Papà dice al figlio di fare i piegamenti per aver risposto male alla madre. Il pedagogista: “Non è vera educazione”

Un bambino che risponde alla madre con un commento giudicato irrispettoso, un padre che sceglie un metodo educativo inaspettato e una videocamera che registra tutto. È così che un episodio familiare, apparentemente banale, si è trasformato in un caso virale capace di dividere l’opinione pubblica. Protagonisti sono Katie e Dustin, genitori di quattro figli, e il piccolo Tommy, nove anni. Tutto è iniziato quando Tommy, in uno scatto bizzoso tipico dell'età, ha detto alla madre di "darsi una calmata", un commento che i genitori hanno percepito come irrispettoso. In quel momento, papà Dustin è intervenuto con un metodo di disciplina decisamente insolito.
Senza alzare la voce né arrabbiarsi, l'uomo ha infatti chiesto al figlio di mettersi a terra e fare dei piegamenti. Dopo qualche esitazione, Tommy ha obbedito e ha iniziato a contarli ad alta voce. Finito l'esercizio, padre e figlio si sono seduti a parlare di quanto accaduto, fino a concludere con un abbraccio e le scuse rivolte alla madre. "Un esercizio fisico può aiutare a regolare le emozioni e a ricordare che siamo in grado di controllare il nostro corpo, le nostre parole e le nostre azioni", ha spiegato Dustin.
Dal salotto ai social
La scena, ripresa dalla videocamera di sicurezza interna, è stata rivista da Katie, che ha deciso di pubblicarla online pensando di condividerla solo con amici e parenti. Nel giro di poche ore, però, il video è diventato virale, raccogliendo migliaia di commenti tra (molte) approvazioni e qualche critica. Tanti hanno lodato il gesto del padre, ritenendolo un modo efficace e rispettoso per insegnare le conseguenze delle proprie azioni. Altri hanno invece sollevato alcuni dubbi, temendo che associare lo sport a una punizione possa influenzare negativamente il rapporto dei bambini con l'attività fisica.
Sulla vicenda è intervenuta anche la psicologa dell'educazione, Michele Borba, che sul sito di Fox News ha definito la misura disciplinare "adeguata e mirata", pur criticando la decisione di rendere pubblico il filmato. Per Borba, condividere online un momento così intimo rischia di trasformare l'episodio in una forma di umiliazione.
Il parere del pedagogista
Oltre pericolo di trasformare l'episodio in una piccola gogna mediatica, secondo diversi esperti l'iniziativa cela però anche altre criticità. Intervistato da Fanpage.it, il pedagogista clinico Luca Frusciello ha ad esempio a invitato a leggere l'episodio secondo una diversa prospettiva. "Inutile dire che la strategia sia discutibile", ha premesso, sottolineando però come il contesto culturale americano renda difficile un confronto diretto con la realtà italiana.
Secondo Frusciello, il nodo centrale non è tanto la frase del bambino – "in Italia un preadolescente che dice ‘stai tranquilla’' alla madre è cosa piuttosto frequente"– quanto la dinamica familiare che ne è scaturita. Il pedagogista evidenzia infatti svariate incoerenze educative: "La madre non reagisce, ma interviene il padre. Se la regola è ‘non si parla così a un genitore', deve essere condivisa e generale, non applicata solo da chi ha il potere di farla rispettare". Una disparità che, a suo avviso, rischia di trasformare le regole in qualcosa di soggettivo, arbitrario, e che dunque valgono solo se c'è qualcuno che ha la forza di farle rispettare.

Altro punto critico riguarda poi la natura della punizione. "Un atto riparativo deve essere connesso al gesto da riparare: se rompi un vaso, lo ricomponi. Così il ragazzo mantiene dentro di sé una traccia emotiva e simbolica dell’accaduto. Qui, invece, il padre impone un esercizio fisico che non ha legame con l'offesa". Ne deriva, secondo Frusciello, una dinamica schematica: "madre vittima, figlio colpevole, padre giudice e boia". Una modalità che, pur ottenendo rispetto nell’immediato, non costruisce una vera dimensione etica. "Alla fine il padre chiede al figlio di scusarsi con la madre, ma non si pone lui stesso come parte offesa in quanto genitore. Così rafforza l’immagine di una madre vittima e di un padre governatore".
Il rischio, ha concluso il pedagogista, è quello di crescere un ragazzo incapace di autoregolarsi: "Non lasciamoci ingannare dal fatto che alla fine chieda scusa. La domanda da porsi è: educativamente, cosa voglio ottenere da mio figlio? Se la risposta è il rispetto, il padre lo ottiene. Ma non si valuta mai il dopo, cioè come il ragazzo saprà regolarsi quando sarà lontano dal controllo dei genitori".