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“Mai avrei pensato di soffrire per una casa silenziosa”. Mamma di 6 figli racconta la sua sindrome del nido vuoto

A 53 anni, Carole Jones ha scoperto il lato doloroso del “nido vuoto”: dopo aver salutato il quinto figlio al college, la casa un tempo caotica è diventata troppo silenziosa. Il suo racconto, condiviso in un reel virale, ha emozionato migliaia di genitori.
A cura di Niccolò De Rosa
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Immagine di repertorio
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Per anni Carole Jones ha vissuto immersa nel caos quotidiano di una famiglia numerosa: sei figli da crescere, orari serrati, stanze disordinate, mucchi di panni da lavare. Un turbinio che a volte sembrava ingestibile, tanto che, racconta, avrebbe riso se qualcuno le avesse detto che un giorno avrebbe rimpianto quel disordine. Oggi, a 53 anni, dopo aver accompagnato il quinto figlio al college, Carole si è ritrovata in una casa che non riconosce più, troppo silenziosa e troppo vuota. "Odio la mia casa silenziosa" è la didascalia al suo racconto condiviso su Instagram dove, in lacrime, ha spiegato come la vita familiare sia cambiata e quanto possa essere doloroso scoprire che la quiete tanto desiderata, adesso, pesa sul cuore.

La difficile transizione del "nido vuoto"

Quella che sta vivendo Carole è una fase nota come "sindrome del nido vuoto", ossia una forma di disagio psicologico (che però, nonostante il nome, non non è una vera e propria patologia) che si manifesta nel momento in cui i figli crescono e lasciano la casa dei genitori, i quali si ritrovano privati di una presenza che ha fino ad allora aveva sempre scandito la loro quotidianità e sulla quale, per anni, hanno riversato affetto, cure e attenzioni. Non si tratta però solo di nostalgia per i bei tempi in cui i figli erano piccoli, ma anche della necessità di ridefinire la propria identità al di fuori del ruolo genitoriale. Un compito non facile per una persona che per lungo tempo si è considerata soprattutto una mamma o un papà.

Sindrome del nido vuoto

Carole, che con il marito Don ha avuto ben sei figli, ha infatti descritto questa esperienza come una sorta di lutto: "La parte più difficile non è solo il silenzio, ma sapere che questo cambiamento è permanente", ha raccontato. Certo, i ragazzi tornano a casa per le visite, ma non è più lo stesso: la loro vita ormai li porta altrove, tra studi, lavoro e relazioni.

Come affrontare il cambiamento

Come raccontato dalla stessa Carole alla rivista di Newsweek, il vuoto, però, non è totale, almeno per ora. Con lei vivono ancora il figlio minore, Micah, di 15 anni e i suoi genitori anziani, che hanno bisogno di attenzioni quotidiane. E quando la nostalgia si fa sentire di più, Carole trova conforto nei suoi nipoti: "Li invito per un pigiama party. Riempiono la casa di gioia, rumore e confusione, e per qualche giorno torna a sembrare quella di un tempo".

Il video di Carole ha raccolto oltre un milione di visualizzazioni e centinaia di commenti. Molti genitori con figli piccoli hanno trovato nelle sue parole un monito prezioso: godersi il presente, anche quando la vita familiare sembra opprimente. "Sono sommersa da tre bambini piccoli e non vedo l'ora di avere un po’ di pace, ma le tue parole mi hanno fatto riflettere", ha scritto una madre.

Un nuovo equilibrio possibile

Nonostante la malinconia, Carole non rinnega però alcuni i lati positivi di questo nuovo capitolo della sua vita. Con meno pasti da preparare e meno bucato da gestire, ha potuto dedicarsi con più energia alla sua attività digitale, che oggi cresce oltre le sue aspettative. Anche i viaggi, un tempo sacrificati sull'altare delle esigenze famigliari, sono tornati nella vita di coppia: lei e il marito hanno ricominciato a visitare luoghi che prima avrebbero giudicato "troppo noiosi" per i figli. L'importante, ha concluso Carole, è concedersi il diritto di elaborare il cambiamento prima di lanciarsi alla ricerca di nuove distrazioni ad ogni costo: "Ci sarà sempre qualcuno che ti dirà di prendere un cane o un hobby, di viaggiare e di pensare a te stesso. Ma prima di fare tutto questo, è giusto onorare la vita che si chiude e darsi il tempo di viverne il lutto".

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