Lutto perinatale: cos’è e come superare questo momento difficile

Per lutto perinatale, o baby loss, s'intende la perdita di un bambino che avviene tra la 28esima settimana di gestazione e i primi sette giorni dopo la nascita. Un evento che rappresenta una frattura profonda nel percorso di vita dei genitori."La perdita di un bambino desiderato è dolorosa non solo perché interrompe una gravidanza, ma perché spezza un progetto di genitorialità già avviato", spiega a Fanpage.it Daniela Chieffo, professoressa di Psicologia Generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttrice di Psicologia Clinica al Policlinico Gemelli. "La relazione con quel figlio inizia molto prima del concepimento, nell’idea stessa di avere un bambino".
Un dolore che può lasciare segni nel tempo, anche nelle gravidanze successive. Il lutto perinatale non riguarda infatti solo l’esperienza immediatamente successiva alla perdita, ma può trasformarsi in una sindrome del lutto persistente, con conseguenze emotive che si ripercuotono anche nella vita futura dei genitori.
Quali sono le principali cause del lutto perinatale
La mortalità perinatale è influenzata da molteplici fattori e le cause più comuni includono la morte in utero, con possibili origini legate al feto, alla madre o alla placenta. Secondo i Manuali MSD, i decessi neonatali – ovvero nei primi 28 giorni di vita – avvengono prevalentemente entro la prima settimana (circa il 75 per cento). Tra le cause principali a livello globale si segnalano il parto pretermine, le complicanze ostetriche (come l'asfissia durante il parto), le infezioni (sia quelle contratte dalla madre in gravidanza, che quelle che colpiscono direttamente il nascituro, come le polmoniti) i difetti congeniti.

Spesso la scoperta avviene in modo traumatico, con i genitori che vedono dissolversi il loro progetto di genitorialità proprio in quei momento dove di solito si concretizza l'idea di accogliere una nuova vita. "Il momento in cui, durante un monitoraggio, non si sente più il battito del cuore è rappresenta una frattura quindi può lasciare conseguenze post-traumatiche", ricorda la professoressa Chieffo.
Le conseguenze psicologiche sulla coppia
Il lutto perinatale può rivelarsi un duro colpo anche per le coppie più solide e affiatate. Il dolore non condiviso, l'isolamento , i silenzi e le incomprensioni possono infatti logorare il rapporto tra due persone che erano già mentalmente proiettate verso una vita – quella con un bambino da crescere – radicalmente differente a quella che invece si trovano ad affrontare. "Il padre, ad esempio, spesso non esterna il proprio dolore, e questo comportamento può essere interpretato dalla madre come una forma di distacco che lo allontana da sé", afferma Chieffo. "Per questo è fondamentale includere entrambi i genitori in un percorso di sostegno, per evitare che il lutto diventi una frattura relazionale».
Il lutto perinatale vissuto dalla madre e dal padre
Per quanto il lutto colpisca entrambi i genitori in egual misura, le modalità con cui tale sofferenza si manifesta possono essere molto diverse tra di loro. Per la madre, ad esempio, il dolore si accompagna spesso a un forte sentimento di colpa e inadeguatezza: "Molte donne avvertono la sensazione di non essere state capaci di proteggere il bambino, pur non avendo alcuna responsabilità. Si sentono inadeguate e questo aggrava il trauma", racconta l'esperta.

Il padre, invece, pur non vivendo l'esperienza diretta della gravidanza, può facilmente sentirsi impotente di fronte all'enormità dell'evento. Eppure i condizionamenti culturali che percepiscono la figura maschile come quella deputata a sostenere e "traghettare" la coppia madre-figlio fuori dal nido materno, verso la socialità, spesso impediscono ai padri di comunicare il loro disagio. "Molti uomini non si percepiscono autorizzati a esprimere la propria fragilità e rimangono in silenzio. Ma quel silenzio non significa assenza di dolore. Quando invece si dà loro spazio e ascolto, emergono spesso emozioni forti e autentiche".
Le fasi del lutto e le differenze con il lutto perinatale
Il lutto segue solitamente alcune fasi – negazione, rabbia, depressione, accettazione – che aiutano la persona a elaborare la perdita. nel caso del lutto perinatale, le fasi posso avere delle similitudini ma con accesso alla sofferenza a volte differenti. Nel lutto tradizionale, infatti si hanno ricordi, fotografie, momenti concreti da rielaborare per fare i conti con la scomparsa di una persona che per un certo tempo ha fatto parte del nostro vissuto. Nel lutto perinatale invece non ci sono ricordi tangibili, ma solo immagini legate alla gravidanza. "È un lutto sospeso, una sorta di bolla che rende più difficile l’elaborazione", afferma Chieffo.
Quando rivolgersi a uno specialista
Per sbrogliare la matassa delle incomprensioni non risolti o intervenire prima che simili problemi possano palesarsi, avvalersi dell'aiuto e della consulenza di una figura professionale può essere molto importante. Chieffo però precisa che per quanto il supporto psicologico sia utile (anzi, talvolta addirittura necessario), è bene ricordarsi che non tutte le persone hanno i medesimi tempi di elaborazione del trauma: "Non sempre è necessario intervenire subito. È bene dare alla coppia il tempo di riconnettersi alle proprie risorse interiori. Tuttavia, se emergono depressione, ansia o difficoltà a riprendere la vita quotidiana, diventa essenziale rivolgersi a uno specialista che possa accompagnare i genitori nell’elaborazione del dolore".
Come superare la paura di avere un altro figlio
Dopo un lutto perinatale, molte coppie hanno paura di affrontare una nuova gravidanza. "Da un lato c’è il timore di togliere spazio al bambino mai nato, dall’altro la paura che la tragedia possa ripetersi", spiega Chieffo. "Per superare questa difficoltà è necessario attivare le proprie strategie di resilienza e di speranza, che non sono semplici soft skills ma veri e propri circuiti di protezione psicologica". Secondo l’esperta, il percorso di rinascita deve pertenato essere accompagnato con delicatezza: "A volte bisogna solo rispettare i tempi dei genitori, altre volte serve il supporto di uno psicoterapeuta esperto. L’importante è non medicalizzare troppo presto il dolore, ma valorizzare le risorse interiori e l’identità della coppia genitoriale".