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Una tata di lusso svela i segreti del mestiere: “Ho convinto una madre a non portare la bimba nella Jacuzzi”

Fanpage.it ha intervistato una tata professionista che racconta sfide, fatiche, soddisfazioni e stranezze di un mestiere che pochi conoscono davvero.
A cura di Niccolò De Rosa
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Quello della tata è un mestiere spesso invisibile, che richiede dedizione, resistenza e una responsabilità enorme. Le nanny – nell'alta società i prestiti linguistici sono sempre apprezzati – dedicano tempo ed energie alle famiglie presso cui lavorano, seguendo bambini che spesso vedono più di quanto facciano i loro stessi genitori. Un impiego che comporta sacrifici nella vita privata e mette alla prova sul piano emotivo. Badare a un bimbo significa infatti costruire anche un legame affettivo, ma la professionalità impone di mantenere comunque una certa distanza: la tata non sostituisce i genitori, ma è una presenza discreta che accompagna la crescita del bambino con attenzione e competenza.

Di questo mondo Fanpage.it ha parlato con Sole (nome di fantasia), tata boliviana che da oltre vent’anni lavora con famiglie facoltose di Milano. La sua storia restituisce sfide, soddisfazioni e contraddizioni di un mestiere che richiede passione, pazienza e una resilienza fuori dal comune.

Il duro inizio e un distacco doloroso

Sole è arrivata in Italia seguendo la sorella, con pochi documenti e una conoscenza minima della lingua. "Nei primi due anni ho dovuto imparare l’italiano e fare esperienza, perché senza referenze non si può lavorare con i bambini" racconta. La passione per i più piccoli nasce però già in Bolivia, dove per otto anni ha lavorato come infermiera in pediatria, ginecologia e ostetricia. Dopo una parentesi a Londra per sfuggire a un clima ostile – "All’inizio in Italia ho subito molto razzismo. Una volta mi hanno chiamato scimmia mentre scendevo dall’autobus" – torna a Milano e, forte dell'esperienza maturata, si affida a un'agenzia per trovare un impiego stabile come tata. Quando le propongono di seguire un neonato, accetta con entusiasmo.

Nasce così un rapporto che durerà sei anni. Per il piccolo Sole diventa una presenza quotidiana: prepara i pasti, accompagna il bambino a scuola, lo segue nei giochi e lo porta alle visite mediche. "Stavo con lui 8-10 ore al giorno. Poi rientravo a casa, anche se avevo solo un posto letto. Niente bagno mio, niente intimità, e quando mancavo qualche giorno sparivano dei vestiti".

Con i datori di lavoro il rapporto resta ottimo e, inevitabilmente, l'affetto cresce. La professionalità, però, le impone di non oltrepassare il proprio ruolo: "Per quanto gli volessi bene non ero sua madre. Non l'ho mai chiamato ‘amore' e non mi sono mai sostituita ai genitori. Il sentimento però resta". Così, quando il bambino entra a scuola e la famiglia interrompe la collaborazione, il distacco si rivela doloroso: "Ho sofferto così tanto che per due anni non ho più voluto occuparmi di bambini".

Vita da tata convivente: insegnare ai genitori a prendersi cura dei bebè

Dopo il biennio in cui alterna lavoretti saltuari a corsi di formazione per rafforzare le sue competenze, Sole decide di compiere un ulteriore step professionale, iniziando a prestarsi come tata convivente per l'assistenza alla primissima infanzia. Il suo compito diventa così quello di seguire i neo-genitori nei primissimi mesi di vita dei bebè per insegnare loro a prendersi cura dei piccoli, dall'allattamento alla gestione del sonno. "Molte coppie benestanti necessitano di qualcuno che le affianchi nei periodi iniziali della genitorialità. Quasi sempre il rapporto di lavoro inizia quando il bambino non è ancora nato. L'agenzia mi mette in contatto con i potenziali clienti, facciamo un colloquio e se c'è feeling inizio a prestare servizio".

Durante il periodo del contratto – che nel caso di Sole non supera quasi mai i tre mesi ("Così non mi affeziono") – la tata vive 24 ore su 24 in casa dei propri datori di lavoro, seguendo i genitori (soprattutto la madre) in ogni aspetto dell'accudimento dei neonati. "Oltre ai vari compiti pratici, come insegnare a nutrire, lavare e soddisfare i bisogni dei piccoli, ai genitori spiego come gestire le situazioni senza andare nel panico, raccontando loro come gli errori e le imprecisioni facciano parte dell'ordine delle cose. Pazienza se si sbaglia, la prossima volta si farà meglio". Il riscontro economico è significativo – si arriva tranquillamente a guadagnare anche più di 4.000 euro al mese – ma lo sforzo è intenso e richiede grande pazienza e discrezione.

La fatica e la mancanza di rispetto

Nonostante i ritmi serrati e la quasi mancanza di una vita privata, Sole racconta che i lati peggiori del suo mestiere si manifestano quando incontra famiglie poco rispettose. "Ci sono persone con tantissimi soldi ma che non hanno la minima considerazione di chi lavora per loro", racconta. "In alcune case vengono richiesti compiti fuori dalle competenze contrattuali, come fare le pulizie o preparare la cena per tutti, e non ci si preoccupa troppo del benessere della tata. Ci sono state delle volte in cui sono stata alzata quasi 24 ore per badare a un bambino e non mi è stato offerto nemmeno un bicchiere d'acqua".

Anche le battute o, peggio, le contrattazioni al ribasso per il suo salario risultano decisamente spiacevoli: "Io percepisco uno stipendio alto, ma non ho orari e per settimane non vedo la strada di casa, soprattutto quando seguo le famiglie nei loro viaggi. Mettere in dubbio quanto pattuito o trattarmi come una pezza da piedi perché tanto sono pagata non è un comportamento che accetto volentieri".

Le stranezze delle famiglie facoltose

Tra le case di famiglie ricche, Sole ha assistito anche a situazioni curiose e paradossali, tra sprechi e contraddizioni che spesso l'hanno costretta a intervenire – seppur con molto tatto – per garantire ai suoi piccoli assistiti un accudimento adeguato.

"Mi è capitato di assistere madri che pretendevano di fare il bagno nella Jacuzzi insieme al neonato, non curanti del fatto che la temperatura dell'acqua potesse danneggiare la pelle dei piccoli. Un'altra famiglia voleva lavare vestitini e coperte insieme agli stracci usati per lavare il pavimento, mentre una coppia mi prese in casa senza aver disposto nemmeno un lettino o un fasciatoio dove cambiare il bebè. C'è stato anche chi, pur vivendo in una casa estremamente lussuosa, non aveva intenzioni di acquistare più di un body per il loro figlio, costringendomi a fare continui bucati".

Gratitudine per l'Italia e il legame con il "suo" bambino

Nonostante le difficoltà e le privazioni, la vita da tata può però riservare anche delle soddisfazioni. Durante l'intervista Sole si commuove parlando del paese che l’ha accolta. "Ho avuto tanto dall'Italia e la ringrazio. Questo lavoro mi ha permesso di costruire una vita autonoma, di comprare casa e di poter affrontare il presente con un po' di serenità".

La soddisfazione più grande resta però il rapporto con le famiglie con le quali ha legato. "Tanti genitori mi continuano a chiamare e mi mandano foto dei figli che crescono. Il legame più solido è però con la famiglia che ho seguito per sei anni. Per me sono diventati come dei parenti e il bambino, che ora ha 15 anni, mi ha perfino chiesto di fargli da madrina per la cresima. È stato uno dei momenti più belli della mia vita".

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