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Una madre spiega perché non definirà più “timido” suo figlio: “È stato il mio errore più grande da genitore”

Definire un bambino “timido” può sembrare innocuo, ma rischia di trasformarsi in un’etichetta che limita la sua autostima. Lo racconta Michelle, mamma americana che ha deciso di non usare più quella parola con il figlio dopo averne visto gli effetti. La sua esperienza è diventata un messaggio per altri genitori: le parole contano e possono fare la differenza.
A cura di Niccolò De Rosa
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Immagine di repertorio
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Tutte le parole hanno un peso e anche i commenti apparentemente più innocui possono incidere profondamente sull'autopercezione di chi le riceve, soprattutto se quest'ultimo è un bambino. Lo sa bene Michelle, una giovane mamma americana, che sui social ha recentemente raccontato i motivi per cui non chiamerà mai più suo figlio "timido" anche se spesso si vergogna a salutare in pubblico o partecipa con esitazione alle attività con gli altri coetanei. Secondo la donna, infatti, aver permesso che il piccolo si sentisse definito come un bimbo introverso è stato uno dei suoi più grandi errori come genitore. Il motivo? Quell'etichetta ha finito per influenzare la sua personalità.

Il rimpianto di una mamma

Nel video postato su TikTok, Michelle ha raccontato di aver usato più volte l'aggettivo "timido" per giustificare il temperamento più riservato del bambino, senza pensare che quelle affermazioni potessero nascondere un risvolto negativo. Con il passare del tempo, però, la donna ha cominciato a notarne le conseguenze: "Ora mio figlio usa la timidezza come tratto della sua personalità per non provare nuove esperienze o per evitare certe situazioni", ha spiegato, assumendosi poi tutte le responsabilità della situazione. Secondo Michelle, infatti, il bimbo ha finito per interiorizzare quel particolare aspetto caratteriale proprio perché sentiva sua madre che continuava a sottolinearlo.

Per invertire la rotta, Michelle ha così deciso di cambiare approccio e ora il consiglio che rivolge ad altri genitori è solo uno: evitare di usare il termine "timido" e sostituirlo con frasi più costruttive. Per esempio, se un bambino non risponde a un saluto, si può dire "oggi saluto io anche per lui" anziché giustificarlo con la sua timidezza. In questo modo si toglie peso all'etichetta e si normalizza il comportamento, senza giudizi.

@michibenitezzzz

One of my biggest parentings fails – we’re not perfect moms but we can try our best to redeem ourselves 🥹#fyp #momlife #momof3 #3under5 #parentingtips @DIBSBEAUTY @Olive & June @loréal paris usa

♬ original sound – Michelle | Revering Motherhood

Le reazioni e il sostegno della community

Il suo racconto ha trovato grande eco tra altri genitori e adulti che da piccoli hanno vissuto la stessa esperienza. Una donna ha scritto nei commenti: "Sono sempre stata chiamata timida, era imbarazzante e mi faceva sentire ancora più chiusa". Un'altra mamma ha raccontato di aver scelto un approccio diverso, dicendo della figlia frasi come: "È come me, ha bisogno di prendere un po' di confidenza prima". Un modo per sottolineare la somiglianza con un genitore, anziché affrettarsi a conferire un marchio caratteriale.

Oggi Michelle si concentra quinsi solo sull'incoraggiare il figlio quando dimostra coraggio – anche in piccoli gesti quotidiani, definendolo "bravo" e "coraggioso" – non per negare la sua natura più riservata, ma per offrirgli parole nuove per costruire la sua autostima. "Non siamo mamme perfette – ha scritto in chiusura – ma possiamo sempre provare a fare del nostro meglio per rimediare".

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