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L’inaspettato coraggio dei bambini: la psicologa spiega perché anche i più piccoli sono capaci di atti temerari

L’infanzia viene speso visto come un età fragile e delicata, ma anche i bambini sono in grado di grandi atti di coraggio. Kirsten Antoncich, docente di psicologia alla Birmingham City University, ha recentemente spiegato perché qualità come come empatia, altruismo e autocontrollo si sviluppino ben prima di quanto si possa pensare, permettendo ai più piccoli di restare lucidi anche di fronte alla situazione più spaventosa.
A cura di Niccolò De Rosa
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Di tanto in tanto, le cronache raccontano di bambini o adolescenti capaci di gesti di straordinario coraggio: ragazzi che soccorrono un coetaneo, chiamano aiuto con prontezza o affrontano un pericolo pur di proteggere qualcun altro. Episodi che sorprendono per la loro intensità emotiva e che sembrano contraddire l’idea di un’infanzia fragile e impreparata di fronte al rischio.

È da questa riflessione che parte Kirsten Antoncich, docente di psicologia presso la Birmingham City University, che in un articolo pubblicato su The Conversation ha esplorato il tema dal punto di vista scientifico. Attraverso la lente della psicologia dello sviluppo, Antoncich ha mostrato come altruismo, empatia e autocontrollo non siano qualità riservate agli adulti, ma competenze che nei bambini possono emergere molto presto, persino in situazioni di paura estrema.

Quando il coraggio nasce presto

Antoncich ha spiegati come le ricerche psicologiche abbiano mostrato come che le capacità cognitive ed emotive che sostengono il coraggio si sviluppino molto prima di quanto comunemente si pensi. Già nel 2009, il professore di psicologia dello sviluppo Peter Muris aveva indagato il rapporto tra paura e coraggio in bambini dagli otto ai tredici anni. Quasi tutti i partecipanti – ben il 94 per cento – dichiaravano di aver già compiuto almeno un'azione coraggiosa nella loro vita, come affrontare un animale temuto o difendere un amico dai bulli. Muris notò inoltre che tratti di personalità come estroversione, apertura mentale e intelligenza erano associati a un maggior livello di coraggio. Ricerche successive hanno poi confermato che l'atteggiamento estroverso nei ragazzi può agire da fattore protettivo contro l’ansia. In altre parole, i bambini più socievoli e disposti all’interazione sembrano più capaci di mantenere la calma e di agire in modo altruistico anche sotto stress.

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Il cervello sotto minaccia

Per capire cosa porta i bambini a dimostrare un simile "cuor di leone", Antoncich ha passato in rassegna i più importanti studi sperimentali che negli ultimi anni hanno hanno cercato di comprendere cosa accade nel cervello umano quando ci si trova davanti a una minaccia. Nel 2020 la psicologa Joana Viera e il suo team hanno ad esempio mostrato nella ricerca pubblicata su The Royal Society che, di fronte alla possibilità di ricevere una scossa elettrica, molte persone sceglievano di aiutare un altro individuo a evitarla, anche a rischio di subire la scossa al posto suo. Il comportamento altruistico, hanno spiegato gli autori, emerge pertanto da un complesso equilibrio tra paura e desiderio di protezione.

Un'altra analisi condotta nel 2014 dagli psicologi Tony Buchanan e Stephanie Preston ha invece dimostrato come lo stress non solo non si un ostacolo, ma possa addirittura favorire l’altruismo. I circuiti cerebrali che regolano la cura verso gli altri, infatti, si sovrappongono a quelli che generano motivazione e gratificazione. Questo significa che, nei momenti di crisi, il cervello può spostare l’attenzione dall’evitare il pericolo alla protezione degli altri.

Empatia e altruismo si sviluppano precocemente

Le basi dell'empatia si sembrano dunque formarsi sorprendentemente presto. Secondo diversi studi, già a dodici mesi i bambini sono in grado di riconoscere la sofferenza altrui e reagire con disagio; a due anni sanno offrire conforto, consigli o distrazioni a chi è in difficoltà. Come spiega Antoncich, "queste prime manifestazioni di empatia mostrano che il senso di cura verso l'altro è una componente fondamentale dello sviluppo umano, non un tratto appreso solo in età adulta". Per mettere in pratica comportamenti altruistici, i bambini devono però saper controllare le proprie emozioni e ricordare istruzioni ricevute in passato. Entra così in gioco la cosiddetta funzione esecutiva, insieme di capacità cognitive che consentono di pianificare, regolare le emozioni e agire in modo coerente anche sotto pressione. Queste funzioni si sviluppano progressivamente nel corso dell’infanzia e coinvolgono strutture cerebrali del sistema limbico, responsabile dell’elaborazione emotiva.

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Calma, memoria e dissociazione

Le storie di cronaca con protagonisti bambini o ragazzi che si distinguono in atti di coraggio ci raccontano  mostrano come alcuni bambini, invece di lasciarsi travolgere dal panico, riescano a ricordare con precisione le istruzioni ricevute dagli adulti su cosa fare in caso di emergenza. La ripetizione costante di tali consigli – spiega Antoncich – li può rendere pertanto più facili da richiamare anche in condizioni di stress acuto. L'esperta ha anche citato una ricerca del 2010, condotta su adulti con fobia dei serpenti, che ha inoltre rivelato come il coraggio possa essere associato a una sorta di "dissociazione" tra paura e reazioni fisiche. In pratica, le persone coraggiose riescono a separare la sensazione di paura dalla risposta fisiologica del corpo, mantenendo così il controllo dell’azione. Questo meccanismo, combinato alla capacità di concentrarsi sull'aiuto agli altri, potrebbe spiegare perché alcuni bambini riescono a restare lucidi in situazioni di pericolo estremo. Aiutare qualcuno, infatti, può anche ridurre la percezione della propria angoscia.

Un meccanismo simile è stato infine rilevato da una ricerca americana che ha dimostrato una sorta di effetto protettivo  del coraggio anche sul piano psicologico. Sentirsi in grado di agire e aiutare durante un evento traumatico – una qualità chiamata self-efficacy – può limitare il rischio di sviluppare disturbi post-traumatici. "In tutte le situazioni in cui i bambini sono costretti ad affrontare l'impossibile – e conclude Antoncich – si può solo sperare che il coraggio e la padronanza dimostrati diventino una risorsa di protezione contro il trauma che hanno subito".

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