Perché non bisognerebbe mai chiedere ad una donna se è incinta? La spiegazione della psicologa

Se esistesse davvero un galateo delle buone maniere da rispettare sempre quando ci si approccia alle altre persone e alle loro vite, siano questi parenti, amici di sempre o sconosciuti, la prima domanda da evitare sarebbe: "Ma sei incinta?"; la seconda: "Quando lo fai un figlio?". Si tratta di quesiti all'ordine del giorno, che il recente annuncio della gravidanza di Giulia De Lellis, da parte del settimanale "Chi", avvenuto prima che l'influencer decidesse come e quando deliziarci con quella che oggi sappiamo essere per lei una lieta novella, ha portato alla ribalta.
Con la psicologa Maria Isabella Robbiani, psicoterapeuta specializzata in accompagnamento perinatale e PMA e Presidente del Movimento Italiano Psicologia Perinatale (MIPPE), abbiamo analizzato i motivi che portano le persone ad interessarsi al corpo delle donne come fosse il proprio, ripassando quel dizionario delle buone maniere che, soprattutto quando si tratta di argomenti delicati e personali, come la gravidanza, non si dovrebbe mai lasciare nel dimenticatoio.

Domandare a una donna se è incinta, anche se è ormai evidente, ma lei non lo ha ancora annunciato, è una buona pratica?
No, perché queste domande spesso fatte con gentilezza, al fine di rompere il ghiaccio e dimostrare interesse per la condizione della donna che si ha dinnanzi, toccano un terreno intimo e a volte molto delicato e doloroso. Può accadere che nonostante l'aumento di peso che può rendere evidente la gestazione, la donna non sappia ancora bene come andrà la gravidanza, perché magari ha vissuto un precedente aborto spontaneo e ora preferisce aspettare a dare la notizia. Una domanda del genere può aprire vecchie o recenti ferite o impedire alle donne di dare la comunicazione quando e come davvero desiderano.
Se la donna non è incinta ma il suo corpo ha cambiato forma abbastanza di recente, ricevere domande riguardo una possibile gravidanza cosa può comportare a livello psicologico?
Io credo che il corpo delle donne sia sempre sotto esame, infatti che cambi o resti uguale è sempre soggetto a commenti, ipotesi e domande. Per questo un gonfiore, l'aumento di peso, la stanchezza portano le persone ad arrogarsi il diritto di fare congetture su una eventuale gravidanza, tramite domande non solo invadenti, ma anche offensive nel caso in cui la donna avesse semplicemente preso peso. Il corpo delle donne cambia per molteplici ragioni, come quello di tutti gli esseri umani, esistono i disturbi ormonali, metabolici o psicologici e sentirsi fraintese o giudicate per il proprio corpo è tremendo.
Perché ancora oggi le persone si arrogano il diritto di chiedere alle donne che si trovano da tempo in una relazione stabile: "allora quando lo fai un figlio?"?
Perché c'è ancora l'idea che una donna, per essere completa, debba mettere al mondo dei figli. Si tratta però di una narrazione che non rispetta la libertà individuale di ciascuna donna. Ci sono persone che scelgono consapevolmente di non diventare genitori, e che sono stanche di rispondere a queste domande. La presenza di una relazione stabile non implica che l'idea di realizzazione e felicità della coppia sia allargare la famiglia, tante volte non implica che la coppia, pur volendo, possa avere dei figli.
Una volta che si riceve per l'ennesima volta questa domanda, come si potrebbe rispondere in modo da educare parenti e amici e forse la società tutta?
Bisognerebbe prima che la società imparasse a coltivare una forma di gentilezza meno invadente, non è necessario sapere per forza tutto di tutti, bisognerebbe allenarsi piuttosto a chiedere agli altri come stanno davvero, lasciando spazio all'ascolto autentico, anziché alla curiosità travestita da affetto. Il rispetto passa proprio attraverso il silenzio, la sospensione del giudizio e la capacità di accogliere senza invadere.
L'interlocutore deve anche imparare ad accettare la stizza delle donne a cui ha posto una domanda scomoda?
Certo, anche se le donne non la manifestano apertamente, cercando di rimanere neutrali dinnanzi a queste domande che invece non sono mai neutrali. È davvero meglio stare nel dolore, nell'attesa silenziosa, nelle scelte profondamente personali, cominciando dall'ascolto dell'altro, non dalla curiosità. Un'altra cosa molto importante è imparare a non presumere, dal momento che il corpo e le scelte di una donna non sono e non devono essere argomento di discussione pubblica.