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Emergenza smog in India: scuole e cantieri chiusi per tre giorni a New Delhi

L’inquinamento nella capitale indiana ha raggiunto livelli record tanto da rendere difficile anche uscire di casa e spostarsi.
A cura di Antonio Palma
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Una cortina di smog così spessa tanto da rendere impossibile persino la circolazione stradale a causa della scarsa visibilità. È quando sono costretti a sopportare in questi giorni gli abitanti della capitale indiana New Delhi ormai preda di un inquinamento che sta raggiungendo livelli allarmanti di sopportazione. Per questo il governatore della capitale indiana, Arvind Kejriwal, ha deciso di varare con urgenza delle misure di contenimento del danno per le popolazioni locali ordinando la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado per tre giorni vale a dire 1800 istituti che ospitano solitamente quasi 900mila alunni.

Le misure, che arrivano dopo gli allarmanti dati della stazioni di rilevamento smog, impongono inoltre lo stop a tutti i lavori di costruzione e demolizione per cinque giorni e consigliano a tutti i cittadini di stare il più possibile dentro casa. Le particelle di particolati PM2.5 infatti ormai hanno superato stabilmente i livelli imposti dalle regolamentazioni del governo indiano che sono già molto possibiliste per quanto riguarda lo smog. Le stesse percentuali rilevate infatti hanno superato di novanta volte i livelli considerati sicuri dall’Organizzazione mondiale della sanità. Le polveri sono costantemente sopra 500 milligrammi al metro cubo, toccando punte di 1000 ogni giorno in molte zone della capitale.

La qualità dell'aria a New Delhi è peggiorata negli ultimi anni per la rapida urbanizzazione della città ma ormai la situazione è diventata insostenibile come è stato costretto a dire anche il governo che aveva sempre chiuso un occhio. Una condizione che ha spinto centinaia di persone a scendere in strada nei giorni scorsi per protestare contro le autorità locali. Le persone devono sapere che i nostri figli soffrono, che tutti stiamo male. I nostri figli non possono stare all’aria aperta, arrampicarsi sugli alberi, facciamo grandi parchi per farli giocare nelle scuole dove poi non possiamo mandarli. Ci sono giorni rossi in cui i bambini restano chiusi a casa o prigionieri dietro le maschere”, hanno dichiarato alcuni dimostranti, spiegando: "Vogliamo mandare un segnale forte al Governo, noi siamo con loro, non contro di loro, purché si passi all’azione".

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