Nascituri troppo grandi? Uno studio inglese mostra che anticipare il parto può ridurre i rischi per madri e bimbi

Essere in attesa di un bambino è un’esperienza fatta di emozioni forti, speranze e anche timori. Quando però le previsioni parlano di un neonato più grande della media, l’ansia può crescere. È il caso di molte future mamme che si sono trovate a confrontarsi con la prospettiva di un parto potenzialmente più complesso e rischioso. A offrire nuove risposte e soluzioni potrebbe essere il Big Baby Trial, uno studio clinico che potrebbe cambiare la gestione di queste gravidanze. I risultati, appena pubblicati sulla prestigiosa rivista The Lancet, suggeriscono che anticipare leggermente il parto può effettivamente ridurre i rischi per madre e bambino, offrendo alle donne maggiore libertà di scelta.
Il Big Baby Trial: uno studio su scala nazionale
Promosso dall’Università di Warwick in collaborazione con il Perinatal Institute e il sistema sanitario britannico (UHCW NHS Trust), il Big Baby Trial ha coinvolto 2.893 donne in 106 ospedali del Regno Unito tra il 2018 e il 2022. L’obiettivo era capire se anticipare il parto tra la 38esima e la 39esima settimana potesse ridurre il rischio di distocia di spalla nei neonati più grandi, una complicanza del parto abbastanza rara, ma potenzialmente seria, che si verifica quando il bambino, pur essendo già uscito con la testa, rimane con le spalle bloccate nel parto, impedendo così l'espulsione del resto del corpo. Per verificare tale tesi, i ricercatori hanno quindi suddiviso le partecipanti in due gruppi: uno seguiva il corso naturale della gravidanza, l’altro veniva indotto al parto qualche giorno prima del termine.

Il risultato è stato chiaro: anticipare la nascita di una settimana o poco più ha ridotto il rischio di complicazioni senza aumentare gli interventi invasivi. Anzi, può contribuire a ridurre la necessità di cesarei d’urgenza o di strumenti come il forcipe, una specie di pinza per il parto che però in alcuni paesi, Italia compresa, non viene più utilizzata. Il dato più rilevante riguarda, poi. proprio la distocia di spalla, che può comportare lesioni, fratture e, in rari casi, perfino la morte del neonato. Nel gruppo delle donne indotte, l’incidenza è risultata infatti inferiore rispetto a quelle che hanno atteso l’inizio spontaneo del travaglio. Inoltre, la pratica non sembra incrementare il rischio di lacerazioni per la madre, uno dei timori principali legati all’induzione.
Grandi bambini, grandi rischi?
Come sottolineato dall'HuffPost del Regni Unito, a beneficiare maggiormente di questa nuova prospettiva potrebbero essere i bimbi che arrivano al momento del parto avendo raggiunto una dimensione superiore alla media. Le cause che possono portare un bimbo a essere più "grande" possono essere molteplici e vanno dai semplici fattori genetici ad alcune condizioni della salute materna, come l'obesità e il diabete.
Ed è proprio il diabete gestazionale – ossia quella forma di diabete che si sviluppa durante le gestazione – a essere stato alla base della decisione di Eve Morgan, un’infermiera di Coventry, di partecipare allo studio. Come lei stessa ha raccontato ai cronisti della BBC, le era stato detto che suo figlio avrebbe potuto arrivare a pesare oltre quattro chili, un peso considerevole e che probabilmente avrebbe reso più complicato il parto. "Sono piuttosto minuta", ha raccontato, "e mi hanno spiegato che avrebbe potuto essere troppo grande per me".

Morgan ha così preso parte all'osservazione scegliendo un approccio naturale ma con supporto medico, ricorrendo a una tecnica di stimolazione chiamata "stretch and sweep" (una manovra di scollamento delle membrane). Dopo un secondo tentativo, ha partorito suo figlio dieci giorni prima della data prevista, con un parto in acqua e senza complicazioni. Il bambino pesava 3,4 kg, un valore perfettamente nella norma. Un fattore – quello relativo ai benefici per i nascituri più "robusti" – che è stato salutato con entusiasmo anche da Katie Morris, referente NIHR (National Institute for Health Research) per la salute riproduttiva: "I bambini grandi possono causare complicazioni. I risultati di questo studio leader a livello mondiale offrono prove fondamentali per migliorare la sicurezza del parto".
Più scelte per le future mamme
Uno dei risultati più apprezzati del Big Baby Trial è la possibilità di offrire opzioni reali alle donne. Secondo la professoressa Siobhan Quenby, a capo dello studio, "i dati raccolti permettono alle donne di decidere come e quando partorire, senza timori e con maggiore consapevolezza".

Anche la charity MASIC, organizzazione benefica del Regno Unito che sostiene donne con lesioni gravi da parto, ha accolto con favore i risultati, sottolineando però che l’induzione può essere associata a un aumento del rischio di parto strumentale e quindi di lesioni del pavimento pelvico. Per questo, è stato considerato positivo che lo studio raccomandi di proporre anche il cesareo programmato come opzione valida in caso di rischi concreti.
Tra libertà e sicurezza: l’importanza dell’informazione
Un'altra delle partecipanti allo studio, Komal Mehmood, incinta del secondo figlio e con un bambino già stimato grande, ha detto di sentirsi rassicurata dai risultati. "Capisco che il bambino sia grande, ma sono fiduciosa nel poter avere un parto naturale"m ha dichiarato alla BBC. Le informazioni fornite dallo studio l’hanno aiutata a decidere con maggiore serenità il suo piano di nascita.
Secondo gli esperti, la forza del Big Baby Trial sta proprio qui: offrire evidenze scientifiche aggiornate e affidabili per migliorare le decisioni cliniche e sostenere la libertà di scelta delle donne. In un’epoca in cui si cerca sempre più di personalizzare l’assistenza alla gravidanza, questi risultati segnano un passo importante verso un’assistenza più consapevole, sicura e rispettosa dei desideri delle madri.