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Caso Regeni, pm insoddisfatti: “Mail tutor Cambridge non chiariscono dubbi”

La tutor dell’Università di Cambdridge di Giulio Regeni ha inviato alcune mail ai pm romani con dichiarazioni che affrontano i punti che la Procura aveva annunciato nella rogatoria inviata in Inghilterra. Le dichiarazioni non convincono però gli inquirenti.
A cura di Susanna Picone
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Le dichiarazioni della docente “non aiutano a superare gli elementi di contraddizione tra quanto detto dalla stessa teste in Italia il giorno dei funerali di Regeni e le altre risultanze investigative emerse successivamente dall'esame del pc di Giulio” e, in particolare, dal contenuto di alcuni messaggi di posta elettronica. È quanto fanno sapere i pm romani che indagano sull’omicidio in Egitto del ricercatore friulano Giulio Regeni dopo che la sua tutor di Cambridge, la professoressa Maha Abdul Rahaman, ha inviato una mail con la quale sosteneva di rispondere ai quesiti ai quali si era rifiutata di rispondere nella visita del 6 giugno scorso a Cambridge. Rispetto ad alcune dichiarazioni dei rappresentanti dell'università inglese la Procura di Roma evidenzia come la rogatoria nel Regno Unito “fosse finalizzata a raccogliere dichiarazioni sull'attività e sulla ricerca di Giulio Regeni al Cairo e quindi non fosse rivolta all'istituzione universitaria bensì a singole persone fisiche”. Nella mail della tutor di Regeni si sottolinea che il rapporto con Giulio fosse saltuario e che il coordinamento del suo lavoro al Cairo era compito, in Egitto, del responsabile della American University.

Queste informazioni all’Italia suonano però stonate, proprio per il contenuto di altri messaggi di Giulio Regeni e per quanto accertato. Da quanto risulta, Regeni era uno studente di Cambridge ed era stata la professoressa Rahaman a invitarlo e affiliarlo all'American University. Durante la sua permanenza in Egitto però Giulio è rimasto in contatto con Cambridge ai quali inviava report del suo lavoro. Nei giorni scorsi sono intervenuti anche i genitori di Regeni, che hanno lanciato un appello parlando alla sottocommissione per i diritti dell'uomo del Parlamento europeo. I genitori di Giulio hanno chiesto un rafforzamento delle pressioni nei confronti del Cairo, che “non collabora” nelle indagini per stabilire la verità sulle circostanze che hanno portato al rapimento e all’omicidio del figlio.

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