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“Mio figlio non ha amici e non esce mai”: come aiutarlo a socializzare

Aiutare un figlio a costruire amicizie richiede pazienza, osservazione e sostegno costante. L’obiettivo è permettere al ragazzo di sviluppare relazioni autentiche, imparare a gestire le proprie emozioni e sentirsi sicuro nel confronto con gli altri, senza sacrificare la sua autonomia e la propria identità.
A cura di Niccolò De Rosa
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Una delle preoccupazioni più comuni tra i genitori riguarda la vita sociale dei propri figli. Per un padre o una madre, vedere un adolescente o un bambino spesso da solo, senza amici o coetanei da frequentare fuori da scuola, può generare ansia e senso di impotenza, tanto che, secondo un sondaggio del 2024 condotto dall'University of Michigan Health C.S. Mott Children’s Hospital, un genitore americano su cinque si è detto preoccupato del fatto che il proprio figlio non abbia abbastanza amici.

La socializzazione, infatti, è un aspetto fondamentale dello sviluppo: imparare a interagire con i coetanei, condividere esperienze e affrontare piccoli conflitti è essenziale per la crescita emotiva e sociale. Durante l'adolescenza, poi, la questione assume un peso maggiore. In questa fase, la costruzione di rapporti di amicizia solidi rappresenta non solo un sostegno emotivo, ma anche un passaggio chiave per la formazione dell'identità. La mancanza di relazioni sociali può dunque diventare un ostacolo per la fiducia in sé stessi e per la capacità di affrontare le sfide future. Tuttavia, aiutare un figlio a socializzare richiede equilibrio: è importante offrire sostegno senza invadere la sua vita privata o forzarlo in situazioni che lo mettono a disagio.

Tuo figlio è davvero solo? I segnali da riconoscere

Prima di intervenire, è utile capire se il comportamento solitario del bambino o dell'adolescente sia una fase temporanea o un problema persistente. Alcuni segnali possono indicare che il figlio sta vivendo un isolamento sociale più significativo:

  • Non ha attività fuori dal contesto scolastico e passa a casa gran parte del tempo.
  • Evita o non partecipa a giochi, sport o laboratori e mostra difficoltà nel mantenere contatti con i coetanei già conosciuti.
  • Trascorre la maggior parte del tempo libero da solo, senza interagire con amici o compagni di scuola.
  • Rifiuta inviti a feste o eventi, anche se in passato li accettava volentieri.
  • Dimostra ansia o disagio nell'affrontare contatti sociali.
  • Predilige attività individuali e non mostra interesse a collaborare con gli altri.

Riconoscere questi segnali è il primo passo per intervenire in maniera consapevole, senza giudizi né pressioni eccessive.

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Come fare se il figlio non ha amici: che aiuto possono dare i genitori

Quando emerge una difficoltà nella socializzazione, i genitori possono avere un ruolo importante, ma delicato. Se infatti mamme e papà possono favorire la socializzazione dei figli offrendo stimoli e proponendo attività che possano far conoscere altre persone, è sempre bene che i genitori non aggiungano ulteriori pressioni o aspettative sul ragazzo, che magari sta solo attraversando una fase in cui sta meglio da solo che con gli altri. Ecco ad esempio alcuni consigli pratici:

  • Ascoltare senza giudicare: creare un clima di fiducia in cui il figlio possa esprimere le proprie emozioni e paure riguardo ai rapporti con i coetanei. L'ascolto attivo è fondamentale prima di proporre qualsiasi intervento.
  • Favorire piccoli contatti: iniziare con attività semplici e meno impegnative, come inviti a casa per un gioco o una merenda, può aiutare il ragazzo a sentirsi più sicuro nelle interazioni sociali.
  • Incitare interessi e hobby: incentivare la partecipazione ad attività di gruppo in ambiti che suscitano il suo interesse (sport, musica, laboratori creativi) permette di creare relazioni su basi comuni e naturali.
  • Modellare le abilità sociali: i genitori possono insegnare con l'esempio, mostrando come gestire conversazioni, risolvere piccoli conflitti o chiedere aiuto. La socializzazione è anche un apprendimento di comportamenti.
  • Collaborare con la scuola: dialogare con insegnanti o educatori può offrire spunti su dinamiche di gruppo e possibili strategie di integrazione.
  • Evitare forzature: costringere un figlio a partecipare a eventi sociali può aumentare ansia e resistenza. È meglio proporre e accompagnare gradualmente, rispettando i tempi individuali.
  • Supporto professionale se necessario: se l'isolamento sociale persiste, o si accompagna a tristezza, ansia o sintomi di disagio emotivo, un colloquio con uno psicologo infantile o adolescenziale può essere utile per individuare strategie personalizzate.
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