“Riparare e respirare”: il metodo della psicologa per essere genitori meno stressati e più presenti

Essere genitori è un compito che mette alla prova quotidianamente. Lo sa bene Becky Kennedy, psicologa dell’infanzia formata alla Columbia University e madre di tre figli, che ha fatto della sua esperienza personale e professionale la base del podcast di successo Good Inside. Intervenuta al Fast Company Innovation Festival 2025 di New York, Kennedy ha condiviso la sua filosofia educativa, sintetizzabile in due obiettivi semplici ma fondamentali: riparare i conflitti con i figli e ritagliarsi almeno dieci minuti al giorno per respirare e ricaricarsi.
L’arte di "riparare" un conflitto
Per la psicologa, il primo passo è imparare a "riparare", ossia affrontare i momenti di tensione che inevitabilmente nascono nella relazione con i bambini. Per esempio, quando un genitore perde la pazienza e alza la voce, è importante non far finta di nulla: occorre tornare sull’accaduto a mente fredda, scusarsi e riconoscere l’errore. "È la strategia genitoriale più importante che ci sia", ha sottolineato Kennedy. Non si tratta, però, di giustificarsi ("Ho urlato perché non volevi vestirti e stavamo facendo tardi"), ma assumersi la responsabilità del proprio comportamento, ammettere sinceramente di aver sbagliato e ristabilire la connessione interrotta con il proorio figlio. Questo gesto, secondo la psicologa, non solo ricuce lo strappo emotivo, ma insegna ai bambini un modello sano di relazione: riconoscere i propri errori e saper chiedere scusa.
I rischi dei conflitti non affrontati
Kennedy ha spiegato che perdere la calma di tanto in tanto è comprensibile e non deve diventare un pretesto per troppi sensi di colpa. Il problema nasce però quando le esplosioni di rabbia restano sospese, senza un vero chiarimento tra le parti in causa. In quel caso, i bambini rischiano di interiorizzare l'episodio come un segnale profondo e permanente, arrivando a credere che l’affetto del genitore dipenda dal loro comportamento. Da qui l’importanza di una riparazione tempestiva, che restituisce al figlio sicurezza e fiducia.

Dieci minuti per sé stessi
Il secondo pilastro della filosofia di Kennedy riguarda la cura personale del genitore. Bastano dieci minuti al giorno per respirare profondamente, mettere ordine nei pensieri o dedicarsi a una piccola attività rigenerante, come leggere, ascoltare un podcast o semplicemente chiudere gli occhi e rilassarsi. Questo tempo, seppur breve, ha un impatto significativo sulla gestione dello stress.
Perché serve una pausa
Secondo Kennedy, quando ci si sente sopraffatti si tende a reagire in modo impulsivo. Concedersi una breve pausa, invece, rende più lucidi e meno vulnerabili alle pressioni quotidiane. È un modo per evitare di trasformare ogni piccola contrarietà in una battaglia e per ridurre la tendenza a rimuginare sugli errori commessi. Un genitore che riesce a prendersi cura di sé diventa più disponibile ad affrontare con calma i momenti difficili dei figli. Alla base di tutto resta però salda l'idea che la genitorialità non sia (e non debba essere) sinonimo di perfezione. "Il genitore che vogliamo essere è un genitore che impara, che investe e che sa di essere inevitabilmente imperfetto", ha ricordato Kennedy. Ammettere i propri limiti e mostrarsi vulnerabili non è un segno di debolezza, ma un modo autentico di educare.