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Bimbo annegato in piscina ad Aosta: “Ha provato a salvarsi ma nessuno si è accorto di lui”

Dall’autopsia sul corpicino del piccolo Mohssine emerse ferite su dita e unghie come se il bimbo di 8 anni avesse cercato disperatamente di aggrapparsi al bordo piscina prima di annegare.
A cura di Antonio Palma
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Avrebbe provato a salvarsi con tutte le sue forze il piccolo Mohssine Ezzamal, il bimbo di otto anni morto annegato lo scorso 16 giugno nella piscina regionale scoperta di Aosta, ma nessuno si sarebbe accorto di lui in tempo. È quanto emerge dall’inchiesta sugli ultimi istanti di vita del bimbo di Aymavilles che sta cercando di appurare eventuali responsabilità sull’accaduto.

A sostegno di questa tesi i risultati dell’autopsia sul corpicino del bimbo. Sulle dita e sotto le unghie infatti il medico legale ha constatato numerose ferite come se il bambino avesse cercato di aggrapparsi disperatamente al bordo piscina prima di annegare in acqua. Momenti drammatici durante i quali però nessuno si è accorto di lui in tempo. Gli investigatori ipotizzano quindi che abbia tentato fino all'ultimo di tirarsi fuori dall'acqua prima di cedere stremato. Il bimbo è rimasto così in acqua per diversi minuti prima che un giovane si accorgesse del suo corpo, ormai immobile. A quel punto quando i bagnini e i soccorritori del 118 hanno tentato di rianimarlo era ormai troppo tardi.

Stando sempre alla ricostruzione del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Aosta, coordinati dal pm Luca Ceccanti, il piccolo non sapeva ancora nuotare in maniera adeguata ma si è tuffato comunque nella vasca grande della piscina, dove il livello dell'acqua superva la sua altezza, dopo essere sfuggito al controllo del volontario che accompagnava la comitiva di bambini. Nessuno si era accorto della sua assenza e quindi non era stato scattato alcun allarme, sino all'avvistamento del corpo.

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