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Se sei un genitore emotivamente sicuro tuo figlio crescerà più sicuro e autonomo: l’opinione della parental coach

La parental coach ha recentemente Reem Rouda proposto un nuovo modello educativo fondato sulla “sicurezza emotiva”, che mette al centro il legame affettivo tra genitori e figli. Un approccio che punta su empatia, ascolto e autorevolezza consapevole, per crescere bambini resilienti e sicuri di loro stessi.
A cura di Niccolò De Rosa
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Ogni genitore sa che non esiste un manuale perfetto per educare i figli. Tra modelli autorevoli, approcci permissivi o metodi più rigidi, orientarsi può essere complesso. Ma cosa succederebbe se si spostasse l’attenzione dalle regole alla relazione emotiva? È la domanda che guida Reem Rouda, parental coach che ha recentemente suggerito l'adozione di un nuovo modello educativo fondato su un concetto tanto semplice quanto rivoluzionario: la sicurezza emotiva di bambini e ragazzi.

Oltre la disciplina: un nuovo paradigma educativo

Per anni, il dibattito sull’educazione si è giocato tra due poli: da un lato, l’approccio autoritario, incentrato su regole rigide e punizioni; dall’altro, la cosiddetta gentle parenting, più empatica e permissiva. Rouda, dopo aver studiato oltre 200 relazioni genitore-figlio e applicato il metodo su se stessa, ha proposto sul sito della CNBC una terza via: quella della genitorialità emotivamente sicura.

Il fulcro di questo stile educativo non è solo la gestione del comportamento, ma la costruzione di un legame profondo attraverso l’ascolto, la comprensione e il rispetto delle emozioni dei figli. Un approccio che, secondo la parental coach, aiuta i bambini a diventare adulti resilienti, fiduciosi e capaci di costruire relazioni sane.

Le caratteristiche del genitore emotivamente sicuro

Secondo Rouda, essere un genitore emotivamente sicuro non è sinonimo di perfezione, ma piuttosto di consapevolezza. Significa, ad esempio, saper accogliere le emozioni dei figli senza cercare di "aggiustarle" subito, evitando frasi che colpevolizzano o ridicolizzano. Significa anche interpretare i comportamenti problematici — come urla o capricci — non come atti di sfida, ma come segnali di disagio.

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Un altro aspetto fondamentale è la capacità di gestire nel modo giusto i conflitti. Dopo uno scontro, soprattutto se si è persa la pazienza, il genitore emotivamente sicuro non si allontana dal figlio o dalla figlia, ma al contrario cerca un nuovo punto di contatto, mostrandosi però aperto e comprensivo. "Mi dispiace di aver urlato, non era giusto", è una frase che la parental coach ha riportato come esempio efficace di come si possa mostrare responsabilità senza perdere autorevolezza. Per raggiungere un simile livello di consapevolezza, però, i genitori devono essere disposti a impegnarsi in un continuo lavoro su loro stessi. Attraverso strumenti come la scrittura riflessiva, la terapia o la meditazione, i genitori imparano a riconoscere le proprie reazioni istintive — spesso ereditate dalla propria infanzia — e a rispondere con maggiore calma e consapevolezza.

Comportamenti da interpretare, non da reprimere

Un elemento centrale del metodo proposto è il cambiamento di prospettiva sul comportamento dei figli. Invece di punire un bambino che sbatte la porta, ad esempio, il genitore dovrebbe chiedersi che cosa il piccolo voglia comunicare adottando un simile comportamento. Dietro a un gesto impulsivo, infatti, si nasconde quasi sempre una richiesta d’aiuto o un’emozione che non si riesce a gestire.

In questi casi, pertanto, rispondere con un atteggiamento di curiosità piuttosto che con rabbia è uno dei pilastri della genitorialità emotivamente sicura. Domande come "Cosa stavi provando in quel momento?" o "Mi aiuti a capire cosa è successo?" sostituiscono le punizioni egli scatti d'ira, aprendo uno spazio di dialogo.

Usare empatia per far rispettare i limiti

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo modello non è privo di regole. Al contrario, i limiti sono presenti e chiari, ma vengono comunicati senza minacce o umiliazioni. Mantenere il punto pur dimostrando di aver compreso la rabbia e la frustrazione del figlio, è il modo migliore per dimostrare come si possa dire di no restando connessi emotivamente al proprio figlio.

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A tal proposito Rouda ha ricordato come le parole scelte parlare con ai figli diventino "il modo in cui loro parlano a se stessi”. Toni duri, giudicanti o sprezzanti rischiano di sedimentarsi nella voce interiore del bambino, condizionando il suo senso di valore. Per questo, anche quando si vuole correggere un comportamento, è fondamentale mantenere un tono rispettoso e rassicurante. Frasi come "È normale essere arrabbiati, ma dobbiamo trovare un altro modo per esprimerlo", insegnano ai bambini a distinguere tra emozioni e comportamenti, senza farli sentire sbagliati.

Crescere figli sicuri richiede genitori consapevoli

In definitiva, il messaggio di Reem Rouda è chiaro: più che l’autorità o la dolcezza, ciò che rende efficace un genitore è la capacità di offrire uno spazio sicuro dove il bambino possa essere sé stesso, anche nei momenti di crisi. Non si tratta di eliminare i conflitti, ma di viverli come occasioni di crescita. "La sicurezza emotiva", scrive Rouda, "è ciò che permette a un bambino di diventare un adulto capace di regolare le proprie emozioni, costruire relazioni sane, fidarsi di sé stesso e vivere con fiducia". Un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile, partendo da una semplice domanda: come posso essere il porto sicuro di cui mio figlio ha bisogno?

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