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Aeroporto di Lamezia, in manette vertici società di gestione: “Corruzione e peculato”

Ai domiciliari presidente e direttore generale della società a partecipazione pubblica: nel mirino degli inquirenti sono finiti gli appalti, le assunzioni e la gestione dei fondi pubblici.
A cura di Antonio Palma
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Un vero e proprio terremoto giudiziario quello che si è scatenato questa mattina sulla società di gestione dell'aeroporto di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro. Con un blitz scattato fin dalle prime ore del mattino, infatti, gli uomini della Guardia di Finanza e della polizia di frontiera hanno notificato numerose ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei vertici aziendali della Sacal, accusati a vario titolo di corruzione, peculato, falso, abuso d'ufficio e concussione.

Gli arresti che hanno riguardato tra gli altri anche il presidente, il direttore generale e il responsabile dell'Ufficio legale della società, sono arrivati al termine di una lunga e complessa indagine denominata “Eumenidi” e coordinata dalle pm Marta Agostini e Giulia Maria Scavello della Procura della Repubblica di Lamezia. Nel mirino degli inquirenti in particolare sono finiti gli appalti, le assunzioni e la gestione dei fondi pubblici affidati al gruppo sui quali sarebbero emerse vari e reiterati  illeciti.

Per gli inquirenti infatti vi sarebbero state delle pressioni da parte di politici locali e di dirigenti pubblici affinché venissero assunti amici e parenti degli indagati. Non solo, i pm sostengono che i dirigenti avrebbero beneficiato di viaggi e pranzi di lusso addebitandoli al bilancio della società. Altri episodi riguardano infine l’affidamento di consulenze considerate “fantasma”, da decine di migliaia di euro.

Oltre ai tre alti dirigenti per i quali il gip di Lamezia Terme ha concesso gli arresti domiciliari, misure interattive sono state disposte anche per altre 12 persone componenti del Consiglio d'amministrazione della società, inclusi pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio. La Sacal infatti è un società mista che ha tra i soci anche amministrazioni comunali e provinciali locali. Dell'inchiesta si sapeva già da tempo dopo che alcuni tecnici dell’aeroporto erano riusciti a trovare le cimici che la guardia di finanza aveva nascosto nella sala riunioni della Sacal e nell’ufficio del presidente. Per questo le Fiamme Gialle avevano già perquisito gli uffici, consegnando anche quattordici avvisi di garanzia. Secondo la tesi accusatoria attorno all'aeroporto si era creato “un contesto di malaffare e una  gestione clientelare del mercato del lavoro, con il consenso e la connivenza di esponenti della politica locale”.

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