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Perché i futuri padri dovrebbero fare molta attenzione alle microplastiche: la scoperta in uno studio

Un nuovo studio rivela che l’esposizione paterna alle microplastiche può causare diabete e disturbi metabolici nei discendenti, soprattutto nelle figlie. Per ora la ricerca si è concentrata sui topi di laboratorio ma gli scienziati ritengono che gli effetti sugli esseri umani siano analoghi.
A cura di Niccolò De Rosa
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Negli ultimi anni le microplastiche sono diventate il simbolo dell’inquinamento moderno: frammenti quasi invisibili, dispersi nell’acqua, nell’aria e perfino nel cibo. Molti studi hanno mostrato come possano raggiungere il nostro organismo, ma una nuova ricerca aggiunge un nuovo (e inquietante) elemento: ciò che entra nel corpo di un padre potrebbe avere conseguenze sulla salute dei suoi futuri figli. È quanto emerge da uno studio condotto dall'Università della California, Riverside, che mette in relazione per la prima volta l’esposizione paterna alle microplastiche con lo sviluppo di disfunzioni metaboliche – inclusi l'eccesso di grasso corporeo e il diabete – nella generazione successiva.

Le microplastiche, frammenti di plastica più piccoli di 5 millimetri generati dalla degradazione di prodotti di consumo e scarti industriali, sono già state rilevate nei sistemi riproduttivi umani. Finora mancava però la prova di un legame diretto tra esposizione paterna e salute della prole. Lo studio, pubblicato sul Journal of the Endocrine Society, crea per la prima volta questo ponte, sfruttando i topolini da laboratorio. L'obiettivo non era osservare il danno di queste minuscole sostanze sui padri, ma capire se l'impatto potesse trasmettersi alla generazione successiva.

I ricercatori hanno quindi alimentato i topi figli con una dieta ricca di grassi, per simulare un'alimentazione occidentale e amplificare eventuali meccanismi metabolici latenti. Una scelta metodologica mirata, poiché i padri avevano invece seguito una dieta normale, in modo da individuare l'eventuale origine ereditaria degli effetti rilevati.

Figlie più vulnerabili: la differenza di genere diventa un fattore di rischio

I risultati hanno sorpreso gli studiosi: le figlie dei topi esposti alle microplastiche hanno sviluppato con maggiore frequenza disturbi metabolici, inclusi i segnali tipici del diabete. Il quadro è differente per i figli maschi, nei quali non è comparsa la patologia diabetica, ma una riduzione significativa della massa grassa. "Le esatte ragioni di questo effetto specifico sul sesso rimangono ancora poco chiare", ha spiegato Changcheng Zhou, professore di scienze biomediche e autore principale. "Nei nostri modelli femminili abbiamo osservato un’attivazione di geni pro-infiammatori e pro-diabetici nel fegato, precedentemente associati alla malattia". In altre parole, è come se la microplastica lasciasse una sorta di "firma" sulle cellule germinali del padre, predisponendo la figlia a reagire in modo più severo a un’alimentazione ricca di grassi. Il figlio maschio, invece, risponde alterando la composizione corporea senza sviluppare un quadro clinico metabolico eccessivamente compromesso.

La firma biologica della plastica

Per comprendere come l’effetto potesse essere trasmesso, il team ha utilizzato una tecnologia di sequenziamento avanzata chiamata PANDORA-seq, identificando nelle cellule spermatiche alterazioni nei piccoli RNA non codificanti. Non è una modifica del DNA, bensì dei “regolatori”, simili a dimmer che modulano l'intensità dei geni. Una forma di eredità epigenetica che non sovrascrive il codice genetico, ma lo orienta. È una scoperta che gli autori hanno definito "una nuova frontiera della salute ambientale". Parole che Zhou sintetizza così: "L’impatto dell’inquinamento plastico non si limita all’individuo esposto. Può lasciare un'impronta biologica che condiziona le generazioni future".

Il team ora guarda oltre e stando a quanto comunicato dalla stessa Università della California, Riverside, il prossimo passo sarà studiare se anche un'esposizione materna produca rischi analoghi e come mitigare gli effetti. Pur trattandosi di una ricerca su modelli animali, le implicazioni umane sono evidenti, soprattutto in un mondo saturo di plastica. "Gli uomini che stanno pianificando di diventare genitori dovrebbero considerare di ridurre l'esposizione alle microplastiche per proteggere sé stessi e i loro futuri figli", ha aggiunto Zhou.

Come diminuire i contatti con le microplastiche

Sfuggire alle microplastiche non è semplice, anche perché queste particelle si trovano negli oggetti intorno a noi e persino nel cibo che mangiamo. Rivedere alcune abitudini può però contribuire a ridurre le occasioni di contatto. Nel 2024 la Società Italiana di Medicina Interna ha pubblicato un breve memorandum dove vengono indicati alcuni utili accorgimenti, come limitare l'uso di prodotti monouso, privilegiando contenitori e borracce in acciaio, vetro e borse in tessuto, o scegliere abiti in fibre naturali, evitando i sintetici della fast fashion che rilasciano particelle invisibili. Anche ridurre al minimo l'acquisto di cibi confezionati in imballaggi e contenitori di plastica e dotarsi di un sistema di filtraggio dell'acqua può aiutare a diminuire l'esposizione a queste sostanze dannose.

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