Le nausee in gravidanza più intense spingono le madri a desiderare di non avere figli: “Serve più supporto”

Le nausee in gravidanza non sempre sono solo un fastidio passeggero che scompare dopo il primo trimestre. In alcuni casi, questo disagio si rivela tanto intenso e prolungato da far ricredere le donne riguardo il loro desiderio di avere figli. A dirlo è un nuovo studio pubblicato sulla rivista PLOS One che ha valutato l'impatto devastante dell'iperemesi gravidica – una forma estrema di nausea e vomito sulla vita delle future madri. Ben oltre il comune "malessere mattutino" che può essere trattato con un po' di riposo e la giusta alimentazione, questa condizione può infatti diventare invalidante al punto che oltre la metà delle donne coinvolte nella ricerca ha dichiarato di aver pensato di interrompere la gravidanza, mentre addirittura il 90 per cento delle pazienti ha valutato di non avere altri figli in futuro.
Conseguenze fisiche e psicologiche
Il sondaggio, condotto su 289 donne australiane, ha mostrato un quadro drammatico: il 62 per cento delle partecipanti ha riferito di soffrire frequentemente di ansia o depressione durante la gestazione. Oltre alla sofferenza fisica, la condizione ha avuto ripercussioni significative sulla vita quotidiana, compromettendo la possibilità di lavorare, prendersi cura della famiglia e mantenere relazioni sociali. In casi estremi, più di un terzo delle donne ha richiesto l'induzione anticipata del parto pur di porre fine a un'esperienza che percepivano come insostenibile.

A rendere ancora più complesso il quadro è poi il fatto che nonostante la gravità dei sintomi, le cure attualmente disponibili non sempre garantiscono sollievo. Solo la metà delle donne ha giudicato efficaci i trattamenti più comuni. Alcuni farmaci, come quelli a base di doxilamina e corticosteroidi, sono stati considerati utili, ma hanno provocato effetti collaterali rilevanti, tra cui stipsi, sedazione e difficoltà cognitive. Un altro medicinale diffuso, la metoclopramide, è stato sospeso da quasi un terzo delle pazienti per reazioni avverse. "Le donne vengono spesso trattate con più farmaci in sequenza – ha spiegato Luke Grzeskowiak, farmacista e autore principale dello studio – ma molti di questi rimedi comportano a loro volta nuovi problemi".
La richiesta di ascolto e rispetto
Il vissuto delle pazienti non ha però riguardato solo il dolore fisico, ma anche la percezione di essere trascurate. "Troppo spesso i sintomi vengono liquidati come un normale aspetto della gravidanza, quando invece ci si trova di fronte a una condizione che può cambiare radicalmente la vita", ha sottolineato Caitlin Kay-Smith, fondatrice dell’organizzazione Hyperemesis Australia e co-autrice della ricerca che ha sottolineato come le donne chiedano soltanto di essere credute, ascoltate e trattate con dignità.
Lo studio, sviluppato in collaborazione con Hyperemesis Australia e sostenuto dal Robinson Research Institute dell’Università di Adelaide, ha dunque invita a rivedere radicalmente il modo in cui l'iperemesi gravidica viene affrontata nei contesti clinici. Non solo servono terapie più mirate ed efficaci, ma anche percorsi di cura personalizzati e maggiori investimenti nei servizi di supporto. "L’iperemesi gravidica non è semplice nausea – ha ricordato Grzeskowiak – ma una malattia che può avere conseguenze profonde sulla salute mentale, sulle relazioni e sulle scelte future delle donne".