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Calo delle nascite, povertà e disoccupazione: al Sud è (di nuovo) emergenza

Un’area sempre più povera, dalla quale in 10 anni sono “scappati” 500mila giovani e sono “spariti” 2 milioni di posti di lavoro. Nel rapporto Svimez il “dramma” del Mezzogiorno.
A cura di Redazione
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È stato presentato oggi il rapporto Svimez 2014, una fotografia impietosa dello "stato di salute del Mezzogiorno" nel contesto macroeconomico e con le sue ripercussioni sul sistema Paese. I dati che emergono testimoniano una volta di più la necessità di una rapida inversione di tendenza per quel che concerne le politiche per il Mezzogiorno, in cui più si sono fatti sentire gli effetti della crisi economica (che peraltro persiste sull'intero Paese). La valutazione della Svimez parte dal prodotto interno lordo, crollato nel 2013 al Sud del 3,5% "approfondendo la flessione dell’anno precedente (-3,2%), con un calo  superiore di quasi due percentuali rispetto al Centro-Nord (-1,4%)": si tratta del sesto anno consecutivo di flessione del Pil, in recessione cronica. A pesare è soprattutto il calo della domanda interna sia per quel che concerne i consumi che per quanto riguarda gli investimenti.

Il Pil delle Regioni meridionali: un calo drammatico

Allargando la forbice in una lettura di lungo periodo i dati sono estremamente significativi: "negli anni di crisi 2007-2013 il Sud ha  perso -13,3% contro il 7% del Centro-Nord. Il divario di Pil pro capite tra Centro-Nord e Sud nel  2013 è sceso al 56,6%, tornando ai livelli del 2003, oltre dieci anni fa".

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Analizzando i dati specifici, appare evidente come si tratti di un calo costante e generale, che non risparmia alcuna fra le Regioni del Mezzogiorno. E le previsioni Svimez confermano peraltro un calo del Pil anche nei prossimi anni, limitatamente alle sole Regioni del Sud (nel 2015 il Pil nazionale avrà saldo positivo dello 0,8% come saldo del +1,3% del Centro – Nord e del -0,7% del Sud). Particolarmente interessante risulta confrontare i dati del Pil nelle singole regioni (la media nazionale nel 2013 risulta di 25.457 euro): "Nel 2013 la regione più ricca è stata la Valle d’Aosta, con 34.442 euro, seguita dal Trentino Alto Adige (34.170), dalla Lombardia (33.055), l’Emilia Romagna (31.239 euro) e Lazio (29.379 euro). Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l’Abruzzo (21.845 euro). Seguono il Molise (19.374), la Sardegna (18.620), la Basilicata (17.006 euro), la Puglia (16.512), la Campania (16.291), la Sicilia (16.152). La regione più povera è la Calabria, con 15.989 euro. Il divario tra la regione più ricca e la più povera è stato nel 2013 pari a 18.453 euro: in altri termini, un valdostano ha prodotto nel 2013 oltre 18mila euro in più di un calabrese". I dati in percentuale sono del resto inequivocabili:

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Lavoro, è sempre emergenza al Sud

È ancora la disoccupazione (ed in particolare quella giovanile) il vero flagello delle regioni meridionali. Nel 2013 la Svimez registra una flessione del 2,1% rispetto al 2012 dei livelli occupazionali, con un calo del 4,6% nel Mezzogiorno: un trend che continua, dal momento che solo nel secondo trimestre del 2014 il Sud ha perso 170mila posti di lavoro rispetto all'anno precedente, circa l'ottanta percento delle perdite totali di posti di lavoro. Nello specifico, si legge: "Nel 2013 il tasso di occupazione in età 15-64 è stato del 42% nel Mezzogiorno e del 62,9% nel Centro-Nord. A livello regionale al Sud il tasso più alto si registra in Abruzzo (54,8%), il più basso in Calabria, dove lavora solo il 39% della popolazione in età da lavoro. In valori assoluti, la Campania perde 48mila 900 occupati, oltre 37mila la Sicilia, oltre 32mila la Puglia". Per quel che concerne la disoccupazione giovanile, poi la tabella è eloquente:

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Crollano le nascite, aumenta l'emigrazione: rischio desertificazione al Sud

C'è infine un aspetto per nulla secondario che il rapporto Svimez mette in evidenza: il rischio desertificazione come risultato del calo delle nascite e dell'aumento dell'emigrazione verso le altre regioni, sia italiane che europee, che riguarda soprattutto i giovani. La lettura è del resto chiara: "Si è innescata una spirale di depauperamento del capitale umano che unisce emigrazione, lunga permanenza in uno stato di inoccupazione allo scoraggiamento a investire nella formazione più avanzata". Così il calo delle nascite (che a livello complessivo hanno raggiunto le 514mila unità, il livello più basso della storia recente del nostro Paese) è un indicatore chiaro di una tendenza preoccupante (calano anche i matrimoni, anche se al Sud resiste la tendenza a contrarli in età più giovane). Discorso simile per la percentuale di giovani che decide di abbandonare il Meridione, in cerca di migliori condizioni di vita:

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Il bilancio finale della Svimez è chiarissimo:

Il Rapporto SVIMEZ 2014 evidenzia due grandi emergenze nel nostro Paese: quella sociale con il crollo occupazionale, e quella produttiva con il rischio di desertificazione industriale, che caratterizzano ormai per il sesto anno consecutivo il Mezzogiorno. Nel caso del Mezzogiorno la peggior crisi economica del dopoguerra rischia di essere sempre più paragonabile alla Grande Depressione del 1929. Gli effetti della crisi si sono fatti sentire anche al Centro-Nord, e non certo per colpa del Sud; ma anche l'area più forte del Paese rischia di non uscire dalla crisi finché non si risolve il problema del Mezzogiorno, in quanto una domanda meridionale così depressa ha inevitabili effetti negativi sull'economia delle regioni centrali e settentrionali.

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