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Studio rivela i vantaggi del coaching per i genitori: benefici significativi per lo sviluppo cognitivo dei bambini

Affiancare figure professionali ai genitori, insegnando loro a rafforzare l’interazione con i piccoli, può migliorare sensibilmente le abilità comunicative e sociali dei più piccoli fin dai primi mesi di vita. A dirlo è una nuova ricerca presentata dal Kennedy Krieger Institute e che ribadisce l’efficacia di adottare interventi precoci per favorire lo sviluppo comunicativo dei bambini.
A cura di Niccolò De Rosa
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Una recente ricerca americana apre nuove prospettive per il sostegno precoce ai bambini che mostrano ritardi nella comunicazione sociale. Lo studio è stato condotto dal Kennedy Krieger Institute e dimostra come un intervento tempestivo, basato sul coinvolgimento attivo dei genitori e sul supporto operato da professionisti, possa migliorare significativamente le capacità comunicative e cognitive già a partire dagli 8 mesi di vita.

Un supporto mirato per i genitori

Al centro dello studio pubblicato dal Center for Autism Services, Science and Innovation (CASSI) c’è un programma di coaching rivolto ai genitori, che prevede 16 incontri a domicilio con uno psicologo dello sviluppo. L’obiettivo dichiarato del progetto è infatti fornire strumenti semplici ma efficaci per rafforzare l’interazione con il bambino e stimolarne la comunicazione. Le strategie proposte includono, ad esempio, il commentare le azioni del piccolo – l'esempio citato nella presentazione della ricerca è la frase: "Hai fatto rotolare la palla" – oppure la scelta di giochi adatti a incoraggiare l'attenzione e partecipazione attiva. Un modo per trasformare i gesti quotidiani in opportunità di apprendimento.

Risultati tangibili, anche nel lungo periodo

I dati emersi sono incoraggianti. I genitori che hanno ricevuto questo tipo di formazione si sono dimostrati più efficaci nell’interazione con i loro figli rispetto a chi ha ricevuto solo informazioni generali. I bambini, a loro volta, hanno mostrato progressi significativi: maggiore coinvolgimento faccia a faccia, miglioramento nell’apprendimento non verbale e un notevole aumento dell’attenzione condivisa – come guardare alternativamente un oggetto e il volto del genitore – che è quasi raddoppiata nel gruppo che ha seguito l’intervento.

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Anche i comportamenti dei genitori sono cambiati: l’uso delle strategie proposte è aumentato del 20% e i miglioramenti sono stati rilevati anche a distanza di otto settimane dalla fine del programma.

Agire prima della diagnosi

Una delle novità più importanti dello studio riguarda il momento dell’intervento. Le difficoltà nella comunicazione sociale sono spesso i primi segnali di disturbi come l’autismo, ma nella maggior parte dei casi il supporto specialistico arriva solo tra i 2 e i 3 anni. Il modello sperimentato dal CASSI, invece, sembra dimostra che è possibile (e utile )  intervenire ben prima, anche senza una diagnosi formale.

Come sottolineato dalla dottoressa Rebecca Landa, direttrice del centro e autrice principale dello studio, "lo sviluppo precoce pone le basi per tutto ciò che verrà dopo". Secondo Landa, non è necessario aspettare una conferma clinica per cominciare ad aiutare: fornendo ai genitori strumenti adeguati fin dai primi mesi, è possibile fare una reale differenza nella traiettoria evolutiva del bambino.

Una nuova visione dell’intervento precoce

Questo studio rappresenta una svolta nel modo in cui si guarda all’intervento precoce: non più solo un’opzione dopo la diagnosi, ma un percorso di accompagnamento che può iniziare già nel primo anno di vita. Un approccio che valorizza il ruolo dei genitori come primi e più importanti alleati nello sviluppo del proprio figlio, e che suggerisce come anche piccoli cambiamenti nel quotidiano possano portare a risultati duraturi, lasciando in dote un messaggio di fondo: prima si interviene, maggiori sono le possibilità di aiutare il bambino a esprimere tutto il suo potenziale.

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