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Perché un’ex-infermiera ha consigliato di insegnare ai figli a dire parolacce per tutelare la loro sicurezza

Un’ex paramedica australiana ha raccontato di aver insegnato ai figli di imprecare se un estraneo tenta di afferrarli: un modo per attirare l’attenzione dei passanti e distinguere il pericolo da un normale capriccio. L’idea, nata dall’esperienza sul campo, ha però diviso i genitori tra chi teme confusione e chi , invece,la considera una strategia efficace per la sicurezza dei bambini.
A cura di Niccolò De Rosa
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Un'ex paramedica australiana, oggi divulgatrice sui temi della sicurezza infantile, ha sollevato un acceso dibattito con un suggerimento insolito: insegnare ai bambini a imprecare se qualcuno cerca di afferrarli. Nikki Jurcutz, fondatrice della pagina Instagram Tiny Hearts Education, ha spiegato che dietro a questa scelta c'è una strategia precisa: attirare immediatamente l’attenzione dei passanti e distinguere un'aggressione da un normale capriccio.

La logica dietro allo "strappo alla regola"

Jurcutz, che su Instagram ha recentemente postato una serie di consigli per salvaguardare l'incolumità dei bambini (dal divieto di mangiare in auto per ridurre il rischio di soffocamento, alla necessità di stare lontano dai cani di grossa taglia), ha suggerito ai genitori d'insegnare ai figli a gridare "I don't f**ing know you!" ("Io non ti conosco, ca**o"), per proteggersi dai malintenzionati. Per Jurcutz, infatti il linguaggio colorito fa immediatamente scattare una reazione istintiva negli adulti: "Siamo abituati a sentire bambini piangere o strillare, ma non a sentirli imprecare: è qualcosa che cattura subito l’attenzione", ha spiegato.

Non tutti, però, hanno condiviso questo approccio. Alcuni genitori temono che insegnare a imprecare possa confondere i figli, rendendo difficile distinguere quando sia appropriato usare certe parole. "Non riuscirei a spiegare ai miei bambini che possono dirlo solo in una situazione di pericolo", ha commentato una madre, preferendo alternative più "pulite" come "vattene, non ti conosco". Altri ancora hanno proposto di gridare "Al fuoco" per ottenere la stessa reazione d'allarme, senza però scadere nel linguaggio volgare. C'è poi chi ha sollevato dubbi sull'età in cui introdurre un simile consiglio, chiedendosi se bimbi molto piccoli siano in grado di comprenderne il contesto.

Prepararsi all'imprevisto

Jurcutz, però, ha insistito sull'importanza di preparare i figli a reagire d'istinto in caso di emergenza. Per questo, in un video successivo, ha detto di esercitarsi con loro a ripetere la frase d'emergenza. "Se un bambino non è stato addestrato a farlo, nel momento critico potrebbe restare paralizzato", ha ribadito. A supporto della sua tesi cita i dati delle Nazioni Unite: i minori costituiscono il 38% delle vittime di tratta nel mondo. "I bambini hanno solo pochi secondi per reagire: diamogli le parole giuste, pratichiamo lo scenario", ha ribadito.

Se però da un lato c'è chi teme che i bambini possano approfittare della situazione per prendersi qualche licenza di troppo sul linguaggio – "Posso già immaginare mio figlio urlarlo per scherzo a un passante innocente" – dall'altro diversi genitori hanno riconosciuto la validità dell'idea, ritenendola utile e intelligente.

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