Perché i bambini adorano il cibo spazzatura e come convincerli a mangiare più sano: i consigli dell’esperto

Bastano pochi minuti davanti alla tavola per rendersene conto: molti bambini oggi sembrano nutrirsi quasi esclusivamente di cereali per la colazione, crocchette di pollo e snack a lunga conservazione. Un copione fin troppo comune, che non riguarda solo l’Australia. È proprio da qui che parte la riflessione del professor Nick Fuller, ricercatore dell’Università di Sydney e autore di un saggio sulla salute alimentare in famiglia, che sul sito The Conversation ha spiegato perché i cibi ultra-processati dominano la dieta infantile e, soprattutto, come i genitori possono contrastare questa abitudine ormai radicata.
Troppi cibi industriali nella dieta dei bambini
I cibi processati sono quelli che hanno subito modifiche rispetto allo stato naturale: una categoria ampia, che include pratiche utili come la pastorizzazione del latte, ma anche i prodotti ultra-processati, ossia quelli realizzati con procedimenti industriali e arricchiti di zuccheri, sale, grassi, aromi e coloranti artificiali. Secondo Fuller, il problema è che questi alimenti non solo offrono scarso valore nutrizionale, ma costituiscono una quota crescente dell’alimentazione dei bambini. In Australia, ad esempio, un recente studio comparso sulla rivista Pediatric Obesity ha dimostrato come i cibi ultra-processati rappresentino circa un terzo dell’apporto energetico giornaliero. Non si tratta solo di fast food, patatine e merendine, ma anche di prodotti “mascherati” da salutari, come yogurt aromatizzati o muffin confezionati.

Perché i bambini amano il cibo spazzatura
Le ragioni sono molteplici, e spesso affondano le radici nella biologia. Gli alimenti ultra-processati sono progettati per attivare i circuiti del piacere nel cervello, grazie all’elevato contenuto di zuccheri, sale e grassi. Si tratta di una risposta evolutiva: i nostri antenati erano programmati per cercare cibi ricchi di energia per sopravvivere in ambienti ostili. A ciò si aggiunge la cosiddetta "fase dei capricci alimentari", che colpisce circa un bambino su due. Si tratta di un’altra strategia evolutiva, che portava i piccoli a diffidare degli alimenti nuovi – potenzialmente tossici – e a preferire quelli già noti e dall’aspetto rassicurante. Non a caso, molti dei cibi prediletti dai bambini sono chiari, morbidi, poco saporiti e simili, anche cromaticamente, al latte materno. Infine, c’è l’influenza del marketing, sempre più mirato: dai video su YouTube agli scaffali dei supermercati, i bambini sono bombardati da messaggi che promuovono snack e cibi confezionati. Un bombardamento che li spinge a chiedere con insistenza proprio quei prodotti.
Gli effetti sulla salute
Il consumo abituale di cibi ultra-processati può avere conseguenze importanti. Innanzitutto, riduce l’assunzione di alimenti sani, come frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre, provocando carenze nutrizionali fondamentali per la crescita. In secondo luogo, favorisce il sovrappeso e l’obesità infantile, poiché questi alimenti sono spesso ricchi di calorie, ma poveri di fibre e micronutrienti, e tendono a essere consumati senza attenzione alle quantità.

Infine, una dieta squilibrata aumenta il rischio di malattie croniche in età adulta, come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e persino alcuni tipi di tumore. Tuttavia, avverte Fuller, non tutto è perduto: "Cambiare abitudini è difficile, ma non impossibile. Anche in età scolare è possibile correggere la rotta e promuovere uno stile di vita più sano".
Le buone abitudini da coltivare a tavola
Ma come si può, concretamente, favorire un’alimentazione più sana? Fuller propone una serie di strategie basate su dati scientifici. Mangiare insieme, ad esempio, è fondamentale: i pasti in famiglia rappresentano un momento per dare il buon esempio, condividendo lo stesso cibo e mettendo da parte i dispositi

vi elettronici, assolutamente vietati quando si mangia. Altro passo cruciale è l’introduzione graduale dei nuovi alimenti. I bambini hanno bisogno di assaggiare un cibo tra le otto e le dieci volte prima di accettarlo. Importante è non forzarli e non usare il dessert come premio, perché questo meccanismo rinforza l’idea che i dolci siano più desiderabili.
Fuller consiglia anche di modificare con creatività i piatti preferiti, per esempio usando legumi al posto del macinato nella pasta al ragù, oppure inserendo verdure grattugiate nelle salse per dare consistenza e sapore. Anche giocare con colori, forme e consistenze può rendere i pasti più interessanti, così come organizzare picnic o cambiare ambiente per mangiare.
Una parte essenziale del cambiamento passa poi dall’educazione alimentare, calibrata sull’età. I più piccoli possono essere coinvolti nella raccolta o nella preparazione di ortaggi, mentre i più grandi possono scoprire i benefici dei singoli alimenti. "Il pesce – spiega Fuller – contiene un tipo speciale di grasso chiamato omega-3, che ci rende più intelligenti". Infine, è utile coinvolgere i bambini in cucina: scegliere insieme le ricette, mescolare, impastare, tagliare (se possibile) e contribuire alla preparazione li rende più propensi ad assaggiare ciò che hanno cucinato. Il cambiamento sicuramente richiederà tempo – almeno due/tre mesi per costruire una nuova abitudine – ma per l'esperto i benefici saranno duraturi.