo da farlo suonare allo scoccare di ogni ora. Questa consuetudine portò a sorprendenti risultati, attraverso l’utilizzo dei segnatempo per il miglior funzionamento degli strumenti musicali: splendido esempio ne è l’Orchestrion esposto nella Sala della Musica, congegno in grado di suonare come un’orchestra, regolato dall’orologio a lira posto sulla sua sommità.

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