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Quando la gravidanza diventa un affare pubblico: l’esperta racconta il rischio di perdere l’intimità emotiva

Le future madri sono spesso esposte a pressioni sociali e aspettative esterne che alimentano un clima negativo proprio durante un periodo tanto delicato come la gravidanza. A Fanpage.it, la professoressa Cristina Riva Crugnola, psicanalista docente di Psicologia all’Università di Milano Bicocca, spiega come queste interferenze possano influire sul legame madre-bambino e perché sia importante tutelare la propria intimità emotiva per vivere una maternità più consapevole.
Intervista a Cristina Riva Crugnola
Professore associato di Psicologia presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca e membro ordinario della Società Psicoanalitica Italiana
A cura di Niccolò De Rosa
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Diventare genitori, si sa, è un’esperienza complessa che trasforma radicalmente le loro vite. Ma ciò che spesso si sottovaluta è quanto le pressioni esterne inizino ben prima della nascita del bebè. Già durante la gravidanza, e in particolare per le madri, la società, la famiglia e i social si affollano attorno al pancione con suggerimenti, giudizi e aspettative. In questo periodo così intimo e fragile, si fa strada un tema sempre più rilevante: la necessità di proteggere lo spazio mentale ed emotivo della gestazione dalle interferenze esterne. A parlarne è Cristina Riva Crugnola, docente di Psicologia dinamica all’Università degli Studi di Milano Bicocca, intervistata da Fanpage.it.

Un momento fragile e denso di significati

La gravidanza, in particolare la prima, rappresenta per molte donne una fase carica di rielaborazioni psichiche. È il tempo in cui la futura madre si confronta non solo con i cambiamenti del proprio corpo, ma anche con fantasie, desideri e ricordi legati alla propria infanzia. Un momento che, secondo Crugnola, dovrebbe essere vissuto come uno spazio protetto e privato, in cui il legame con il bambino si costruisce giorno dopo giorno. "Quanto più la mamma riesce a mentalizzare il bambino – racconta – a parlarci, a fantasticare su di esso, tanto più questo favorisce un buon legame post-nascita".

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Eppure, proprio questa dimensione interiore è spesso disturbata da stimoli esterni: commenti, pressioni familiari, aspettative sociali. Si tratta di un intralcio sottile ma pervasivo, che può rendere faticosa un’esperienza già delicata. Secondo Riva Crugnola, tutto questo "perturba la dimensione soggettiva della gravidanza", perché impone una continua spinta portare il proprio vissuto fuori dall'intimità del contesto familiare. Le ecografie pubblicate online, le attese collettive sul sesso del nascituro, i countdown condivisi con amici e follower rischiano di distogliere l’attenzione da ciò che davvero conta: il legame unico che sta nascendo tra i genitori e il loro piccolo.

Il ruolo invadente dei social e dei riti condivisi

In un’epoca in cui tutto si condivide, anche la gravidanza diventa un fatto pubblico. L’uso massiccio dei social, unito a pratiche come i gender reveal, contribuisce a trasformare un momento privato in uno spettacolo aperto al giudizio. Questo appare ancora più evidente quando la futura madre è già una personalità nota: in questi casi, il morboso interesse per qualcosa che dovrebbe restare nell’ambito della sfera privata si trasforma in un’ossessione collettiva, spesso alimentata da toni esasperati. Ne è un esempio il caso denunciato da Aurora Ramazzotti, a lungo bersaglio di insistenti voci su una sua presunta gravidanza e intervenuta, lo scorso aprile, in difesa di Giulia De Lellis, anche lei presa di mira da una folla di curiosi pronti a speculare su un’eventuale dolce attesa.

L'attacco social di Aurora Ramazzotti contro i gossip che anticipano la gravidanza
L'attacco social di Aurora Ramazzotti contro i gossip che anticipano la gravidanza

Quando i consigli diventano pressioni

Un altro elemento di disturbo è rappresentato dal confine, spesso labile, tra l'importante supporto su cui ogni genitore vorrebbe contare e l'ingerenza che finisce per alimentare dubbi e tensioni. In Italia, dove il peso delle famiglie d’origine è ancora molto forte, capita frequentemente che i suggerimenti – spesso mossi da buone intenzioni – diventino imposizioni. Per la futura madre, discernere ciò che è utile da ciò che è invadente può non essere semplice. Come spiega Riva Crugnola, "la donna incinta ha fisiologicamente bisogno di appoggiarsi a figure materne nelle quali identificarsi", come la madre o la suocera. Tuttavia, è essenziale che questo sostegno risponda ai bisogni reali della gestante e non si trasformi in un fardello emotivo.

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Anche l'enorme mole di informazioni accessibili online o nei gruppi WhatsApp dedicati alla genitorialità possono generare confusione. Tra raccomandazioni contraddittorie e pareri non richiesti, si amplifica infatti un senso di inadeguatezza che spesso sfocia in ansia o senso di colpa.

Trovare un equilibrio (e dei confini)

Come può, allora, un genitore – soprattutto la madre – proteggere sé stesso da queste interferenze? La risposta non è univoca, ma passa per la consapevolezza del valore privato della gravidanza. "È importante tutelare questa fase – ribadisce la docente – evitando di esternare tutto ciò che accade, per concentrarsi sulla relazione col bambino".

In alcuni casi, porre limiti espliciti può essere una strategia utile: dire chiaramente a parenti e amici quali argomenti non sono in discussione, quali spazi emotivi vanno rispettati. In situazioni più difficili, dove il rapporto con la famiglia è segnato da dinamiche conflittuali o da vissuti irrisolti, può invece essere d’aiuto  un supporto psicologico da parte di un professionista. Una consultazione psicologica, suggerisce Riva Crugnola, può aiutare i futuri genitori a "scoprire le proprie risorse interne" e affrontare con maggiore serenità questo passaggio cruciale.

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