Madre raccoglie sui social i commenti assurdi degli adulti sull’aspetto dei bambini: “Parole dannose”

Capita più spesso di quanto si pensi: amici, parenti o perfetti sconosciuti si sentono in diritto di commentare l’aspetto fisico dei bambini, senza rendersi conto di quanto certe parole possano risultare fuori luogo. Che si tratti di una battute sulle orecchie a sventola o un commento sgradevole sul peso, sull’altezza o su una caratteristica fisica particolare, questi commenti – anche se non sempre mossi da cattive intenzioni – possono ferire. Per i genitori, ascoltare simili osservazioni è spesso fonte di disagio, ma a pagarne il prezzo più alto, in alcuni casi, sono proprio i bambini, che iniziano presto a farsi domande sul proprio corpo.
Eppure, nonostante il dolore che certe parole possono provocare, parlare dell'aspetto dei bambini sembra lo sport preferito di molti adulti sembrano incapaci di tenersi per sé le proprie opinioni. Lo dimostra il caso di Jasmine Giachetti, madre e influencer americana, che in un video su TikTok ha chiesto agli utenti: "Qual è la cosa più assurda che qualcuno ha detto sull’aspetto di tuo figlio?". In poche ore, il post è stato sommerso da centinaia di genitori hanno risposto con racconti tanto incredibili quanto inquietanti, dimostrando quanto sia diffuso – e spesso sottovalutato – il fenomeno dei commenti inappropriati rivolti ai più piccoli.
Quando le parole superano il limite
Dalla battuta infelice al giudizio velenoso, i racconti condivisi sulla piattaforma variano per tono ma colpiscono tutti per un elemento comune: l’inadeguatezza. C'è chi ha riferito che un assistente medico ha detto del figlio "ha una faccia che solo una madre potrebbe amare", o chi si è sentita dire da un’anziana signora che i bambini erano "troppo grassi" per la loro età. Un’altra madre ha raccontato che una donna le ha suggerito di mettere a dieta il proprio neonato di due mesi, mentre un’infermiera, alla nascita di un bimbo con sindrome di Down, ha commentato: "Peccato, andrà meglio la prossima volta".
Non mancano poi le esperienze dal vago sentore di razzismo: "Mio marito è filippino e quando è nato nostro figlio, mia sorella lo chiamava ‘involtino primavera', pensando fosse un soprannome carino. Ho dovuto spiegarle che non era così".

Le reazioni, come prevedibile, sono di rabbia, frustrazione e, spesso, dolore. “Certe parole rimangono dentro”, ha dichiarato una delle madri coinvolte. Anche Giachetti, che ha avviato il dibattito, ha raccontato di aver dovuto affrontare un parente che soprannominava affettuosamente la figlia "cicciona". Dopo il confronto, ha smesso. “Probabilmente una volta questi commenti erano considerati normali, ma oggi sappiamo quanto possano ferire”, ha spiegato.
Cosa può fare un genitore?
Secondo la dottoressa Deborah Gilboa, medico e consulente familiare intervenuta sulla questione sul sito Today.com, i genitori hanno tutto il diritto – e il dovere – di reagire. "Si può guardare l’interlocutore negli occhi e rispondere con un semplice. No!". È un modo per interrompere la conversazione in modo secco ma non aggressivo, disinnescando il momento”. Altre strategie utili suggerite da Gilboa includono frasi per tagliare corto la conversazione ("Non parliamo del corpo di mio figlio") o per ristabilire le giuste distanze con l'interlocutore, magari ricordando l'assenza della giusta confidenza per potersi lasciare andare a simili considerazione. Tutte risposte che tracciano dei limiti chiari, pur senza sfociare in un conflitto aperto.
Il problema si complica se il bambino ascolta il commento e ne comprende il senso. In questi casi, spiega Gilboa, è importante riformulare l’accaduto: "Chiedete a vostro figlio: Perché pensi che abbiano detto quella cosa?" L’idea è spostare il focus dal sé al comportamento altrui. Forse quella persona era annoiata, cercava attenzione o stava proiettando qualcosa di personale. L’obiettivo non è giustificare, ma aiutare il bambino a capire che il problema non è lui.