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Espulsi quattro marocchini a Bologna: “Propaganda per la jihad”

Decreto di espulsione firmato dal Ministero: “Erano indagati per associazione con finalità di terrorismo, anche internazionale”
A cura di Antonio Palma
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Quattro cittadini marocchini, da anni residenti in Italia, sono stati espulsi questa mattina dagli uomini della Digos di Bologna su ordine del Ministero dell'Interno che ha emanato nei loro confronti un ordine di espulsione con l'accusa di aver fatto propaganda per la Jihad. Si tratta delle prime espulsioni dopo i fatti di Parigi, ma il loro caso ha interessato il magistrati già dal 2010. I quattro, tutti residenti a Bologna e in provincia, infatti sono nomi già noti agli esperti dell’antiterrorismo perché al centro di un'inchiesta della locale Procura della Repubblica che però non portò a nessuna conseguenza nei loro confronti. Tempo fa il pm Enrico Cieri aveva chiesto per loro anche una misura cautelare ipotizzando il reato di "associazione con finalità di terrorismo", ma il gip Letizio Magliaro aveva rigettato la richiesta ritenendo non ci fossero elementi sufficienti per giustificare le misure.

I quattro erano stati trovati in possesso di materiale e filmati scaricati da internet inneggianti alla jihad, per l’addestramento dei combattenti e per il reclutamento dei volontari da inviare in Siria, ma per il giudice non era provato che volessero effettivamente usarlo. La Digos però aveva continuato a indagare e in una perquisizione successiva era stato trovato anche materiale cartaceo e istruzioni ritenute pericolose. "I marocchini erano indagati per associazione con finalità di terrorismo, anche internazionale. Ho firmato questo decreto per motivi di sicurezza dello Stato. Si tratta infatti di quattro soggetti che, a vario titolo, hanno aderito e si impegnavano per la diffusione dell’estremismo violento" ha spiegato il Ministro Alfano in una nota diffusa dal Viminale.

Secondo quanto elencato dal Ministro dell'interno che ha firmato il decreto di espulsione, "uno era l’informatico del gruppo, che diramava on line pratiche religiose e proclami ideologici di orientamento jihadista, canti celebrativi di atti di martirio, manuali sulle tecniche di combattimento e per la realizzazione di attentati. Un altro navigava sul web alla ricerca di contenuti inneggianti all’odio verso l’Occidente e celebrativi della violenza quale strumento di affermazione dell’Islam. Un altro ancora manifestava la sua adesione all’ideologia più radicale concorrendo alla diffusione di contenuti funzionali alla formazione operativa degli altri sodali. E infine l’ultimo era strettamente legato al primo, l’informatico, con il quale condivideva la visione estremista dell’Islam".

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