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Perché far annoiare i bambini in estate potrebbe essere una buona idea: la nuova moda del “kid rotting”

Stanchi di dover programmare ogni minuto della giornata, sempre più genitori stanno scegliendo di non riempire l’estate dei figli con campi estivi e attività organizzate, riscoprendo il valore del tempo libero e della spontaneità. Questa tendenza che affonda le radici nella nostalgia delle estati anni “di una volta” si chiama “Kid Rotting” e potrebbe trasformare le vacanze dei più piccoli in un’occasione di crescita, anche attraverso il sempre sottovalutato potere della noia.
A cura di Niccolò De Rosa
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C’è un nuovo vento che soffia tra i genitori cresciuti tra gli anni ’80 e ’90, un vento che mescola nostalgia e desiderio di cambiamento, e che si oppone all’iper-organizzazione dell’infanzia che ha segnato molte famiglie occidentali negli ultimi anni. Famiglie sempre in corsa, pronte a riempire le giornate dei figli di impegni e attività anche quando le scuole sono chiuse, nella convinzione che tenerli costantemente occupati potesse offrire loro maggiori competenze e, con esse, migliori prospettive per il futuro.

Oggi, invece, sempre più madri e padri scelgono di non pianificare ogni minuto delle vacanze dei propri figli con campi estivi, corsi o attività extra, preferendo lasciare spazio a un’estate più lenta, spontanea e – perché no – anche un po’ noiosa. Un ritorno alle vacanze di una volta, fatte di pomeriggi assolati, biciclette, piscine di quartiere e ore libere da gestire in autonomia, e che porta un nome singolare: Kid Rotting. A raccontare questa nuova tendenza – nata negli Stati Uniti ma facilmente applicabile anche al contesto italiano – è stato il New York Times, che ha acceso i riflettori su un fenomeno in rapida espansione e che potrebbe fornire ai genitori che possono permettersi di incastrare gli impegni lavorativi con i compiti di cura un approccio alternativo per gestire l'estate dei propri piccoli.

La stanchezza da "planning"

Negli ultimi anni, l’estate dei bambini è diventata un vero e proprio rompicapo logistico per le famiglie: trovare il campus o il corso giusto, iscriversi in tempo, incastrare turni e settimane con le ferie dei genitori. I centri estivi più ambiti – spesso costosissimi – si riempiono in pochi minuti e mamme e papà si trovano a scervellarsi per trovare qualcosa da fare al proprio ragazzo per evitare che passi tutta l'estate a bighellonare o fissare uno schermo. Negli ultimi tempi però, i genitori che hanno la fortuna di poter lavorare da remoto o di usufruire di orari flessibili hanno iniziato a porsi una domanda quasi provocatoria: "E se mio figlio non facesse nulla quest’estate?".

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Questa nuova filosofia è stata ribattezzata con due nomi curioso: wild summer, "estate selvaggia" o il già citato kid rotting, una locuzione che descrive la prartica di lasciar bonariamente "marcire" (dall'inglese to rot) i bambini nel loro tempo libero. Ciò ovviamente non significa abbandonarli agli schermi o ignorarli per tre mesi, ma concedere loro lo spazio per annoiarsi, esplorare, creare giochi, inventare mondi. Un po’ come accadeva in passato, quando si usciva al mattino e si tornava solo all’ora di cena, senza che un adulto supervisionasse ogni minuto. E secondo le testimonianze raccolte dal New York Times, è proprio in questi momenti che i bambini imparano a conoscere sé stessi, ad ascoltare i propri desideri e a sviluppare autonomia e creatività.

La noia come competenza

La noia, da sempre vista con sospetto dagli adulti, torna invece al centro come elemento positivo. Lasciare che un bambino si annoi, oggi, significa offrirgli la possibilità di sviluppare resilienza, capacità di iniziativa, immaginazione. Come sottolineano alcuni pedagogisti, un’estate senza impegni può essere molto più formativa di una piena di corsi strutturati. Anche perché, a ben vedere, perfino nei campi estivi – dove tablet e telefoni sono spesso banditi – la noia è prevista: è parte dell’esperienza.

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Naturalmente, non tutte le famiglie possono permettersi un’estate senza campi. Molti genitori lavorano a tempo pieno e hanno bisogno di una copertura quotidiana affidabile. Tuttavia, il messaggio che emerge è chiaro: non c'è biusogno di trasformare ogni vacanza in un progetto educativo o in un’occasione per "migliorare" i bambini. A volte, stare seduti su una panchina a fare mucchietti di bastoncini può essere tutto ciò di cui hanno davvero bisogno.

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