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“Smetto di insegnare, la tecnologia ha rovinato le nuove generazioni”: lo sfogo della giovane docente

Una professoressa di liceo americana è diventata virale con un video in cui spiega le ragioni del suo addio all’insegnamento, denunciando l’impatto negativo della tecnologia sull’apprendimento. Secondo la docente, la dipendenza degli studenti da tablet e intelligenza artificiale compromette lettura, scrittura e concentrazione: “Agli studenti di oggi non interessa più imparare”.
A cura di Niccolò De Rosa
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"Ho appena dato le dimissioni e tra poco lascerò l'insegnamento". A pronunciare queste parole con la voce rotta dalla commozione è Hannah Maria, un'insegnante americana di liceo che in un recente video su TikTok ha spiegato i motivi della sua resa incondizionata di fronte a un mondo, quello della scuola, che non sembra più in grado di rispondere al proprio compito educativo. Secondo la docente, l'avvento dell'era digitale – e dell'intelligenza artificiale in particolare – è infatti scoppiata come una bomba atomica nelle mani delle nuove generazioni, totalmente anestetizzate da una tecnologia che ne sta annullando ogni apprendimento, rendendo il lavoro di un maestro o di un professore pressoché inutile.

Il suo sfogo, divenuto virale sui social, ha acceso un acceso dibattito sull’uso incontrollato di tablet e IA nella formazione dei più giovani. "Ammetto di non essere tagliata per questo", ha annunciato la giovane docente. "A chiunque sta iniziando ora e continuerà a insegnare con la generazione a cui stiamo insegnando ora: vi sono vicina".

I dispositivi digitali? Più un sostituto che un aiuto

Hannah Maria, docente di inglese in una scuola superiore, si definisce una "Gen Z più matura", ma è abbastanza giovane da conoscere da vicino l’impatto che smartphone, tablet e, soprattutto, l'intelligenza artificiale stanno avendo sugli studenti di oggi. Secondo il suo racconto, nelle scuole del suo distretto ogni alunno riceve un iPad all’inizio dell’anno scolastico. Uno strumento pensato per facilitare l’apprendimento, che però – sostiene – si è trasformato in un autentico sostituto – una sorta di "stampella" digitale – che ostacola lo sviluppo delle competenze fondamentali, come la capacità di analisi per risolvere un problema o la semplice comprensione di un testo.

"Molti ragazzi non sanno leggere perché hanno sempre avuto un dispositivo che legge per loro" ha affermato l'insegnante. E la possibilità di cliccare su un pulsante per ascoltare un testo piuttosto che leggerlo, ha spiegato, ha minato profondamente la comprensione scritta e la capacità di concentrazione. "Non riescono a stare seduti per più di qualche minuto, saltano da un contenuto all’altro come scrollassero TikTok".

Scrivere? Un’impresa ormai fuori moda

Uno dei momenti di maggiore frustrazione raccontati da Maria ha riguardato in particolare l’esercizio apparentemente più semplice per un’insegnante di lettere: far scrivere a mano qualche paragrafo. "Scoppiano in crisi se chiedo loro di scrivere qualcosa senza il tablet", ha raccontato, aggiungendo che molti studenti ormai si rifiutano di affrontare attività senza il supporto di ChatGPT o altri strumenti di AI.

Per la docente, questa dipendenza da strumenti digitali non solo sta privando i più giovani di importanti basi per affrontare il mondo degli adulti, ma ha anche tolto motivazione e senso critico ai ragazzi. "Non si interessano più a nulla: lettura, storia, matematica… non gliene importa. Non vogliono imparare a scrivere un curriculum perché tanto ci pensa l’intelligenza artificiale".

L’appello alle istituzioni per una riforma radicale

La decisione di lasciare la scuola, ha spiegato Maria, è maturata anche per la totale assenza di interventi da parte dei vertici scolastici. "Guardate i risultati, le statistiche, i tassi di alfabetizzazione da prima dell’introduzione massiccia della tecnologia a oggi", ha implorato in lacrime. E in effetti, i dati in materia non sembrano darle torto, visto che le ultime ricerche – incluso un recente report presentato dall'Ocse – hanno dimostrato un drastico calo delle competenze elementari nella fascia di età compresa tra i 16 e i 65 anni.

Secondo Maria, l'unica speranza risiede pertanto in un cambio di rotta netto, con meno schermi, più carta e penna. "Non c’è niente di sbagliato nell’investire in libri di testo e quaderni", ha dichiarato, rivolgendosi direttamente a chi gestisce le risorse educative. E ha concluso con una proposta radicale: "Dobbiamo tagliare la tecnologia nella formazione dei ragazzi. Forse dovrebbe restare fuori dalle loro vite fino all'università".

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