Ogni famiglia parla un dialetto proprio e rafforza il senso d’appartenenza: cos’è il “familetto”

Ogni famiglia custodisce un piccolo tesoro di parole inventate, espressioni bizzarre o soprannomi che all'esterno suonerebbero incomprensibili. I linguisti chiamano questo particolare linguaggio "familetto" (familylect), un vero e proprio dialetto domestico che nasce spontaneamente dentro le mura di casa. Non si tratta solo di giochi linguistici: questo linguaggio privato contribuisce a rafforzare i legami, a creare ricordi condivisi e ad accompagnare i bambini nella scoperta del potere creativo delle parole.
Che cos'è il "familetto" e il ruolo dei bambini
Il familetto è un vero e proprio codice fatto di termini, storpiature infantili, riferimenti a episodi familiari o semplici invenzioni che diventano parte integrante della comunicazione quotidiana. Può nascere da una parola pronunciata in modo buffo da un bambino, da una battuta che fa ridere tutti a tavola o persino da un errore lessicale che finisce per diventare una tradizione, proprio come quando il nonno sbaglia la pronuncia di un vocabolo straniero e l'intera famiglia finisce per adottare quella parola deformata nel proprio vocabolario quotidiano.
La massima esperta di questo affascinante argomento è probabilmente la linguista Cynthia Gordon, autrice del saggio "Making Meanings, Creating Family", che per anni ha studiato i comportamenti linguistici dei nuclei familiari: "Ascoltare le famiglie è come entrare in mondi linguistici del tutto diversi", ha recentemente spiegato sul Washington Post, sottolineando come i più piccoli siano i veri motori del familetto. Nelle loro prime fasi di linguaggio, i bimbi inventano infatti suoni e abbreviazioni che spesso restano nell'uso familiare per anni, talvolta tramandati persino ai nipoti. "Il linguaggio dei bambini è una miniera di neologismi – racconta Gordon – e gli adulti finiscono per adottarli, anche quando i figli sono cresciuti".

Una memoria che resta
Molti familetti resistono al tempo proprio perché racchiudono ricordi. Usare con i propri genitori un termine che si usava da bambini – anche se ormai si è adulti da un pezzo – significa riportare in vita quel momento e goderne insieme i propri cari. Se poi quella stessa parola finisce per essere trasmessa ai figli, allora lo stesso patrimonio di intimità e complicità continuerà a rivivere con loro. Si tratta insomma di un modo per trattenere fasi dell'infanzia che scorrono velocemente, lasciando dietro di sé tracce linguistiche che diventano memoria familiare.
I benefici per la crescita dei bambini
Oltre a rafforzare i legami, il familetto rappresenta anche un'efficiente e istintiva una palestra linguistica, poiché stimola nei bambini la curiosità verso le parole, la capacità di creare associazioni e il piacere di giocare con il linguaggio. In un articolo comparso su National Geographic nel 2021, la linguista Christine Mallinson, ha affermato che il familetto "è il terreno perfetto per sviluppare un amore duraturo per le parole e la comunicazione". Inoltre, nelle famiglie bilingui, il familect permette di conservare preziosi frammenti di eredità culturale, visto anche se i figli non parlano fluentemente una seconda lingua, alcune espressioni entrano comunque nel loro lessico.

Il potere del familetto non si esaurisce però nell'infanzia. Quelle stesse parole possono infatti diventare un collante che permette di sentirsi parte di una comunità unica. Una battuta o un termine inventato può sciogliere le tensioni dopo una lite o ricreare all'istante un clima di intimità tra fratelli ormai adulti. "Ogni volta che si usa un termine del familetto – spiega Gordon – si richiama una storia condivisa, e questo rinsalda il senso di appartenenza".
Si può coltivare il familetto?
Sebbene il familetto nasca in modo spontaneo, i genitori possono favorirne lo sviluppo: raccontando episodi della propria infanzia, ricordando le parole usate dai nonni, o annotando i termini inventati dai figli in una sorta di piccolo dizionario di famiglia. C'è chi lo tiene sul frigorifero, chi lo trasforma in un gioco da tavolo, chi lo tramanda di generazione in generazione. In tutti i casi, diventa un patrimonio invisibile che accompagna la crescita dei bambini e rafforza l'identità familiare.