video suggerito
video suggerito

Madri amministratrici e “martiri del focolare”: studio svela lo svantaggio economico che nessuno vuole vedere

Secondo una nuova ricerca canadese, la maternità contribuisce a trasformare radicalmente il rapporto delle donne con il denaro, spingendole ad accentrare la gestione familiare e a compiere sacrifici che, sul lungo periodo, possono aggravare ulteriormente il gap economico nei confronti della controparte maschile.
A cura di Niccolò De Rosa
0 CONDIVISIONI
Immagine

La maternità non incide soltanto su redditi e carriere, ma modifica in profondità il modo in cui le donne pensano e gestiscono il denaro. A rivelarlo è un nuovo studio condotto da due ricercatrici canadesi, Oriane Couchoux (Carleton University) e Gabrielle Patry-Beaudoin (Université de Sherbrooke), le quali hanno illustrato sul sito The Conversation i risultati di una ricerca che accende i riflettori su una dinamica tanto comune quanto poco considerata.

L'indagine, pubblicata sulla rivista Critical Perspectives on Accounting, ha infatti mostrato come le donne che crescono dei bambini, non siano penalizzate solo sul fronte professionale, con salari più bassi e minori opportunità di carriera, ma si trovino spesso a concentrare su di sé l’intera gestione finanziaria della famiglia, sacrificando gran parte delle proprie risorse per il bene dei partner e, soprattutto, dei figli. Nel lungo periodo, questo atteggiamento trasforma molte madri in vere e proprie "martiri del focolare", disposte a rinunciare a ogni comfort o piacere non strettamente necessario, e le colloca in una condizione di svantaggio economico permanente.

Oltre lo svantaggio della maternità

La penalizzazione economica legata alla maternità è ormai un fenomeno ampiamente documentato in molti Paesi del mondo. In Italia, per esempio, l'ultimo rapporto CNEL-ISTAT ha mostrato come l'arrivo dei figli incida ancora profondamente sulle scelte professionali delle donne, le quali finiscono spesso per abbandonare il lavoro o ad accettare contratti part-time. Anche quando una madre mantiene il proprio impiego, le disparità salariali restano evidenti: stando a quanto illustrato dall'ultima nota ISTAT di gennaio 2025, tra i lavoratori dipendenti le donne percepiscono in media il 5,6% in meno rispetto ai colleghi uomini.

I dati sul reddito non restituiscono però la complessità della situazione. Il nuovo studio canadese ha infatti mostrato come la nascita di un figlio non influisca solamente sul reddito (e quindi la quantità di risorse economiche a disposizione della madre), ma vada a rimodellare completamente priorità, abitudini di spesa e la stessa percezione di sé come consumatrice.

Quando la maternità diventa un progetto da gestire

Dalle interviste condotte dal team di ricerca è emerso come molte madri, sia lavoratrici che non impiegati, finiscano per diventare le vere amministratrici delle strategie finanziarie della famiglia. "Tutto passa dal mio conto: gestisco tutto e mi piace così. Sono molto meticolosa, voglio avere il controllo del budget", ha raccontato una partecipante. Questo approccio porta molte donne a creare veri e propri registri di spesa, con fogli Excel con il confronto tra marche di pannolini, strategie di risparmio per gli studi futuri e calcoli per ammortizzare le uscite settimanali. Un lavoro accurato e impegnativo che spesso resta invisibile, talvolta per scelta delle stesse madri, che preferiscono non condividere ogni dettaglio con il partner.

Il modello culturale del sacrificio materno

Accanto all'immagine della madre come amministratrice impeccabile, convive poi una seconda narrativa, potenzialmente più nociva per l'indipendenza e l'emancipazione femminile: quella della madre "naturalmente" disposta al sacrificio. In questo schema, l’identità materna si lega all’idea di non contare tempo e denaro spesi per il benessere dei figli. "Essere una buona madre significa non fare calcoli", ha affermato una partecipante, riassumendo un sentimento condiviso da molte. Questo atteggiamento si traduce spesso in scelte che privilegiano sistematicamente i figli: risparmi destinati all'istruzione anziché alla pensione, acquisti non essenziali per renderli felici, rinunce personali considerate parte integrante del ruolo materno. Non sorprende quindi che molte madri evitino di quantificare il reale costo della crescita dei figli, come se farlo fosse incompatibile con l’ideale di dedizione totale.

Gli effetti a lungo termine sull’autonomia economica

Il risultato di questa doppia pressione – necessità di mantenere una gestione meticolosa da un lato, lo spirito al sacrificio indotto dalle aspettative sociali dall'altro – comporta un impatto significativo sulle finanze personali delle madri. Molte intervistate hanno raccontato di assumersi spontaneamente una quota maggiore delle spese familiari, spesso senza considerare il contributo del partner. Nel tempo, questa dinamica riduce la capacità di accumulare risorse e aumenta l'esposizione ai rischio finanziari anche in età avanzata, quando, almeno in teoria si dovrebbe aver raggiunto una certa stabilità. In Canada, ricordano le ricercatrici, il gap pensionistico di genere è infatti ancora del 17%, un dato che riflette anni di contributi inferiori, risparmi più bassi e una gestione delle spese quotidiane affrontata quasi sempre in solitudine.

Riconoscere il lavoro finanziario invisibile

Il lavoro di Couchoux e Patry-Beaudoin mostra che il costo della maternità non è solo economico: è anche mentale, organizzativo, culturale. E, soprattutto, ancora poco riconosciuto. La gestione del denaro diventa un'estensione della cura, un compito che molte donne svolgono senza chiedere sostegno. Un bel paradosso, sottolineano le studiose, perché senza questo lavoro gratuito garantito dalle donne, la macchina sociale si incepperebbe, palesando tutte le proprie mancanze in termini di servizi (asili nido inaccessibili, costi scolastici elevati, ammortizzatori sociali insufficienti) e di progettualità, visto che un ridotto sacrificio da parte della componente femminile comporterebbe inevitabilmente un ulteriore colpo ai dati sulla natalità, già disastrosi in moltissimi Paesi del mondo occidentale.

Rendere visibile anche tutti questi aspetti della maternità significa quindi interrogarsi sulle strutture sociali e familiari che, ancora oggi, portano la maggior parte del peso economico e simbolico della cura sulle spalle delle donne. Un passo necessario per immaginare politiche e pratiche più eque, capaci di sostenere davvero chi, ogni giorno, investe risorse – visibili e invisibili – nella crescita delle nuove generazioni.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views