Quali sono le manovre salvavita che ogni genitore dovrebbe imparare secondo l’esperto

Di fronte a un'emergenza con un bambino, ogni secondo conta. Saper riconoscere i primi segnali di soffocamento – una delle cause incidentali di mortalità più frequenti tra i piccoli – e intervenire con rapidità e correttamente, prima ancora di chiamare i soccorsi, può significare la differenza tra la vita e la morte. Per un genitore, apprendere le manovre base – disostruzione e rianimazione cardiopolmonare (RCP) – è una competenza fondamentale. Marco Squicciarini, medico e coordinatore dell’attività formativa BLSD del Ministero della Salute, lo sottolinea chiaramente: "Informarsi su fonti attendibili, o, ancora meglio, frequentare un corso con professionisti certificati, è importante per qualsiasi adulto, perché questo consente di riconoscere un caso di soffocamento e intervenire prontamente", ha spiegato a Fanpage.it.
Come capire se un bambino sta soffocando
Prima ancora di conoscere le manovre per intervenire in caso di pericolo, un genitore dovrebbe essere in grado di capire quando una situazione sta degenerando in un'emergenza. Come sottolineato da Squicciarini, esistono infatti alcuni segnali inequivocabili che fanno capire ai presenti quando un bambino sta soffocando.

Nei lattanti (0–12 mesi), che ancora non parlano e hanno una mobilità limitata, cambio di colore viso – labbra e guance possono diventare prima rosse, poi blu‑scure in pochi secondi – e si manifesta una chiara difficoltà respiratoria. Nei bambini sopra un anno, invece, i due segnale universali che denunciano una situazione di soffocamento sono il classico segno delle mani portate al collo – gesto istintivo per indicare l’ostruzione – e l'incapacità di tossire o parlare. A tal proposito, l'esperto ricorda di non commettere un errore molto comune tra chi non conosce l'ABC dell amnovre salvavita:
"Non intervenite se il bambino tossisce: che tossisca pure, significa che l'aria sta passando! Solo quando smette, segno che l'ostruzione è completa, va iniziata la manovra. In caso contrario si potrebbe addirittura peggiorare la situazione".
Cos'è la manovra di disostruzione pediatrica
Squicciarini ricorda come esistano protocolli specifici calibrati per età:
- Lattanti (0–12 mesi): posizionare il bimbo a pancia in giù sulle gambe del soccorritore, con testa più bassa del corpo. Cinque pacche decise tra le scapole, mantenendo la mandibola. Se il corpo estraneo non fuoriesce, si deve girare il lattante ed eseguire cinque compressioni toraciche – centrali, tra le linee medio‑clavicolari, 1/3 della profondità del torace. Alternare pacche e compressioni fino all’espulsione o alla perdita di coscienza.
- Bambini oltre 1 anno: si utilizzano le pacche tra le scapole e poi le compressioni addominali. Queste ultime si praticano posizionandosi dietro al bimbo, circondandolo con le braccia, e chiudendo le mani a pugno, con il pollice all'interno, e posizionandole tra l'ombelico e lo sterno del piccolo. A questo punto si deve comprimere con forza verso l'alto per cercare di espellere il corpo estraneo . Attenzione a non praticare compressioni addominali nei lattanti, per evitare lesioni interne.
Anche in questo caso, Squicciarini tiene a sottolineare un errore molto comune e che andrebbe sempre evitati: "Mai mettere il dito in bocca al bambino. Il dito può spingere il corpo estraneo più in profondità".

Cos'è e come si fa la rianimazione cardiopolmonare (RCP)
Se il bambino perde conoscenza e non respira, a quel punto scattano le manovre di rianimazione cardiopolmonare (RCP), pensate per gestire sia l'arresto respiratorio che quello cardiaco. Squicciarini ricorda l’origine della RCP, unievoluzione del lavoro del dottor henry Heimlich che diede il nome alla celebre manovra: compressioni toraciche abbinate alla ventilazione, con modalità diverse per età.
- Lattanti: due dita al centro del torace (1/3 profondità), ritmo 100–120 compressioni al minuto, alternati a due insufflazioni.
- Bambini più grandi: usare una o due mani (in base alla corporatura), stessa profondità, ritmo, e rapporto compressioni/insufflazioni.
L’importanza della prevenzione
Prevenire è meglio che curare, ma Squicciarini fa una distinzione tra prevenzione primaria e primaria. La prima consiste nel riconoscere oggetti e alimenti pericolosi, seguendole linee guida del Ministero della Salute. Ad esempio, evitarne la forma e consistenza potenzialmente ostruenti (semi, ciliegie intere, wurstel, noccioline) quando i bambini sono in età vulnerabile. La prevenzione secondaria, invece invece con l’apprendimento delle manovre: sapere cosa fare se il peggio accade.
Per Squicciarini è dunque fondamentale che ogni genitore segua un corso adeguato presso un centro accreditato 118, con training pratico su manichini pediatrici, per poter acquisire la giusta competenza in materia. Frequentare solo lezioni teoriche o video è infatti insufficiente: serve ripetizione per trasformare la conoscenza in reazione automatica, indispensabile nei momenti di stress o panico.