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Perché i bambini piccoli si ammalano di più nella stagione influenzale: lo studio sul sistema immunitario

Una nuova ricerca statunitense conferma che i bambini tra i tre e i cinque anni sono i più esposti ai virus respiratori. Nel periodo tra novembre 2022 e maggio 2023, oltre il 90% dei piccoli in età prescolare ha infatti avuto almeno un’infezione con febbre. raffreddore o tosse. Per gli esperti si tratta di un fenomeno fisiologico poiché il sistema immunitario dei piccola, ancora in costruzione, si deve “allenare” a riconoscere e combattere nuovi patogeni.
A cura di Niccolò De Rosa
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Una nuova ricerca americana ha confermato ciò che molti genitori sospettano già da molto tempo. I bambini più piccoli, soprattutto tra i tre e i cinque anni, sono i più esposti ai virus respiratori e quelli che si ammalano con maggiore frequenza. Lo studio, pubblicato sulla rivista Pediatrics, è stato condotto negli Stati Uniti su oltre 800 studenti e membri del personale scolastico e ha rilevato che oltre il 90% dei bambini in età prescolare ha avuto almeno un'infezione virale tra l'autunno, ossia la stagione che ogni anno inaugura il periodo influenzale, e la successiva primavera.

I più piccoli restano i più vulnerabili

L'indagine ha rilevato come i bambini più piccoli rappresentino l'obiettivo ideale per i virus di raffreddore e influenza che iniziano a circolare con l'arrivo della brutta stagione. Con l'abbassamento delle temperature, i bimbi cominciano infatti a passare molto meno tempo all'aria aperta e negli spazi chiusi di una classe scolastica (o di un asilo) gli agenti patogeni hanno gioco molto più facile nel contagiare i loro piccoli ospiti.

Secondo la pediatra Jennifer Goldman, che ha coordinato lo studio, i bambini piccoli possono contrarre fino a dieci infezioni respiratorie in un solo anno, poiché il loro sistema immunitario "è ancora in fase di apprendimento". I dati raccolti tra novembre 2022 e maggio 2023 hanno infatti rilevato un virus respiratorio nel 92% dei bambini tra i tre e i cinque anni aveva un virus respiratorio rilevato, contro l'86% dei ragazzi delle scuole medie e il 77% degli studenti delle superiori. In generale, più dell'85% di tutti i partecipanti allo studio – sia bambini che adulti – è risultato positivo almeno una volta a un virus respiratorio, e oltre l'80% ha riportato episodi di malattie acute delle vie aeree. Anche tra il personale scolastico, il tasso di infezione è stato alto: circa tre su quattro hanno dichiarato di aver avuto almeno un episodio di malattia respiratoria nel periodo analizzato.

influenza stagionale
Immagine di repertorio

I virus più diffusi: raffreddore, coronavirus stagionali e un po' di Covid

Le infezioni più comuni rilevate dallo studio erano quelle tipiche della stagione autunnale e invernale. Il rinovirus, responsabile del classico raffreddore (il nome scientifico della malattia degli starnuti è infatti "rinite"), è stato individuato nel 65% dei casi, mentre i vari coronavirus stagionali – diversi dall'ormai famigerato SARS-CoV-2 – sono stati riscontrati nel 30%. Il virus che causa il Covid-19, invece, è comparso nel 15% dei partecipanti. Per gli autori della ricerca, simili dati hanno offerto un utile punto di riferimento per comprendere meglio l'incidenza delle diverse tipologie di virus respiratori negli ambienti scolastici, ossia il contesto in cui la trasmissione è inevitabilmente facilitata dalla vicinanza, dal contatto quotidiano e dalle difficoltà dei più piccoli a rispettare regole igieniche complesse.

Un sistema immunitario in costruzione

Le frequenti infezioni dei primi anni di vita, hanno spiegato gli scienziati, non devono però essere intese necessariamente come un segnale di fragilità. Al contrario, fanno parte del naturale processo di "allenamento" del sistema immunitario, poiché ogni "incontro" con un virus aiuta l'organismo a riconoscere e combattere lo stesso patogeno qualora si ripresentasse in futuro. Con la crescita, infatti, la frequenza delle infezioni diminuisce progressivamente, fino a stabilizzarsi durante l'adolescenza. Non c'è dunque bisogno di preoccuparsi troppo, ribadiscono gli esperti, se durante i mesi autunnali e invernali i bambini si trovano spesso allettati con tosse, febbre e naso colante. L'importante è mantenere un dialogo continuo con il pediatra e affidarsi alle sue indicazioni per le eventuali cure, evitando rischiosi fai-da-te.

Buone pratiche come il lavaggio frequente delle mani, l'abitudine di tossire nel gomito e la corretta igiene degli ambienti restano invece strategie semplici ma efficaci per contribuire a ridurre il rischio di contagio. Anche un'alimentazione equilibrata, una buona qualità del sonno e la vaccinazione antinfluenzale aiutano a ridurre il rischio di infezioni o a limitarne la gravità.

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