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Ora sappiamo perché i bambini amano spaventarsi: che cos’è la paura ricreativa

I bambini amano Halloween e le montagne russe anche (o soprattutto) perché adorano vivere emozioni forti in sicurezza. A dirlo è una ricerca danese condotta su 1.600 bambini che ha rivela come il 93% pratichi attività “spaventose ma divertenti”, per condire il divertimento con il brivido dell’adrenalina. Queste esperienze non servono però solo a intrattenere, ma favoriscono lo sviluppo emotivo, la resilienza e i legami sociali nei più giovani.
A cura di Niccolò De Rosa
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I bambini amano ascoltare storie di fantasmi, vestirsi da mostri durante Halloween e farsi spaventare – ma solo un po' – da immagini terrificanti o esperienze adrenaliniche come un giro sulle montagne russe . Tutte situazioni che fanno battere il cuore più forte, ma che suscitano anche risate e divertimento. Questa combinazione di timore e piacere è la paura ricreativa, un fenomeno ben indagato negli adulti, ma poco esplorato nei più piccoli, che è stato al centro di una recente ricerca condotta da un gruppo di studiosi dell'Università di Aarhus, in Danimarca.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Child Psychiatry & Human Development, ha infatti mostrato non solo he la maggior parte dei bambini prova gusto nel cimentarsi con esperienze "spaventose ma sicure" e che queste non solo sono estremamente comuni, ma giocano anche un ruolo importante nello sviluppo emotivo e sociale dei ragazzi.

Cos'è la paura ricreativa

Tradizionalmente, la paura viene vista come un’emozione negativa, una reazione istintiva di fronte al pericolo. Eppure, gli esseri umani cercano spesso esperienze spaventose per piacere: guardare un film horror, andare sulle montagne russe, raccontarsi storie di fantasmi. È la cosiddetta "recreational fear", la paura ricreativa che, "a dosi controllate", fa provare adrenalina ma anche un certo piacere. Fino a oggi, però, questo fenomeno era stato studiato quasi esclusivamente sugli adulti osu campioni che comprendevano un vasto range d'età. Le ricerche sui bambini si erano concentrate per lo più sugli effetti negativi della paura – come incubi, ansia o stress – trascurando il lato positivo di queste esperienze. Da qui l'idea di un gruppo di ricercatori guidato dalla dottoressa Mihaela Taranu di esplorare come e quanto i bambini cerchino di vivere momenti di paura per puro divertimento. L'obiettivo era quindi tracciare una specie di "mappa delle esperienze di paura ricreativa" durante l’infanzia e l'adolescenza, analizzando il tipo di attività preferite, la loro frequenza e il contesto sociale in cui avvengono.

La paura ricreativa contempla, oltre allo spavento, anche una dose di piacere
La paura ricreativa contempla, oltre allo spavento, anche una dose di piacere

Per farlo, i ricercatori hanno coinvolto 1.600 genitori e caregiver danesi, ognuno dei quali ha risposto a un questionario riferito a un figlio di età compresa tra 1 e 17 anni. Prima di iniziare, i partecipanti hanno seguito un breve esercizio per comprendere il concetto di paura ricreativa. che consisteva nel distinguere tra quelle esperienze solamente spaventose (come un pericolo autentico, che provoca terrore senza alcuna forma di appagamento) e quelle esperienze che invece affiancano allo spavento anche una certa dose di divertimento.

Il questionario comprendeva 19 categorie di attività legate alla paura, individuate attraverso interviste con genitori, bambini ed educatori. Si andava da esperienze più leggere – come essere rincorsi per gioco o fare il solletico – a forme di spavento più intenso, come guardare un film horror o giocare a videogiochi spaventosi. Per ogni categoria, i genitori indicavano quanto il figlio gradisse quell'attività, quanto spesso la praticasse e con chi.

La paura fa parte della crescita

Stando ai risultati ottenuti, il 93% dei bambini ama almeno un tipo di attività "spaventosa ma divertente", mentre il 70% dei bambini prende parte a esperienze di questo tipo almeno una volta alla settimana. Circa uno su cinque lo fa addirittura ogni giorno. Le attività più popolari? Quelle legate alla velocità, all'altezza o alla profondità – come scivoli, altalene o giostre – che offrono un brivido fisico e immediato. Seguono i prodotti d'intrattenimento, come film, serie TV, racconti o videogiochi infarciti di elementi paurosi. Meno gradite, invece, quelle attività che implicano trasgressioni o piccole infrazioni, come violare una regola o sopportare un leggero dolore.

Salire su una montagna russa è un esempio perfetto di paura ricreativa: l’altezza e la velocità possono spaventare, ma l’esperienza adrenalinica finisce per offrire piacere
Salire su una montagna russa è un esempio perfetto di paura ricreativa: l’altezza e la velocità possono spaventare, ma l’esperienza adrenalinica finisce per offrire piacere

Secondo gli autori, però, l'aspetto più interessante emerso dall'indagine riguarda il cambiamento attraverso il corso del tempo nel rapporto con la paura. Nei primi anni di vita, ad esempio, i bambini sperimentano il brivido attraverso il gioco fisico e immaginativo (rincorrersi, nascondersi, fingere di essere mostri ecc..). Dai cinque anni in poi, invece, l'interesse si sposta progressivamente verso le esperienze mediate da schermi e storie (film, videogiochi, racconti di paura). La costante, in ogni fase, resta il piacere del movimento e dell'altezza, anche se la frequenza tende a diminuire con l'età.

Dal terrore al coraggio: un esercizio di crescita emotiva

Questa ricerca conferma ciò che molti genitori osservano ogni giorno: i bambini cercano situazioni “pericolose” non per autolesionismo, ma per mettersi alla prova. Gli esperti spiegano che affrontare una paura in un contesto sicuro permette di sviluppare autocontrollo e resilienza emotiva. Le teorie sul risky play – il "gioco rischioso" – sostengono proprio questo: misurarsi con la paura, quando è gestibile, aiuta i bambini a conoscere i propri limiti e a costruire strategie di autoregolazione, come gestire le emozioni intense, tollerare l’incertezza o reagire con maggiore calma nelle situazioni reali di stress. In altre parole, spaventarsi un po' per gioco può essere un allenamento prezioso per la vita. E non solo sul piano individuale.

Il brivido, confermano gli studiosi, ha infatti anche una funzione sociale. Da piccoli, le esperienze di paura avvengono con i genitori o i nonni, che offrono una base sicura di conforto e supporto, permettendo di trasformare la paura in gioco. Con l'adolescenza, è invece il gruppo dei pari a diventare centrale, con film horror e montagne russe servono a creare fiducia e appartenenza tra i suoi membri. Crescendo, però, aumenta sempre più l'autonomia: dai 10-11 anni in poi i ragazzi cercano da soli il brivido, esplorando rischio ed emozioni in modo indipendente.

Un fenomeno universale, ma con limiti culturali

Lo studio, pur ricco di dati, presenta alcune limitazioni. Innanzitutto, le informazioni raccolte derivano dai racconti dei genitori, non dai bambini stessi. È possibile, dunque, che alcune esperienze restino nascoste – soprattutto quelle che implicano trasgressioni o giochi segreti. Inoltre, la ricerca è stata condotta interamente in Danimarca, un contesto culturale e sociale specifico. In altre culture, le modalità di gioco e il rapporto con la paura possono essere molto diverse. L'obiettivo futuro, hanno sottolineato i ricercatori, sarà ampliare il campo d’indagine, raccogliendo anche le voci dei bambini e includendo realtà culturali più varie.

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