video suggerito
video suggerito

Un sintomo depressivo nei genitori può influenzare la capacità di bambini di provare piacere: lo studio

Un nuovo studio americano ha individuato nell’anedonia, ossia l’incapacità di ottenere piacere da eventi gratificanti, un sintomo depressivo che può essere trasmesso dai genitori ai figli, alterando la reattività cerebrale di questi ultimi.
A cura di Niccolò De Rosa
0 CONDIVISIONI
Immagine

Un nuovo studio condotto presso la Binghamton University, nello Stato di Washington, riporta alla luce un aspetto ancora poco indagato della trasmissione intergenerazionale della depressione, ossia tutti quei meccanismi che facilitano il passaggio di sintomi depressivi da parte dei genitori nei confronti dei propri figli. Se infatti numerose ricerche passate si sono concentrate sul ruolo dell'ambiente, dei comportamenti condotti in familgia o della stessa predisposizione genetica, questa nuova indagine si è concentrata maggiormente su come il cervello dei bambini risponda ai segnali di ricompensa (o punizione) quando uno dei genitori manifesta una specifica forma del disturbo depressivo. Si tratta dell'anedonia, cioè l’incapacità di provare piacere e interesse per ciò che normalmente dovrebbe generarlo.

L'anedonia: cos'è e perché è un fattore chiave

Da tempo la scienza ha scoperto che i figli di genitori con depressione hanno una probabilità maggiore di sviluppare a loro volta il disturbo. Secondo Elana Israel, dottoranda alla Binghamton University e firma principale dello studio, questo lavoro aggiunge un ulteriore elemento rilevante: tra i vari sintomi, è l’anedonia a incidere più direttamente sulla risposta cerebrale dei bambini. A differenza dei sintomi depressivi più generali, infatti, l'anedonia – che la letteratura scientifica annovera tra i sintomi più comuni associati alla schizofrenia e al disturbo bipolare – sembra interferire con il meccanismo di elaborazione della ricompensa, riducendo la capacità di reagire a stimoli positivi e negativi. In altre parole, quando l'adulto perde interesse per ciò che lo circonda, anche il cervello del figlio tende a diventare meno reattivo agli stimoli.

L'esperimento: porte, premi e segnali neurali

Per verificare questa relazione, Israel e il professor Brandon Gibb, direttore del Mood Disorders Institute, hanno coinvolto più di 217 famiglie con bambini tra i 7 e gli 11 anni. I genitori hanno compilato questionari clinici mentre ai figli è stato chiesto di svolgere un compito costruito come un semplice gioco nel quale dovevano compiere una scelta tra due porte, una vincente e una perdente. La decisione corretta garantiva una piccola somma di denaro, quella sbagliata comportava una perdita. Durante il gioco, un elettroencefalogramma ha sempre registrato l'attività cerebrale dei giovani partecipanti.

I risultati hanno così potuto mostrare che livelli più alti di anedonia nei genitori erano associati a una diminuzione della risposta neurale dei figli sia di fronte alle vincite (che quindi avrebbero dovuto dare un feedback riconducibile alla gioia o alla sorpresa), che davanti alle sconfitte. Non emergeva invece alcun legame significativo con altri sintomi depressivi non anedonici.

Un rischio che riguarda il futuro

Secondo Gibb questi dati chiariscono un percorso preciso: "L'esperienza dell’anedonia nei genitori sembra essere il tratto che più condiziona il modo in cui il cervello dei bambini risponde a ciò che accade attorno a loro". Una ridotta reattività, spiegano i ricercatori, diventa nel tempo un fattore di rischio che può portar sviluppare difficoltà di coinvolgimento, motivazione e piacere, tutti elementi centrali nella depressione.

La ricerca, destinata alla pubblicazione nel Journal of Experimental Child Psychology, apre invece possibilità concrete di intervento. Se la vulnerabilità si manifesta così presto nei meccanismi cerebrali, intercettarla può infatti contribuire a prevenire il problema. A tal proposito la dottoressa Israel ha anche ricordato come esistono già diversi programmi pensati per favorire un clima emotivo positivo nella relazione genitore-figlio, capaci di potenziare il piacere condiviso, la partecipazione e la risposta agli stimoli. "Capire chi può beneficiarne maggiormente", ha concluso, rappresenta oggi una delle sfide più urgenti per la salute mentale delle nuove generazioni.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views