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“Non forzerò mio figlio a usare il vasino e imparo a ignorare i giudizi altrui”: la lezione di una mamma

Una madre ha recentemente raccontato la scelta di non forzare il figlio di due anni a usare il vasino, dopo aver constatato il suo netto rifiuto. Un’esperienza che apre una riflessione sul rispetto dei tempi individuali dei bambini, tra pressioni sociali, modelli educativi e il rischio di trasformare lo spannolinamento in una fonte di ansia tanto per i piccoli, quanto per i loro genitori.
A cura di Niccolò De Rosa
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La fase dello spannolinamento rappresenta una tappa importante nello sviluppo di un bambino, ma spesso viene vissuto come un appuntamento obbligato, rigidamente scandito da aspettative sociali, linee guida pediatriche e confronti costanti tra genitori. Eppure, ogni bimbo ha delle esigenze e delle tempistiche proprie: che fare dunque se il proprio figlio non è ancora pronto a usare il vasino? È la domanda che si è posta la scrittrice freelance MaryLou Costa, che di fronte al rifiuto netto del suo bimbo di due anni ad abbandonare il pannolino, a ha scelto di fermarsi e riconsiderare il suo approccio.

"Non voglio che un passaggio così importante diventi fonte di ansia e disagio", ha spiegato in un editoriale sul quotidiano britannico Metro. Una decisione che all'inizio ha messo a dura prova le sue riflessioni, ma che alla fine l'ha portata a scoprire una preziosa verità sull'importanza di mettere i bisogni dei piccoli sopra ogni cosa, incluso il desiderio di vedere il proprio figlio rimanere al passo degli altri bambini

Un muro chiamato "No"

Costa ha descritto la routine quotidiana con il figlioletto come un loop senza soluzione di continuità. Ogni tentativo di proporre il vasino si traduceva in un "no" urlato, seguito da fughe, guance arrossate e pianti. Un copione ormai noto, che si ripeteva con la stessa intensità di quando al piccolo veniva chiesto di eseguire compiti sgraditi, come indossare un cappellino per ripararsi dal sole o mangiare la verdura. Dopo l'ennesimo capriccio disperato, Costa ha quindi provato a spostare l'attenzione dal comportamento ribelle alla sua motivazione: per il figlio, sedersi sul vasino era evidentemente diventato motivo di disagio, dunque perché insistere?

Immagine di repertorio
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Ogni bambino ha i suoi tempi

Con il primo figlio, le cose erano andate in modo molto diverso. A due anni, dopo l’asilo, sembrava quasi preferire il vasino alla routine del cambio pannolino. Con pazienza e una certa dose di fortuna, era bastato sfruttare l’abitudine quotidiana e, durante una vacanza estiva, lasciarlo libero senza pannolino. Entro i tre anni era quasi del tutto autonomo. Forte di quell’esperienza positiva, Costa aveva provato a replicare il metodo con il secondogenito, ma dopo un iniziale successo, il bimbo ha iniziato a rifiutare con decisione ogni tentativo di farlo sedere sul vasino. Per la madre, tale presa di posizione è strettamente connessa con il desiderio del figlio di affermare la sua volontà, come se ostinandosi a non modificare le sue abitudini riuscisse a rivendicare la propria autonomia.

Alternative gentili, ma ferme

Pur non abbracciando in toto la filosofia della genitorialità gentile che invita a seguire i segnali del bambino piuttosto che imporre regole rigide, Costa e il marito hanno sempre cercato di offrire scelte e occasioni di apprendimento. Per questo hanno deciso di non obbligare il figlio a sedersi sul vasino, confidando che il bambino, vedendo gli altri membri i membri della famiglia andare in bagno, prima o poi vorrà agire per imitazione. Nel frattempo però, i due genitori continuano a provare tutte per smuovere il piccolo dalle sue posizioni: canzoncine, premi, sticker e perfino qualche incentivo tecnologico, ma nulla ha avuto effetto. Anzi, a complicare le cose, ci ha pensato il fatto che l’asilo frequentato dal bimbo supporta lo spannolinamento solo dopo il passaggio alla classe dei "grandi", limitando la continuità educativa.

La pressione sociale e il senso di inadeguatezza

La decisione di non forzare i tempi ha portato Costa anche a riflettere su ciò che le pesava davvero di questa situazione. La donna si è infatti resa conto che più del mancato raggiungimento di una tappa di crescita da parte del figlio, a pesare come macigni erano i giudizi degli altri genitori. Vedere le altre mamme vantarsi di aver tolto il pannolino a cinque mesi o leggere articoli che mettono in guardia dai bambini che vanno a scuola ancora in pannolino, erano infatti continue picconate alla sicurezza di una madre che si stava convincendo di essere sbagliata. "Tutti questi confronti non fanno altro che farmi sentire inadeguata", ha scritt, denunciando l’ennesima fonte di pressione sulle madri, già giudicate per l’allattamento, il ritorno al lavoro o l’aspetto fisico.

bimbo usa il vasino

Ecco perché, invece di focalizzarsi su ciò che il figlio non fa ancora, Costa ha deciso di resistere alla tentazione di lanciarsi alla disperata ricerca di una perfezione irrealistica, valorizzano ciò che già invece ha già imparato a fare con successo. Il piccolo è infatti una scheggia sulla bicicletta senza pedali, ama le sue  lezioni di nuoto, ha un vocabolario ricco, dorme tutta la notte e mangia con gusto. Forse non saràa ancora pronto per il vasino, ma sta comunque crescendo decisamente bene e la sua madre non potrebbe esserne più orgogliosa di così.

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