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Quanti giocattoli dovrebbero avere i bambini? La risposta dell’esperta: “Pochi giochi stimolano la creatività”

Avere la cameretta piena di giochi non rende automaticamente i bambini più felici o più svegli. Al contrario, secondo uno studio del 2017, l’eccesso di oggetti può creare confusione e limitare la creatività dei più piccoli. A ribadirlo è stata di recente la professoressa Alexia Metz, autrice principale della ricerca, che ha ricordato come il vero valore educativo del gioco non dipenda dalla quantità di giocattoli a disposizione, ma dall’impegno con cui i bambini inventano storie, sperimentano e danno nuova vita agli oggetti.
A cura di Niccolò De Rosa
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In ogni casa con bambini piccoli, è facile ritrovarsi circondati da macchinine, peluche, costruzioni e giochi sonori: una colorata invasione che promette divertimento e stimoli a volontà. Eppure, dietro quell’abbondanza si nasconde un dubbio sempre più condiviso tra genitori ed educatori: tutti questi giochi sono davvero utili? Oppure il troppo rischia di soffocare la qualità del gioco e lo sviluppo emotivo dei più piccoli? A sollevare la questione è stata, già nel 2017, una ricerca condotta della dottoressa Alexia Metz, docente di terapia occupazionale all’Università di Toledo, che ha dimostrato come riempire le camerette di giocattoli non solo non favorisce la crescita, ma potrebbe addirittura ostacolare la creatività dei bambini.

Meno giochi, più attenzioni

Il punto di partenza dello studio si era basato sull'osservazione del comportamento di 36 bambini tra i 18 e i 30 mesi in due contesti differenti. In una stanza con 16 giocattoli, i piccoli sembravano colpiti dalla cosiddetta "sindrome dell’oggetto luccicante": toccavano velocemente i giochi, affascinati dalle loro forme e colori, ma li abbandonavano in fretta e passavano da uno all’altro senza soffermarsi davvero. Al contrario, in una stanza con solo quattro giochi a disposizione, la situazione cambiava radicalmente. I bambini tornavano più volte sugli stessi oggetti, si sedevano a giocare con più calma e, soprattutto, inventavano usi nuovi e creativi per ciascuna attività ludica.

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"Non si sentivano attratti da altro da esplorare, quindi si concedevano il tempo di capire davvero cosa potesse fare quel giocattolo", ha spiegato Metz in una recente intervista rilasciata a Today.com. I bambini iniziavano a usare lo stesso oggetto in modi differenti: lo martellavano, lo nutrivano, lo nascondevano. Gesti semplici ma fondamentali per lo sviluppo delle abilità cognitive e motorie.

Giocare meglio, non di più

L’aspetto più interessante emerso dalla ricerca riguarda la qualità del gioco. Non solo i bambini con meno giochi giocavano più a lungo, ma anche in maniera più complessa. "Quando c’erano meno giocattoli, il gioco era più ricco", ha sottolineato Metz. Le attività diventavano più articolate, creative, strutturate. Un dato che conferma un’intuizione sempre più condivisa in ambito pedagogico: l’eccesso di stimoli non aiuta i bambini a concentrarsi, ma li distrae, frammenta la loro attenzione e rende più difficile l’esplorazione profonda del mondo.

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L’esperta ha poi invitato a distinguere tra la quantità di giocattoli posseduti e quelli effettivamente a portata di mano. "Potete anche avere centinaia di giochi in casa, purché non siano tutti accessibili nello stesso momento", ha consigliato Metz, suggerendo ai genitori di attuare una specie di turnazione dei giocattoli, custodendone alcuni per poi tirarli fuori a rotazione, così da dare al bambino l’occasione di riscoprirli e apprezzarli con nuovi occhi. Un principio che, oltre a stimolare il gioco consapevole, permette anche di dare valore all’attesa e alla sorpresa, due elementi sempre più rari nell'era digitale dove ogni cosa ci appare sempre a disposizione.

Liberarsi dal senso di colpa

Per molte famiglie, soprattutto quelle con risorse economiche limitate, questa ricerca può portare un messaggio decisamente liberatorio: non è necessario riempire la casa di giochi per offrire un’infanzia felice. Possedere (o avere a disposizione) pochi giocattoli infatti non limita il divertimento dei piccoli, né li priva di esperienze essenziali per la crescita. Anzi, come dimostrato dal lavoro della dottoressa Metz, la sobrietà può favorire un gioco più intenso, più immaginativo, più significativo.

Un concetto condiviso anche dalla dottoressa Carly Dauch, coautrice dello studio, che in occasione della presentazione della ricerca disse chiaramente che "la pressione di avere l’ultimo giocattolo tecnologico" potrebbe finire per offuscare il valore del gioco creativo. Motivo per cui, sia Metz che Dauch continuano ancora oggi a consigliare ai genitori di preferire giochi più semplici, tradizionali, che poi sono quelli che stimolano l’immaginazione e lasciano spazio all’invenzione. E in un tempo in cui il marketing infantile ci bombarda con proposte sempre nuove, riscoprire il potere del "meno" può essere un primo passo per educare bambini più concentrati, creativi e, perché no, anche un po' meno viziati.

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