video suggerito
video suggerito

Le mamme non sono programmate per udire il pianto dei bebè: anche i papà lo sentono, ma la società li lascia dormire

Uomini e donne hanno sensibilità simili ai pianti dei neonati e se nella maggioranza dei casi sono le donne ad alzarsi per accudire il bebè, il motivo è dettato dalla società e non dalla natura. A dirlo è una nuova ricerca danese che sfata uno dei miti più radicati alla base della divisione dei compiti genitoriali.
A cura di Niccolò De Rosa
9 CONDIVISIONI
Immagine

Un nuovo studio danese smonta lo stereotipo che vorrebbe le madri "biologicamente" predisposte a scattare al primo vagito del bebè mentre i padri rimangono beatamente nel letto, addormentati e ignari di ciò che succede loro intorno. Secondo la ricerca condotta dall’Università di Aarhus, le differenze percettive tra i due sessi risultano infatti molto meno evidenti di quanto si possa pensare. Il vero motivo dietro la disparità delle attività notturne dei neo-genitori, dunque, non va cercato nella natura, ma nei modelli sociali che ancora oggi tendono ad attribuire la maggior parte del carico di cura alle donne.

Uno studio che rompe gli stereotipi

La ricerca, pubblicata sulla rivista dell'American Psychologiacal Association Emotion, si compone di due parti. Nella prima fase, i ricercatori hanno coinvolto 142 adulti senza figli, per misurare la loro reazione ai rumori durante il sonno. I risultati hanno mostrato che le donne avevano circa il 14 per cento di probabilità in più di svegliarsi con suoni molto lievi, come un sussurro o un pianto flebile. Tuttavia, una volta raggiunta un’intensità di rumore più normale — come un allarme a volume standard o, per l'appunto, il pianto a dirotto di un bambino — le differenze tra uomini e donne praticamente scomparivano. "Contrariamente a quanto si dice spesso, i nostri partecipanti maschi non hanno dormito beatamente mentre un bambino piangeva", ha sottolineato la professoressa Christine Parsons, coordinatrice dello studio.

Nella seconda parte dello studio, 117 neogenitori sono stati seguiti durante il primo anno di vita del loro bambino. Ai partecipanti è stato chiesto di registrare chi si prendeva cura del piccolo la notte per una settimana. Il risultato? Le madri si alzavano in media tre volte più spesso dei padri. Una differenza che però non può essere spiegata con l'udito leggermente più sensibile delle donne, ma con un'abitudine diffusa e alimentata dal contesto socio-culturale.

Immagine

La maternità per come è concepita in gran parte dei Paesi occidentali garantisce, ad esempio, un congedo più lungo e precoce rispetto alla paternità, offrendo alle madri un vantaggio iniziale nell’esperienza di cura. Inoltre, l'allattamento notturno tende a posizionare le madri come punti di riferimento "naturali" durante la notte. Come ha spiegato Parsons, "quando le madri allattano di notte, ha senso che i padri continuino a dormire". Questo però non significa che non siano in grado di svegliarsi o occuparsi del bambino.

Verso una condivisione più equa

Al di là dell'abbattimento del luogo comune che contribuisce a perpetrare una divisione dei compiti dettata dalla Natura (e non dalla società), gli stessi autori dello studio auspicano non solo che il loro lavoro possa stimolare altre ricerche sul modo in cui madri e padri si adattano alla genitorialità, ma che riesca anche ad ampliare il dibattito ruoli genitoriali. In un’epoca in cui molti Paesi puntano a una maggiore equità nella cura dei figli, comprendere che la differenza non è biologica ma sociale è cruciale

9 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views