Leggendo la scrittura dei bambini, l’IA potrebbe cogliere i segnali precoci di dislessia: la nuova ricerca

Capire che un bambino ha difficoltà specifiche nell’apprendimento della lettura o della scrittura non è sempre immediato. Dislessia e disgrafia, disturbi del neurosviluppo che spesso si manifestano con segnali poco evidenti e facilmente confondibili con altre condizioni, possono influire profondamente sul percorso scolastico ed emotivo dei più piccoli. Ma una nuova ricerca condotta dall’Università di Buffalo (UB), apre scenari promettenti sull'utilizzo dell’intelligenza artificiale (IA), la quale potrebbe diventare un prezioso strumento di screening precoce, economico e accessibile, anche nelle aree dove mancano specialisti.
Un aiuto concreto dove mancano le risorse
Negli Stati Uniti, come in molte altre parti del mondo, la carenza di logopedisti e terapisti occupazionali rende complesso il rilevamento tempestivo di dislessia e disgrafia. Ed è qui che entra in gioco l’Intelligenza Artificiale: l’obiettivo del team guidato dal professor Venu Govindaraju, esperto di informatica e docente alla UB, è infatti sviluppare strumenti intelligenti che possano affiancare gli operatori scolastici nella fase di identificazione precoce. "Individuare questi disturbi il prima possibile – sottolinea Govindaraju – è fondamentale per garantire ai bambini il supporto di cui hanno bisogno, prima che le difficoltà si ripercuotano sull’apprendimento e sul benessere emotivo".
Dalla posta alle classi: la scrittura sotto la lente dell’IA
La ricerca, pubblicata su SN Computer Science, si basa su tecnologie sviluppate dallo stesso Govindaraju decenni fa per il riconoscimento automatico della scrittura, impiegate anche dal servizio postale americano. Oggi quelle competenze vengono adattate per analizzare i segni lasciati dalla penna dei bambini: errori ortografici, inversioni di lettere, spaziature irregolari, difficoltà motorie come la pressione incoerente sul foglio o l’impugnatura della penna. Segnali che, messi insieme, possono indicare la presenza di dislessia o disgrafia.
Per rendere questi strumenti realmente efficaci, il team ha raccolto campioni di scrittura – sia su carta che su tablet – da studenti dalla materna alla quinta elementare in una scuola del Nevada, in collaborazione con insegnanti, logopedisti e terapisti. I dati sono stati anonimizzati e serviranno per "allenare" i modelli di IA. L’analisi si basa su una checklist comportamentale (Dysgraphia and Dyslexia Behavioral Indicator Checklist, DDBIC), messa a punto dalla professoressa Abbie Olszewski, che identifica 17 indicatori osservabili prima, durante e dopo l’atto di scrivere.
Uno strumento completo, al servizio della scuola
il sistema messo a punto è in grado non solo di analizzare gli aspetti motori e visivi della scrittura, ma anche di tradurla in testo, così da poter rilevare errori sintattici e grammaticali, offrendo così una valutazione approfondita e multilivello. Il software fornisce infine un report complessivo, che può affiancare il lavoro degli insegnanti e degli specialisti. "Questo lavoro dimostra come l’intelligenza artificiale possa essere impiegata per il bene pubblico, offrendo strumenti utili a chi ne ha più bisogno", afferma la ricercatrice Sumi Suresh, co-autrice dello studio.
Il progetto, che fa parte del National AI Institute for Exceptional Education, punta ad abbattere le barriere geografiche e sociali che ancora oggi limitano l’accesso a diagnosi tempestive. Inoltre, come precisato dagli stessi responsabili del progetto, l'obiettivo finale non è quello di sostituire l’occhio clinico degli specialisti, ma di offrire un primo livello di osservazione capillare, rapido e oggettivo. Perché quando si tratta di apprendimento, il tempo è una risorsa preziosa – e riconoscere un disturbo nel momento giusto può fare davvero la differenza.