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Breivik non è un pazzo, lo dice lui stesso in una lunga lettera

L’autore delle stragi di Oslo e Utoya ha voluto distruggere punto per punto la perizia degli psichiatri che lo avevano definito uno psicotico. Si definisce sano di mente e dice di voler morire in carcere piuttosto che finire in un manicomio.
A cura di Susanna Picone
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L’autore delle stragi di Oslo e Utoya ha voluto distruggere punto per punto la perizia degli psichiatri che lo avevano definito uno psicotico. Si definisce sano di mente e dice di voler morire in carcere piuttosto che finire in un manicomio.

Anders Behring Breivik, il 33enne estremista di destra norvegese responsabile della terribile strage compiuta lo scorso luglio a Oslo e a Utoya, torna a far parlare di sé con una lettera di 38 pagine pubblicata in parte dal giornale norvegese Verdens Gang. In queste pagine Breivik, che dal prossimo 16 aprile dovrà subire un processo per i massacri da lui compiuti, ha risposto alle affermazioni dei due psichiatri a cui era stata affidata la perizia dell’estremista e che avevano concluso, lo scorso novembre, che Breivik non avrebbe avuto pieno possesso delle sue facoltà mentali al momento della strage. Ragion per cui, se la perizia fosse confermata, Breivik andrebbe internato in un ospedale psichiatrico e non andrebbe mai in galera. Ipotesi che, a quanto pare, non sconvolge solo l’opinione pubblica che vorrebbe vederlo dietro le sbarre ma anche lo stesso killer che preferisce affrontare il sistema penale piuttosto che quello sanitario.

“Meglio la morte in carcere del manicomio” – Alla prospettiva dell’internamento in manicomio Breivik dunque non ci sta e, in questa lunga lettera, appare fermo nel distruggere punto per punto il lungo rapporto redatto dagli psichiatri e lo fa dicendo di aver trovato almeno 200 errori in quelle pagine inventate, dunque, per l’80 per cento dai medici. Breivik si definisce nella lettera un “attivista politico” (sano di mente), per lui essere spedito in un istituto per malati mentali risulta “più sadico e più crudele che ucciderlo”. Meglio la morte insomma, secondo quanto si percepisce dagli scritti del killer di Utoya.

Breivik vuole essere dichiarato sano di mente – Secondo quanto è stato spiegato anche dai suoi legali, Breivik combatte per essere dichiarato sano di mente perché solo in questo modo potrebbe salvare quello che era il suo “manifesto ideologico” che lo portò a compiere i delitti in Norvegia, manifesto ideologico che egli stesso diffuse il 22 luglio, giorno degli attacchi di Oslo e Utoya. Insomma, farlo passare per matto sarebbe per Breivik “l’umiliazione finale”. A decidere del suo destino, a partire dal prossimo 16 aprile, sarà comunque il tribunale di Oslo che, intanto, aveva anche ordinato una nuova perizia le cui conclusioni sono attese proprio per l’inizio del processo.

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