“Smettiamo di pensare male”: il segreto della psicologa per migliorare la relazione con i figli (e non solo)

Essere un genitore, un amico o un collega migliore potrebbe dipendere da un semplice cambio di prospettiva. Secondo la psicologia, gran parte dei conflitti nasce non tanto dai comportamenti altrui, quanto dal modo in cui li interpretiamo. È la differenza tra attribuire agli altri le migliori o le peggiori intenzioni, concetti che la psicologa clinica Becky Kennedy definisce rispettivamente "Most generous interpretation" (MGI), traducibile con "Interpretazione più generosa" e "Least generous interpretation" (LGI), ossia "Interpretazione meno generosa".
Kennedy, autrice di un libro di auto-miglioramento per genitori (Good Inside: A Guide to Becoming the Parent You Want to Be), ha infatti spiegato che di fronte a un comportamento o un'affermazione equivoca da parte dei bambini (ma anche degli adulti), la maggior parte di noi tende istintivamente verso la versione meno indulgente: "Siamo cresciuti pensando che a un cattivo comportamento corrispondano cattive intenzioni o una cattiva persona", ha raccontato in uno stralcio del libro ripreso anche dall'HuffPost britannico. Anche per lei, madre e terapeuta, non è facile sfuggire a questa trappola mentale: "Quando mio figlio mi ignora o risponde male, la mia mente corre subito a pensare che sia irrispettoso. Ma ho imparato a fermarmi e chiedermi: qual è l’interpretazione più generosa? Forse è stanco, sopraffatto o non riesce ancora a esprimere ciò che prova". Un piccolo cambio di prospettiva, spiega la psicologa, può cambiare tutto.
Una competenza emotiva per tutta la vita
Provare a mutare tale prospettiva non significa giustificare i comportamenti sbagliati, ma comprenderli per poterli affrontare davvero. Kennedy definisce questa capacità non solo una strategia educativa, ma una vera e propria competenza di vita, utile anche in ambito lavorativo o quando ci si relaziona con i propri amici. L’interpretazione "più generosa" ci aiuta a separare la persona dalle sue azioni, a riconoscere che dietro a un gesto sgradevole può esserci una fatica, una fragilità o un'emozione difficile da gestire.

Applicata ai bambini, questa prospettiva trasforma l'adulto in un modello di curiosità e empatia. "I bambini imparano che si può sbagliare e che spesso dietro a un comportamento c’è molto di più di ciò che si vede", spiega la psicologa. La curiosità, infatti, apre la strada alla riflessione e al cambiamento, mentre giudizio e colpa bloccano e cristallizzano i comportamenti. Ma il principio vale anche per gli adulti. Nelle relazioni di coppia, ad esempio, può diventare un ponte dopo incomprensioni e ferite, aiutando a smettere di cercare a tutti i costi la malizia nelle parole o negli atteggiamenti del partner
Quando la generosità emotiva guarisce le relazioni
Come già accennato, questo approccio può migliorare anche i rapporti di amicizia e lavoro. Kennedy cita un esempio semplice: un'amica in ritardo a un appuntamento. L'interpretazione meno generosa porta a pensare “non tiene al mio tempo”, generando distanza e risentimento. Ma se ci si ferma a considerare la versione più generosa — “forse ha avuto una giornata difficile” — il legame resta intatto. Non si tratta di essere ingenui o indulgenti, ma di allenare una forma di empatia cognitiva che permette di restare connessi, invece di irrigidirsi nel giudizio.
Certo, sottolinea Kennedy, anche i pensieri negativi hanno una funzione e non sempre è sbagliato pensare in modo meno generoso. Il trucco risiede però nell' interrompere questo meccanismo, anche solo per un istant, prima di entrare in una spirale di evitabili timori e ansie. Non si tratta certo di un percorso facile e occorre un po' di allenamento. Naturalmente, la generosità emotiva non deve però diventare una giustificazione per accettare comportamenti abusivi o mancanza di rispetto. In quei casi è necessario stabilire confini chiari e prendersi cura di sé.