Tornare al lavoro dopo la maternità: i “trucchi” delle esperte per rendere più appetibile il curriculum delle mamme
Ogni anno, migliaia di donne si trovano a prendere una decisione cruciale dopo la maternità: tornare al lavoro o dedicarsi alla famiglia a tempo pieno. In Italia, ad esempio, una mamma su cinque non torna più al proprio impiego dopo aver avuto il primo figlio. Tra le cause principali ci sono licenziamenti, mancato rinnovo del contratto e la difficile conciliazione tra famiglia e lavoro. In molti casi, questa scelta diventa definitiva.
Il fenomeno, tuttavia, non riguarda solo l’Italia. In diverse parti d’Europa, molte madri che desiderano tornare al lavoro dopo aver superato gli intensi anni della primissima infanzia si scontrano con notevoli difficoltà, trovando ostacoli significativi nel reinserirsi nel mondo lavorativo dopo una pausa prolungata.
Consapevoli di queste difficoltà, le sorelle Amelia e Lydia Miller, residenti nel Regno Unito, hanno fondato una piattaforma che supporta le donne nel riprendere la propria carriera dopo lunghi periodi di inattività – soprattutto quelli dovuti alla maternità – e attraverso i canali social forniscono consigli pratici per vincere lo stigma delle pause lavorative e abbattere le barriere che molte mamme incontrano al momento di rientrare nel mondo professionale.
Riformulare il curriculum: un passo fondamentale
Uno dei consigli più significativi offerti dalle due sorelle ha recentemente riguardato la gestione del curriculum vitae da parte delle madri che desiderano davvero trovare un nuovo impiego.
"Purtroppo sì, prendersi cinque anni di pausa per crescere i figli influirà sulla tua candidatura" ha spiegato Lydia in un video su TikTok. Oggigiorno, molte aziende utilizzano infatti sistemi di tracciamento delle candidature (Applicant Tracking Systems) per scremare i CV in modo da ottenere fin dalle prime fasi della selezione una rosa di papabili già in possesso dei giusti requisiti per la posizione vacante. Questi software spesso vengono impostati per scartare automaticamente i candidati con lunghe pause lavorative, riducendo di molto le possibilità per una donna che ha passato diversi anni a casa a prendersi cura dei figli
Per aggirare questo ostacolo, Lydia ha quindi suggerito di sostituire il buco cronologico nella sezione delle esperienze lavorative con altre attività svolte durante quel periodo, come il volontariato, il coordinamento del comitato scolastico dei propri figli o qualche lavoro freelance. Tale approccio permette infatti di dimostrare competenze e una certa continuità nell'assunzione di impegni e responsabilità, aumentando le possibilità di superare i filtri dei sistemi di selezione.
Aggiornare le esperienze recenti
Amelia, dal canto suo, ha invece sottolineato l’importanza di includere esperienze rilevanti e recenti nel CV, assicurandosi che le date delle attività riportate arrivino il più vicino possibile al momento presente, idealmente entro sei mesi dall’invio della candidatura. Amelia ha anche ricordato come referenze e lettere di presentazione possano rappresentare un plus importante e, in certi casi, possono perfino compensare la prolungata inattività lavorativa. Se ad esempio si è rimasti in contatto (e in buoni rapporti) con un vecchio datore di lavoro, perché non alzare la cornetta e farsi inviare due righe di presentazione?
Piccoli passi per grandi opportunità
Per le madri che si trovano in difficoltà nel fornire referenze aggiornate, Amelia ha poi consigliato di includere sempre anche i tirocini e le esperienze minori, per quanto brevi. Queste attività non solo aiutano a colmare i vuoti temporali, ma forniscono anche nuovi contatti e competenze da inserire nel curriculum.