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Per la prima volta al mondo i bambini obesi superano quelli sottopeso: l’allarme Unicef

Secondo l’ultimo report diffuso dall’Unicef, l’obesità infantile riguarda ormai un bambino su dieci nel mondo. Dal 2000 i casi sono triplicati, superando il problema del sottopeso. Cibi ultra-processati e marketing aggressivo spingono infatti le famiglie e i loro figli a seguire diete poco sane, con gravi rischi per la salute e costi economici enormi. Gli autori dell’indagine: “Servono urgenti politiche per tutelare i più piccoli”.
A cura di Niccolò De Rosa
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Nel mondo, un bambino su dieci nella fascia d'età tra i 5 e i 19 anni vive in una condizione di obesità e, per la prima volta nella Storia, i minori con problemi di peso eccessivo risultano più numerosi di quelli denutriti e sottopeso. A lanciare l'allarme è l'Unicef con il rapporto "Feeding Profit: How Food Environments are Failing Children" che, dopo aver raccolto i dati provenienti da oltre 190 Paesi, ha fotografato un cambiamento radicale nello stato nutrizionale delle nuove generazioni, con oltre 188 milioni di bambini nel mondo che già in giovane età rischiano di sviluppare patologie croniche come il diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e alcuni tipi di tumore.

"Quando parliamo di malnutrizione non ci riferiamo più soltanto a bambini sottopeso", ha spiegato la direttrice generale dell’Unicef Catherine Russell. "L'obesità è una preoccupazione crescente che può influenzare la salute e lo sviluppo dei più piccoli. Il cibo ultra-processato sta progressivamente sostituendo frutta, verdura e proteine, proprio mentre la nutrizione gioca un ruolo cruciale nella crescita e nello sviluppo cognitivo e mentale dei bambini”.

Dal sottopeso all'obesità: un’inversione storica

Come mostrato chiaramente dal report, negli ultimi venticinque anni la mappa della malnutrizione si è profondamente trasformata. Nel 2000 quasi il 13 per centodei bambini e adolescenti tra 5 e 19 anni risultava sottopeso. Oggi quella quota è invece scesa al 9,2%. Un miglioramento apparente, che però nasconde un dato allarmante: nello stesso periodo, infatti, l'obesità è triplicata, passando dal 3 al 9,4 per cento e portando i tassi di obesità a superare quelli di sottopeso in tutte le regioni del mondo a parte l'Africa sub-sahariana e l'Asia meridionale. In altre parole, il pianeta sembra aver molto ridotto il problema della scarsità di cibo, ma si trova ora ad affrontare una nuova e complessa sfida relativa alla qualità (e alla quantità) degli alimenti consumati.

obesità bambini

I numeri dell'epidemia

Secondo l'Unicef, sono complessivamente 391 milioni i bambini e gli adolescenti che risultano in sovrappeso, e quasi la metà di essi rientra nella categoria dell'obesità. La definizione varia in base ad età, sesso e altezza, ma la distinzione è netta, poiché il sovrappeso indica un eccesso rispetto ai parametri di salute, mentre l'obesità rappresenta una forma grave che aumenta il rischio di resistenza all'insulina, ipertensione e malattie potenzialmente letali.

Il fenomeno tocca poi ogni continente, poiché anche nei Paesi nei quali, fino a pochi anni fa, vigevano abitudini e regimi alimentari definibili come "sani", le tavole hanno iniziato a riempirsi di alimenti importati e iper-processati, ricchi di calorie ma poveri di nutrienti. Importanti tassi di obesità si registrano naturalmente nelle nazioni ad alto reddito (in Cile la percentuale di bambini obesi è del 27 per cento, superiore persino al 21 per cento degli Stati Uniti), anche se le fasce di popolazioni più colpite dal problema sono quelle che dispongono di limitate risorse economiche e sociali.

Le ragioni dietro al boom di obesi

Nel ricercare le cause dietro a simili numeri, il report Unicef ha puntato il dito in particolare contro il marketing aggressivo dei produttori di snack e cibo da fast food che con campagne martellanti e capillari condiziona pesantemente le scelte alimentari delle famiglie. Un sondaggio citato dall'indagine e condotto su 64mila giovani in 170 Paesi ha ad esempio rivelato che il 75 per cento del campione aveva visto spot di bibite zuccherate e cibi poco salutari nell’ultima settimana e ben il 60 per cento ha ammesso di esserne rimasto influenzato. Persino nei contesti segnati da conflitti, il 68 per cento dei giovani ha dichiarato di essere stato esposto a questo tipo di marketing.

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Costi economici, oltre che di salute

Per gli esperti, le conseguenze di un simile quadro non riguardano solo la salute individuale di bambini e ragazzi. Di questo passo, entro il 2035, il peso economico globale dell'obesità in termini di cure, trattamenti sanitari e investimenti mancati potrebbe superare i 4.000 miliardi di dollari l’anno. Un esempio emblematico arriva dal Perù, dove l'Unicef ha calcolato che i problemi di salute legati all’obesità potrebbero costare oltre 210 miliardi di dollari nell’arco di una generazione. Un peso insostenibile per sistemi sanitari già sotto pressione.

Le risposte possibili

La situazione, insomma, appare molto seria. Alcuni governi stanno però provando a correre ai ripari. Il Messico, dove bibite zuccherate e cibi industriali coprono il 40% delle calorie giornaliere dei bambini, ha ad esempio introdotto il divieto di venderli nelle scuole pubbliche, migliorando l’alimentazione di 34 milioni di studenti. L'Unicef ha dunque chiesto di seguire questo modello, imponendo ai produttori etichette chiare, restrizioni pubblicitarie, tasse sui cibi dannosi e divieti di vendita di junk food negli istituti scolastici.

"In molti Paesi stiamo osservando il doppio fardello della malnutrizione: esistono contemporaneamente bimbi rachitici e obesi. Questo richiede interventi mirati", ha concluso Russel, ricordando come la corretta alimentazione rientri nei diritti fondamentali dell'infanzia. "Ogni bambino deve poter accedere a cibo nutriente e a prezzi accessibili. Urgono politiche che sostengano famiglie e genitori nelle scelte alimentari per il futuro dei propri figli".

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