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Berlusconi indagato a Bari: indusse Tarantini a mentire

E’ stata ufficializzata, secondo Corriere e Repubblica, l’iscrizione di Berlusconi nel registro degli indagati dalla Procura di Bari. Secondo l’accusa l’ex premier avrebbe comprato il silenzio dell’imprenditore Giampaolo Tarantini, in merito ai festini con escort che avvenivano nei palazzi presidenziali. Stessa imputazione anche per Lavitola.
A cura di Biagio Chiariello
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Berlusconi indagato a Bari indusse Tarantini a mentire

L’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è indagato dalla Procura di Bari nell’ambito dell'inchiesta che vede coinvolti l’ex editore e direttore dell’Avanti! Valter Lavitola e l’imprenditore Giampaolo Tarantini. Nei suoi confronti i magistrati ipotizzano il reato di “induzione  a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria. “, lo stesso contestato a Lavitola. La vicenda non è nuova è riguarda le escort portate da "Giampy"  a palazzo Grazioli e a Villa Certosa. La notizia è stata anticipata da Repubblica e dal Corriere della Sera. In particolare il quotidiano di Ezio Mauro, scrive che Berlusconi avrebbe comprato al prezzo di 850mila euro il silenzio di Tarantini,  più altri 500 mila (finiti in realtà nelle tasche di Lavitola) per non rivelare nulla davanti ai magistrati e non svelare delle notti allegre nelle sue residenze. E quei soldi Tarantini è riusciti a spillarli realmente a Berlusconi, ma quest'ultimo si è difeso raccontando di aver aiutato una «famiglia in difficoltà», cioè Tarantini e famiglia

E' -presumibilmente- questo  il primo risvolto dell'interrogatorio di 7 ore che ha visto impegnato ieri Lavitola nel carcere di Poggioreale. In realtà, sebbene la notizia dell'indagini sull'ex premier sia trapelata solo oggi, l'iscrizione del suo nome nel registro degli indagati non è proprio una novità. Già la scorsa estate i magistrati di Napoli nell'atto di scarcerazione di Gianpaolo Tarantini e di sua moglie Nicla scrivevano che «Silvio Berlusconi aveva piena e indiscutibile consapevolezza della qualità di "escort" delle ragazze che gli erano state presentate da Gianpaolo Tarantini». In quell'occasione, emergeva come tutte le bugie raccontate dall'imprenditore barese ai pm fossero pretese proprio dal Cavaliere, infatti scrivevano gli stessi magistrati:

La condotta processuale fin dall'origine assunta da Tarantini, volta a tenere il più possibile ‘indenne' il presidente del Consiglio da verosimili danni alla sua immagine pubblica derivanti dalla divulgazione dei risvolti più ‘sconvenienti' del processo.

La decisione della Procura di Bari va letta considerando anche il peso di alcune conversazioni intercettate, finora trascurate, incluse nell'inchiesta iniziale a carico di Tarantini per i suoi rapporti col «comitato d'affari pugliese» nella speranza di ottenere appalti per la sua società di protesi mediche. Peraltro a settembre gli stessi pm di Napoli  richiamavano anche l'accusa, sottolineando che «nell'inchiesta a carico dell'ex direttore dell'Avanti la procura ha tenuto un atteggiamento ondivago». Lo stesso avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini, ha commentato la notizia delle indagini nei confronti del suo assistito, affermando che si tratta di un «atto dovuto», pur dicendosi sicuro dell'archiviazione.

Nel frattempo Lavitola ha voluto manifestare la sua piena disponibilità a collaborare. L'ex direttore dell'Avanti! si è fatto interrogare dai magistrati napoletani e baresi, ha consegnato loro le carte che rafforzerebbero l’impianto accusatorio nei suo confronti, ha fatto perquisire più volte le sue proprietà dalla Guardia di Finanza. Chissà se basterà per scagionarlo almeno in parte dalle accuse di corruzione internazionale e altri reati finanziari, oltre a quello che lo vede ora imputato insieme a Berlusconi e per il quale la pena prevista va da 2 a 6 anni, con una prescrizione di 7 anni e mezzo.

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